METTADONE "Invisible Disease" (Recensione)
Full-length, Wolfshade Records
(2015)
Ho sempre apprezzato ascoltare musica atmosferica e pesante allo stesso tempo, e nella maggior parte dei casi la musica emette emozioni proporzionate all' atmosfera ascoltata. E' così che iniziai ad ascoltare le prime band Doom Metal, trovando in loro quel senso di appagamento atmosferico ed emotivo. I Mettadone sono una novizia band ucraina appartenente a questo genere che cerca di dargli giustizia e personalità aggiungendo le chiavi Dark e Gothic. Uno scenario apparentemente innovativo, ma in pratica i pezzi del loro debutto "Invisible Disease" percorrono ciò che è stato già scritto nella scena Doom.
Nel complesso, l'album ha delle buone melodie e i pezzi sono molto coerenti tra di loro. Le chitarre suonano lente e rari sono i casi in cui si spinge leggermente sull' acceleratore, permettendo così al basso di avere un ruolo molto più di spessore all' interno del disco. La batteria, seppur non brillando di originalità, risulta molto chiara ed efficace. Tuttavia, l'aspetto determinante per l'esito dell'album sono le atmosfere, le piccole melodie prodotte dai sintetizzatori e Max Ilyashenko che, tramite lo stile sporco adottato riesce ad emozionare e a non esagerare nei pezzi, lasciando la canzone molto ariosa e per niente noiosa. Degni di nota sono i cori sparsi nell' album i quali, misti ai sintetizzatori, creano una eccezionale sensazione di cupezza.
L'album inizia con "The Game Around", il cui intro non è altro che un filler atmosferico con il solo scopo principale di lanciare il vero corpo della canzone. Una prima traccia lenta e cupa come doveva essere, con ottime melodie e pesante al punto giusto, tanto da non far pesare i sette minuti di lunghezza. La seconda canzone, "Glenopobia", vede la prima apparizione della voce pulita, ma nonostante ciò non si discosta molto dalla precedente. Una canzone molto melodica, emozionante e un' apertura simile, per certi versi, a "The Game Around". ""He'll not Alive" si sviluppa su tre minuti, ottenendo il primato di canzone più corta dell' album, ma non per questo peggiore delle altre, anzi, a mio parere i Mettadone sono riusciti ad esprimersi magnificamente senza dilungarsi troppo. Le restanti tracce percorrono lo stesso stile delle prime tre, come detto in precedenza l'album in sè è molto coerente ed è difficile ascoltare qualcosa che possa effettivamente uscire dagli schemi. Da segnalare assolutamente però è "Pointless War", la quale possiede uno dei riff più grintosi e tetri dell' intero lotto e una prestazione vocale davvero avvincente.
L'album si conclude con "Sadness" e il suo filler atmosferico che ci accompagnerà nelle battute finali di questo debutto pieno di buone canzoni, ma non brillanti. Complessivamente "Invisible Disease", è scritto bene e il suo songwriting non è affatto acerbo o immaturo, c'è tantissima qualità e idee, ma arricchite e arrangiate tutte alla stessa maniera con le stesse atmosfere. La strada è ancora lunga e di certo è importante iniziarla nel miglior modo possibile.
Recensione a cura di: Benito Stavolone
Voto: 74/100
Tracklist:
1. The Game Around 07:07
2. Glenopobia 06:03
3. He'll Not Alive 03:50
4. Darkline 06:22
5. Pointless Wars 05:47
6. Deep 06:53
7. We're His Mistake 06:05
8. Sadness 06:19
DURATA TOTALE: 48:26
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