BRETUS "… From The Twilight Zone" (Recensione)
Full-length, Endless Winter
(2017)
Aaah, che bella scoperta il disco di questi doomsters calabresi! Anzi, che bella scoperta i Bretus in sé, dato che leggendo la bio della band scopro come la stessa sia stata molto prolifica sin dal 2008 (con una serie di album, EP e split) e che le sette tracce incluse in quest'ultima release siano dedicate ad altrettanti horror movies di culto (eccezion fatta per “In The Vault”, ispirata all'omonimo racconto lovecraftiano). Non sono mai stato un accanito cinefilo, ma la connessione tra doom e cinema è spesso ricorrente ultimamente – vedi gli Arcana 13 – ed è comunque fuor di dubbio che le due atmosfere (quella iconografica e quella musicale) si combinino alla perfezione.
Aaah, che bella scoperta il disco di questi doomsters calabresi! Anzi, che bella scoperta i Bretus in sé, dato che leggendo la bio della band scopro come la stessa sia stata molto prolifica sin dal 2008 (con una serie di album, EP e split) e che le sette tracce incluse in quest'ultima release siano dedicate ad altrettanti horror movies di culto (eccezion fatta per “In The Vault”, ispirata all'omonimo racconto lovecraftiano). Non sono mai stato un accanito cinefilo, ma la connessione tra doom e cinema è spesso ricorrente ultimamente – vedi gli Arcana 13 – ed è comunque fuor di dubbio che le due atmosfere (quella iconografica e quella musicale) si combinino alla perfezione.
Dicevo, bel disco davvero questo “… From The Twilight Zone”, anche se sulle prime i Bretus mi avevano ricordato due band laziali del passato: i Garden Of Cry (tra i primi ad incamminarsi timidamente sul sentiero di collegamento tra goth e metal, complice la passione per gli arpeggi) e i più longevi e blasonati Martiria, anche grazie alle atmosfere cadenzate e alle ritmiche schiacciasassi che caratterizzano da subito l'opener “Terror Behind The Mirror” e che sembrano mutuate dai citati maestri del doom italico, autori di “On The Way Back”. Un'impressione solo parziale che va ovviamente integrata con l'ascolto del disco per intero, che di per sé è caratterizzato da un approccio “folle” del vocalist che sposta un po' le coordinate dalla seriosità del doom europeo (di scuola italiana, britannica o scandinava, poco importa) all'ecletticità schizzata del genere nella sua versione a stelle e strisce. Il resto lo fa un chitarrista aderente ai dettami chainiani e sempre attento alla funzione descrittiva del proprio rifferama, come nel caso della già citata “In The Vault”, uno dei brani migliori.
E a proposito di America, sulle sfuriate di “The Murder” fanno capolino echi alla Manilla Road (complice la velocizzazione dei tempi), mentre la conclusiva “Lizard Woman” ha un mood molto più settantiano: atmosfere tirate, con la band che non ha fretta di arrivare al dunque e lo dimostra appieno con un cipiglio improvvisativo in studio e un finale mastodontico, degno del favoloso decennio a cui è ispirato. Toccherà informarsi anche sul passato (e perché no, sul futuro) di questo quartetto...
Recensione a cura di: schwarzfranz
E a proposito di America, sulle sfuriate di “The Murder” fanno capolino echi alla Manilla Road (complice la velocizzazione dei tempi), mentre la conclusiva “Lizard Woman” ha un mood molto più settantiano: atmosfere tirate, con la band che non ha fretta di arrivare al dunque e lo dimostra appieno con un cipiglio improvvisativo in studio e un finale mastodontico, degno del favoloso decennio a cui è ispirato. Toccherà informarsi anche sul passato (e perché no, sul futuro) di questo quartetto...
Recensione a cura di: schwarzfranz
Voto: 80/100
1. Terror Behind the Mirror 06:54
2. In the Vault 05:12
3. Old Dark House 05:00
4. Danza Macabra 06:05
5. The Murder 05:14
6. The Creeping Flesh 05:07
7. Lizard Woman 07:14
DURATA TOTALE: 40:46
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