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PARADISE LOST "Medusa" (Recensione)

Full-length, Nuclear Blast Records
(2017)
Ricordo che, all'indomani dell'uscita di “One Second” (che capolavoro!), il gruppo inglese dichiarò di avere praticamente raddoppiato le vendite, grazie specialmente ai riscontri commerciali in Francia. Dopo aver completato il processo di riscrittura con il depechemodiano “Host”, è iniziato il ritorno all'ovile. 
Che sarebbero tornati su lidi più analogici era prevedibile; meno scontato, sinceramente, che nel loro percorso musicale descrivessero un cerchio completo: questo “Medusa” è un album di doom/death al 100%, di quello che suonavano davvero nei primi anni Novanta, in certi frangenti anche più sulfureo di un disco come “Gothic”.
Ritmi lenti, farraginosi, che si trascinano dolorosi come i passi di un moribondo, coronati da un growl polveroso e solo leggermente alleggeriti dalla lead guitar di mr. Mackintosh. In verità, nella seconda metà l'offerta musicale si alleggerisce un po', con una maggiore presenza dell'ugola pulita di Holmes (come sempre davvero bravo nel pulito) anche se, è bene chiarirlo, dal punto di vista stilistico la band non si muove più di tanto, a differenza di quanto non accadeva con il precedente “The Plague Within” che, pur essendo già molto duro e fedele alle origini, offriva un ventaglio di scelte stilistiche decisamente più ampio. 
Purtroppo, siamo ben lontani anche dalla buona qualità di quell'album, che per me ha rappresentato una sorta di semi-ritorno ai fasti di un tempo. “Medusa” è un album abbastanza prevedibile e noioso, che si fa forte della propria iconoclastica identità, ma che risulta davvero ben poco ispirato; il genere non si è mai prestato ad una facile digestione, ma se alla fine dell'ascolto viene voglia di riprendersi “Gothic” o qualche altro classico del doom albionico, allora significa che il problema non è nelle vostre orecchie, ma nel loro plettro. 
Unica nota di merito è l'ingresso alla batteria del bravissimo Waltteri Wayrynen, bravo davvero come pochi altri nel riempire gli spazi di uno stile così sfilacciato. 
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 64/100
 
Tracklist:
1. Fearless Sky 08:30
2. Gods of Ancient 05:50
3. From the Gallows 03:42
4. The Longest Winter 04:31 
5. Medusa 06:20
6. No Passage for the Dead 04:16
7. Blood & Chaos 03:51
8. Until the Grave 05:41
DURATA TOTALE: 42:41

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