SEPTICFLESH "Codex Omega" (Recensione)
Full-length, Season Of Mist
(2017)
E' un disco che cresce ogni minuto che passa, esattamente come il precedente “Titan” e, praticamente, tutti gli album che precedono dalla reunion in poi. Certo, non è un album scritto per sorprendere; e sinceramente sono contento che sia così. L'impianto sonoro della band ateniese, infatti, pur non essendo particolarmente originale, è comunque davvero complesso ma non cervellotico, denso ma non astruso.
Per una volta, possiamo anche parlare di un album che risulta essere sfacciatamente melodico e spietatamente brutale allo stesso tempo: l'arsenale della classica death/black metal band (più death che black, in verità) è presente ed utilizzato senza parsimonia, doppia cassa, blast beats, riffs micidiali, il vocione gutturale di Spiros Antoniou a dominare su tutto come lo sguardo di un efferato generale sul campo di battaglia. E le parti orchestrali non fanno solo da comparsa: non sono solo l'abbellimento di pezzi scritti per essere tetragoni, ma costituiscono ora l'impalcatura portante dei brani, ora il tema principale attorno cui ruota la composizione con chitarra/basso/batteria a fare da supporto, in una continua inversione di ruoli. Questo è possibile perché, a differenza di quanto spesso succede con i gruppi di metallo sinfonico, cje si devono rivolgere a terze persone per farsi arricchire e riarrangiare i pezzi, i Septicflesh fanno tutto in casa, grazie alle capacità compositive di Christos Antoniou ed ai suoi diplomi in composizione classica (urka!).
Più complessi di quanto non fossero all'indomani della reunion, “Codex Omega” conferma l'abbandono di quei brani più diretti e schiettamente melodici, anche se l'anima gotica non è certo stata sopita del tutto e permea ogni momento di un lavoro che, nel caso non si fosse capito, è tratteggiato a tinte fosche. A dispetto di un'estetica quantomai barocca, dal punto di vista tematico non troviamo solo i classici riferimenti esoterici, lovecraftiani e letterari, ma anche riferimenti storici (“Martyr” è dedicata ad Ipazia) e d'attualità (su tutti “Enemy of truth”), il che dà proprio l'idea di una band che non obbedisce ad una identità precostituita e monotematica, ma che ama filtrare qualsiasi tipo di input attraverso la propria spiccata sensibilità. Forse avrebbero potuto fare maggiore uso delle partiture vocali melodiche, ma è davvero difficile trovare un neo in un lavoro così ispirato e così ragionato allo stesso tempo.
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 83/100
Disc 1
1. Dante's Inferno 05:34
2. 3rd Testament (Codex Omega) 04:08
3. Portrait of a Headless Man 05:00
4. Martyr 05:07
5. Enemy of Truth 04:55
6. Dark Art 05:24
7. Our Church, Below the Sea 03:59
8. Faceless Queen 05:20
9. The Gospels of Fear 03:41
10. Trinity 04:07
DURATA TOTALE: 47:15
Disc 2 - The Codex Omega Symphony (Bonus)
1. Martyr of Truth 11:36
2. Dark Testament 07:51
3. Portrait of a Headless Man (Orchestral Version) 05:01
DURATA TOTALE: 24:28
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