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L'IRA DEL BACCANO "Paradox Hourglass" (Recensione)

Full-length, Subsound Records 
(2017)

Se mi piacciono gli Yes? Non lo so... sicuramente sono tra le punte di diamante del prog britannico, sicuramente mi stanno simpatici Wakeman e Howe, anche se non ho mai digerito fino in fondo le vocals di Anderson (Jon, non il sommo Ian!). PerĆ² quella degli Yes ĆØ un po' un'ossessione: l'altro giorno ascoltavo in macchina un cd antologico di Santana e... che dire mi ĆØ sembrato di riconoscere proprio lo stile di Jon Anderson alla voce, un evento sintomatico del fatto che stiamo parlando di una timbrica inconfondibile, anche se non incontra i miei favori al 100%. E se mettessimo da parte la voce? Beh, l'ho detto: in questo caso apriremmo il campo alla possibilitĆ  che nascano belle realtĆ  come L'Ira del Baccano.

Italianissimo e giunto al terzo album, l'ensemble consta di quattro elementi tra cui... non c'ĆØ la voce! Eh sƬ, perchĆ© la particolaritĆ  degli autori di “Paradox Hourglass” ĆØ proprio questa, quella di riuscire a ricreare grandi atmosfere senza l'ausilio del cantato. Il risultato? Ottimo, come ĆØ evidente. Ammetto che avevo giĆ  sentito parlare della band ma che non l'avevo mai ascoltata, quindi ĆØ doveroso aggiungere che “Paradox Hourglass” a quanto pare ĆØ il lavoro piĆ¹ direzionato verso quelle influenze prog al limite del jazz/fusion che costituiscono una commistione che negli anni '70 andava molto in voga. Nonostante le apparenze, il sound della band si presenta molto oscuro e “sabbathiano”, onorando quelle che sono le radici della propria evoluzione musicale: dopo poco piĆ¹ di tre minuti dall'inizio della title track in apertura fa infatti la sua comparsa un tritono, e la sensazione di essere dinanzi ad una tela a tinte fosche non ci abbandona mai, nemmeno nei momenti in cui le due chitarre e la sezione ritmica calcano la mano sul versante tecnico.

Come vedete, quello degli Yes era poco piĆ¹ di un artifizio letterario da parte mia, anche se ĆØ interessante notare come il pubblico del decennio fatale abbia potuto apprezzare la band di Chris Squire proprio come supporting act a Iommi e soci, in un contrasto di approccio musicale che ĆØ un po' il sale di un disco come “Paradox Hourglass”, laddove il fluire di un tempo spezzato lascia volentieri spazio ad un momento anthemico e facilmente memorizzabile. Dalle quattro tracce (dalla durata considerevole!) che compongono quest'album trasale in effetti tutta la passione per il tocco anni Settanta, soprattutto nelle chitarre di Santori e Malerba (quest'ultimo anche al synth) il che mantiene il sound scarno ed essenziale, lontano dalle facili tentazioni “laccate” che sentiamo spesso in giro quando il livello tecnico ĆØ elevato, a scapito del groove. Un elemento, quello del groove, che non manca affatto a L'Ira Del Baccano, e che si mostra in tutta la sua evidenza nella conclusiva “Blind Phoenix”, che concorre a riportare il tutto sulle coordinate di un sound plumbeo e desertico, con gran sciorinamento di riff eseguiti con altrettanta maestria. Consigliatissimi.

Recensione a cura di: schwarzfranz 
Voto: 80/100 

Tracklist:
1. PARADOX HOURGLASS – Part 1(L’Ira Del Baccano)
2. PARADOX HOURGLASS – Part 2 (No Razor for Occam)
3. ABILENE
4. THE BLIND PHOENIX RISES 

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