FABIANT "Death Is Not the End" (Recensione)
Full-length, Wolfshade Records
(2015)
I Fabiant sono una band Bielorussa ormai attiva da diversi anni nell' ambito musicale, ma solo nel 2015 sfornano il loro debutto "Death Is Not The End" il quale dimostra come questa band non abbia limiti, preferenze di generi o etichette dato che al suo interno è possibile trovare di tutto e ciò non è mai un aspetto negativo, se eseguito a dovere. L'album inizia senza le solite introduzioni molto in voga ai giorni nostri, partendo subito con "Emptiness". Dalla traccia d'apertura si percepisce subito che il suono e il mixaggio è buono e sono le idee a costruire la canzone, non ci sono particolari abilità o tecnicismi, solo idee.
Inoltre possiamo notare la varietà di stili vocali adottati dai due cantanti, si passa dallo scream al growl per poi spaziare anche nelle angeliche note pulite di Yuliya Yanochkina. La successiva "Salvador" è molto variegata, soprattutto nel suo spiazzante interlude dove la chitarra solista lavora molto bene dando sicuramente quel tocco in più alla canzone, una caratteristica ricorrente nelle loro tracce, infatti la melodia spesso non cade mai nella banalità e a volte salva davvero tracce sotto tono.
Inoltre possiamo notare la varietà di stili vocali adottati dai due cantanti, si passa dallo scream al growl per poi spaziare anche nelle angeliche note pulite di Yuliya Yanochkina. La successiva "Salvador" è molto variegata, soprattutto nel suo spiazzante interlude dove la chitarra solista lavora molto bene dando sicuramente quel tocco in più alla canzone, una caratteristica ricorrente nelle loro tracce, infatti la melodia spesso non cade mai nella banalità e a volte salva davvero tracce sotto tono.
Dopo le buonissime prime due tracce in "Lost Heritage" la band finisce un po' nel banale e nella noia, nonostante i tempi cadenzati le strutture dei riff tendano a ripetersi e solo verso il finale si inizia a intravedere un po' di luce e respiro. E' la volta della lenta ed epica title track dove le abilità canore pulite si fanno davvero predominanti avvolgendo quasi tutto il brano, ma anche questa si presenta come una traccia senza mordente e dall'atmosfera poco a fuoco la quale, anche se la lunghezza non è esagerata, porta l'ascoltatore progressivamente verso la noia. La numero cinque si intitola "Evil Never Dies" e si dimostra subito differente dalle precedenti grazie alle gustose, interessanti e fantasiose melodie di chitarra che fungono da sfondo perfetto per la voce e capace di emozionare nelle parti strumentale.
Le quattro tracce finali non mostrano nulla di nuovo, riprendono velocità (ad eccezione di "My Farewell") e i riff si fanno sempre più aggressivi e decisi dando anche molto spazio all' alternanza delle varie voci creando strutture più omogenee. Un esempio è la lunghissima "Onward", traccia magnifica che non solo riassume l'intero disco, ma offre una visione differente dei Fabiant, una visione che si spera di risentire in futuro. In conclusione, la vera pecca di questo debutto è che le tracce qui presenti sono state scritte nell' arco di dieci anni e composte da musicisti diversi a causa dei cambi di formazione, questo fatto crea canzoni dallo stile altalenante e a volte anche fastidiose. Mi auguro che in futuro la band possa trovare stabilità perchè le idee sicuramente non mancano.
Recensione a cura di: Benito Stavolone
Voto: 72/100
Tracklist:
1. Emptiness 05:25
2. Salvador 03:14
3. Lost Heritage 06:19
4. Death Is Not the End 05:05
5. Evil Never Dies 06:10
6. Recover of Sight 04:25
7. No Farewell 05:35
8. Onward! 10:41
9. Held at the Ready 07:44
DURATA TOTALE: 54:38
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