PSUDOKU "Deep Space Psudokument" (Recensione)
Full-length, Selfmadegod Records
(2017)
Dietro il presente monicker dal suono infantile e naïve si cela un progetto tanto contorto e scostante quanto brillante. Le notizie biografiche scarseggiano e sulla band c’è un alone misterioso creato ad arte dai suoi componenti al fine di gettare un po’ di sano scompiglio. Il dato certo è l’identità dell’ideatore della creatura Psudoku - evoluzione di un progetto precedente noto come Parlamentarisk Sodomi – ovvero il norvegese Papirmøllen.
Dietro il presente monicker dal suono infantile e naïve si cela un progetto tanto contorto e scostante quanto brillante. Le notizie biografiche scarseggiano e sulla band c’è un alone misterioso creato ad arte dai suoi componenti al fine di gettare un po’ di sano scompiglio. Il dato certo è l’identità dell’ideatore della creatura Psudoku - evoluzione di un progetto precedente noto come Parlamentarisk Sodomi – ovvero il norvegese Papirmøllen.
Meno chiara risulta la composizione attuale della band, il cui suono secondo il suo deboradante mastermind si può definire “Spacegrind”. Neologismo questo che già troviamo per descrivere il precedente lavoro targato Psudoku, “Plantetarisk Sudoku” (2014), e prima ancora è il titolo della prima fatica discografica di Papirmøllen (2011).
Le date sono un altro elemento con cui Papirmøllen ama giocare, infatti il presente “Deep Space Psudokument” risulta a suo dire uscito nel 2037. Fantascienza, provocazione e gusto per il grottesco sono gli ingredienti che caratterizzano l’immaginario e l’iconografia della singolare realtà Psudoku. Simili premesse suggeriscono che la musica prodotta in un simile contesto non può essere lineare né facilmente categorizzabile. “Spacegrind” in sé significa ben poco e con lo stesso grindcore più canonico ci sono differenze sostanziali. Le similitudini non sono infatti con Nasum, Terrorizer e soci, ma in misura maggiore con il John Zorn di “Naked City”, certi Dillinger Excace Plan, le improvvisazioni free jazz e – se di grind si vuole proprio parlare – Gridlink, Discordance Axis e i Cephalic Carnage di “Lucid Interval”.
Nei venti minuti circa di “Deep Space Psudokument” si viene sballottati in un calderone cibernetico di folli urla metalliche quasi fuse con i rumorismi dei sinth e cascate improvvise di blast beat a interrompere strutture ritmiche proprie della fusion e dell’avanguardia. Per evitare fraintendimenti, non ci troviamo di fronte ad un novello Frank Zappa prestato alla musica estrema, quanto proposto da Psudoku somiglia più ad una consapevole parodia che ad una geniale opera di avanguardia. Resta il fatto che lo stordimento e il caos che l’album provoca sono genuini e il lavoro è eseguito, prodotto e calcolato magnificamente. Non servirebbe citare un pezzo piuttosto che un altro, il tutto suona omogeno nella sua follia frenetica. La produzione è cristallina quanto basta ad apprezzare tutti gli elementi del sound “Psudoku”, chitarre aperte e sintetiche, tastiere plastiche vicine agli effetti sonori di vecchi videogiochi e rumorismo “spaziale” vario.
“Deep Space Psudokument” è una piccola gemma cangiante e impazzita che farà la gioia di chiunque sia alla ricerca di un po’ di caos intelligente che strapazzi il cervello senza troppe pretese o categorie a compartimenti stagni.
Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto: 80/100
Tracklist:
1.KCultraVIII_8000
2.KATASTROFALEjusteringer 3.hq_[LQ]
4.SpaceBURIEALiz_9
5.ZpRNVphNtz
6.TODesprog_3000
7.KRISEzettinx.PCM
8.EDB-doom
9.KOSMISQUE_trapp
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