NE OBLIVISCARIS "Urn" (Recensione)
Full-length, Season Of Mist
(2017)
Il fatto che gli australiani Ne Obliviscaris siano ormai profondamente radicati nell'elite della musica estrema non è una novità . Hanno fatto molta strada dal loro primo disco "Portal of I", un album che suscitò ai tempi già molto hype ancora prima della sua uscita grazie ai social media, che decisero di coronare la band come "i nuovi Opeth". Una affermazione pesante, ma una cosa è certa, sono davvero di un altro mondo rispetto a tanti loro coetanei.
Un mondo neoclassico accoppiato ad un equilibrio quasi uniforme tra i blast beat e le sezioni armoniche e acustiche della musica, caratteristiche che ne hanno fatto un modus operandi per il gruppo australiano.
Con la terza release della band, questo "Urn", i Ne Obliviscaris si trovano ormai sul piedistallo di un genere che oggi vede sempre più incomprensioni. Come negli ultimi due album, "Urn" inizia con un intro dolce e acustico che porta rapidamente ad una delle sezioni più creative e armoniche a cui la band è mai arrivata. Non c'è alcun spreco di tempo, tutti gli strumenti ritmici iniziano a collaborare perfettamente e la opener "Libera (Part I) - Saturnine Spheres" dà l'impressione che, ancora una volta, i Ne Obliviscaris abbiano avuto ragione. Il lavoro di chitarra è ottimo, la gamma vocale dei due cantanti è perfettamente equilibrata e le melodie intricate di violino non sovrastano mai gli altri strumenti, riuscendo ad inserirsi alla perfezione. Il lavoro svolto dai due vocalist è davvero superbo durante tutto il disco e ne dà ulteriore prova la successiva "Libera (Part II) - Ascent of Burning Moths", canzone cortissima per i loro standard, ma ciò non significa inferiore. C'è da dire che chi si aspettava una evoluzione vocale da parte dei due cantanti può rimanere deluso, così come coloro che non apprezzano la voce pulita in questi determinati generi.
"Libera Part I & II" è praticamente la miglior opener che i Ne Obliviscaris abbiano mai avuto, ma a differenza di altri album del suo genere, "Urn" non ha un calo dei livelli di consistenza fino alla fine dell' album. Le successive "Intra Venus" e "Eyrie" ne sono un buon esempio. Il primo ha un suono molto più scuro durante la prima metà della canzone, la seguente "Eyrie" è probabilmente l'unica canzone in cui la band ha permesso alle loro tendenze più progressive di essere completamente allungate ed esplorate. Viene utilizzato tutto quello che ha funzionato bene nelle canzoni precedenti e si costruisce su di esso fino a quando il violino esplode con una collera incontrollabile e quasi scherzosa, ma ancora dolce.
La doppietta finale "Urn (Part I) - And Within the Void We Are Breathless" e "Urn (Part II) - As Embers Dance in Our Eyes" rappresenta una chiusura perfetta, non aggiunge e toglie niente a ciò che è stato già sentito in precedenza. Se il Progressive Metal per voi è solo aggressività potete sorvolare questa uscita al limite del romanticismo. Lo stesso si può dire per l'equilibrio tra voce sporca e pulita, ma una cosa di cui bisogna prendere atto senza vari pregiudizi è che, per la terza volta di fila, i Ne Obliviscaris hanno sviluppato un album che è competente nella sua consegna e fiducioso nella sua performance .
Gli aspetti affrontati in precedenza, purtroppo, si dimostreranno inutili e frivoli tra coloro che non hanno ancora ascoltato questa band, ma per chi ha già ascoltato e amato "Portal of I" e "Citadel", "Urn" dei Ne Obliviscaris sarà brillante.
Recensione a cura di: Benito Stavolone
Voto: 85/100
Tracklist:
1. Libera (Part I) – Saturnine Spheres 09:52
2. Libera (Part II) – Ascent of Burning Moths 02:36 instrumental
3. Intra Venus 07:29
4. Eyrie 11:51
5. Urn (Part I) – And Within the Void We Are Breathless 07:30
6. Urn (Part II) – As Embers Dance in Our Eyes 06:38
DURATA TOTALE: 45:56
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