FROM THE DUST RETURNED "Homecoming" (Recensione)
Full-length, Sliptrick Records
(2017)
I nostrani From The Dust Returned approdano sul mercato con il loro primo ep di debutto e una formazione rimaneggiata, ma che a quanto pare ha giovato molto al sound dei nostri, che sfornano un ottimo lavoro di progressive metal, sotto la attivissima Sliptrick Records. All'interno dei From The Dust Returned troviamo due componenti degli storici Graal (Danilo Petrelli e Cristiano Ruggero, rispettivamente tastiere e batteria).
Interessantissimo il concept lirico, soprattutto per uno come il sottoscritto che divora trattati di psicologia, sociologia e psichiatria. All'interno di questo disco vediamo infatti un filo conduttore che lega tutti i brani, ovvero il trattare patologie mentali e disturbi correlati attraverso il viaggio in una mente malata. E quindi si fa largo un viaggio oscuro, anche piuttosto ben supportato da trame musicale intricate e opprimenti, attraverso una mente intaccata dalla malattia psichiatrica: depressione, schizofrenia, clinofobia e paranoia si dipanano attraverso sei episodi brillantissimi, in cui per una volta il progressive non assume quella forma fine a se stessa di esibizionismo strumentale, e che davvero in molti punti fa venire la pelle d'oca per l'alone malsano che emana.
L'album infatti vede la sua apertura con la splendida e cangiante "Harlequeen”, ovvero otto minuti di sali e scendi, di cavalcate in pieno stile progressive rock/metal, dove la voce da subito crea scenari inquietanti. Passando alla seconda traccia, "Homecoming", ci imbattiamo in una sorta di intermezzo simil-ambient che apre poi il terreno alla terza canzone, “Echoes of Faces”, traccia solenne, cupa, dalle tinte fosche in cui chitarre acustiche dal sapore amaro sono protagoniste fino a metà traccia, dove poi si affacciano bordate elettriche di grande impatto. La voce arriva verso tonalità alte, alternate ad un growl ben realizzato, e il finale è un bel crescendo di emozioni, con inflessioni anni Settanta e utilizzo di strumenti folkloristici, come ad esempio la fisarmonica.
(2017)
I nostrani From The Dust Returned approdano sul mercato con il loro primo ep di debutto e una formazione rimaneggiata, ma che a quanto pare ha giovato molto al sound dei nostri, che sfornano un ottimo lavoro di progressive metal, sotto la attivissima Sliptrick Records. All'interno dei From The Dust Returned troviamo due componenti degli storici Graal (Danilo Petrelli e Cristiano Ruggero, rispettivamente tastiere e batteria).
Interessantissimo il concept lirico, soprattutto per uno come il sottoscritto che divora trattati di psicologia, sociologia e psichiatria. All'interno di questo disco vediamo infatti un filo conduttore che lega tutti i brani, ovvero il trattare patologie mentali e disturbi correlati attraverso il viaggio in una mente malata. E quindi si fa largo un viaggio oscuro, anche piuttosto ben supportato da trame musicale intricate e opprimenti, attraverso una mente intaccata dalla malattia psichiatrica: depressione, schizofrenia, clinofobia e paranoia si dipanano attraverso sei episodi brillantissimi, in cui per una volta il progressive non assume quella forma fine a se stessa di esibizionismo strumentale, e che davvero in molti punti fa venire la pelle d'oca per l'alone malsano che emana.
L'album infatti vede la sua apertura con la splendida e cangiante "Harlequeen”, ovvero otto minuti di sali e scendi, di cavalcate in pieno stile progressive rock/metal, dove la voce da subito crea scenari inquietanti. Passando alla seconda traccia, "Homecoming", ci imbattiamo in una sorta di intermezzo simil-ambient che apre poi il terreno alla terza canzone, “Echoes of Faces”, traccia solenne, cupa, dalle tinte fosche in cui chitarre acustiche dal sapore amaro sono protagoniste fino a metà traccia, dove poi si affacciano bordate elettriche di grande impatto. La voce arriva verso tonalità alte, alternate ad un growl ben realizzato, e il finale è un bel crescendo di emozioni, con inflessioni anni Settanta e utilizzo di strumenti folkloristici, come ad esempio la fisarmonica.
“Glare”. il quarto pezzo in scaletta, si apre con toni dimessi, e mi ha ricordato vagamente l'incipit di "Hallowed by Thy Name" degli Iron Maiden. In seguito la traccia si sviluppa in un rock duro dal forte sapore seventies che chiama in causa alcune cose dei migliori Deep Purple, con tanto di organo Hammond in sottofondo, e alcune intuizioni doom che rimandano anche ai primi Black Sabbath. Le seguenti “Wipe Away the Train” e "Sleepless" non fanno che confermare l'anima originalissima della band e le potenzialità a livello di costruzione dei brani fin qui messe in mostra.
In sintesi, un ep davvero ben riuscito, che rappresenta una band che ha voglia di osare e che riesce in pieno in qualsiasi cosa che fa.
In sintesi, un ep davvero ben riuscito, che rappresenta una band che ha voglia di osare e che riesce in pieno in qualsiasi cosa che fa.
A livello personale sono rimasto ben impressionato, più che dalla tecnica comunque di buon livello, dalla capacità della band di mettere molta carne al fuoco e di proporla secondo la propria ottica dark e progressiva. Non era una scommessa facile, ma questo "Homecoming" ne esce vincitore!
Recensione a cura di: Sergio Vinci
Recensione a cura di: Sergio Vinci
Voto: 79/100
Tracklist:
1. Harlequeen 75
2. Homecoming S.V.
3. Echoes of Faces 75
4. Glare 70
5. Wipe Away the Rain 80
6. Sleepless
2. Homecoming S.V.
3. Echoes of Faces 75
4. Glare 70
5. Wipe Away the Rain 80
6. Sleepless
Nessun commento