DUALITY "Elektron" (Recensione)
Full-length, PRC Music
(2016)
Sono anni ormai che il Jazz e il Technical Death metal si sono uniti per generare un improbabile connubio, e ogni figlio nato da questo incrocio non è più definibile originale, ma ciò su cui solitamente ci si focalizza in questi casi è il risultato complessivo dell' opera. Non è un genere per tutti e non tutti lo sanno suonare e comporre, non ci resta quindi che scoprire se i Duality dopo vari cambi di formazione e introduzione di elementi sinfonici (il violino è uno dei strumenti fissi del gruppo), abbiano le idee chiare su come unire due generi distinti e per certi versi opposti.
"Elektron" non è un' opera banale o il solito debutto, il solo pensiero è semplicemente ridicolo. L'album possiede complesse strutture con linee molto particolari, mai fuori luogo, ma che giungono spesso ad un senso compiuto. Non sono fini a se stesse. Anche solo dopo pochi ascolti, si riesce a centrare l'idea complessiva della canzone, non portando mai, nemmeno lontanamente, verso l'agognato sentiero della noia, e ciò è essenziale in una band Technical Death metal ma che i Duality, seppur in certe parti con fatica, tengono lontano da sé.
C’è il Metal, ma anche tante fusioni di altri generi che rendono ogni brano un piccolo capolavoro a se stante da assaporare cogliendone ogni sfumatura. Non è necessario scorrere tutta la tracklist per lodare le gesta di un lavoro che si pone decisamente sopra la media nonostante l’ascolto non sia facile e spensierato. Richiede molta attenzione nell'udire tutte le variazioni messe in atto dal quartetto. Un consiglio? Chiudete gli occhi durante l'ascolto. C'è il Jazz come detto in precedenza, che stacca, disseziona e separa i momenti in cui la furia del Death metal non dà tregua (ad esempio nella opener "Six Years Locked Clock"), specificamente nei soli di chitarra, dove, le intersezioni dei riff sono assolutamente dissonanti che, in globalità , formano un insieme davvero accattivante. Nel calderone degli stili adottati dal gruppo, non bisogna dimenticarsi anche della piccola componente Math Core che emerge dalla seconda traccia “Azure”, oppure la massiccia influenza Progressive nel finale di "Plead for Vulnerability" e in “Hybrid Regression” . È sorprendente notare come in questo caleidoscopio di emozioni si riesca a trovare spazio anche per il basso, che spesso viene messo in secondo piano. Il Death metal richiede il basso marcato e infatti qui svolge un ruolo fondamentale, come ad esempio in “Chaos Introspection” , in cui sembra voler duettare con il violino e successivamente con la chitarra acustica. I richiami al Jazz continuano anche nei brani seguenti, integrandosi , a volte un po' forzatamente, con i passaggi più aggressivi, durante i quali, i Duality ripiegano inoltre in atmosfere epiche e terrificanti. La settima traccia “Hybrid Regression” ripiega inoltre su stili Hardcore, aumentando la versatilità del disco, mentre la conclusiva “Hanging On A Ray Of Light” è ricca di atmosfere più dilatate, che distendono i toni fino alle battute conclusive dal sapore folk. Un' ottima traccia conclusiva, estremamente longeva, ma mai noiosa grazie alla varietà di riff presenti e ciò la rende, inoltre, un efficace riassunto dell' intero operato.
Uno dei gruppi che maggiormente ha influenzato questi ragazzi sono chiaramente gli Atheist, probabilmente i primi ad aver adottato questo stile in bilico tra l'eleganza e la furia. Il vero (e forse anche l'unico) punto debole di questo disco viene fuori paragonando i due gruppi. I Duality infatti, pur richiamando in qualche modo gli Atheist, differenziano da loro per il non essere riusciti ad amalgamare i loro ampi generi di riferimento, ma di averli accostati, così da dare una sensazione di netta separazione tra il Death e il Jazz nella stessa canzone. Se la vasta proposta musicale fosse stata intrecciata, si sarebbe ricavato un nuovo stile del tutto personale, differente dagli Atheist per variazioni di strumenti utilizzati e arrangiamenti, forse migliori. Insomma, unire uno strumento classico come il violino con una base Technical Death metal sarebbe decisamente grandioso da ascoltare. Da tenere sicuramente d'occhio.
Recensione a cura di: Benito Stavolone
Sono anni ormai che il Jazz e il Technical Death metal si sono uniti per generare un improbabile connubio, e ogni figlio nato da questo incrocio non è più definibile originale, ma ciò su cui solitamente ci si focalizza in questi casi è il risultato complessivo dell' opera. Non è un genere per tutti e non tutti lo sanno suonare e comporre, non ci resta quindi che scoprire se i Duality dopo vari cambi di formazione e introduzione di elementi sinfonici (il violino è uno dei strumenti fissi del gruppo), abbiano le idee chiare su come unire due generi distinti e per certi versi opposti.
"Elektron" non è un' opera banale o il solito debutto, il solo pensiero è semplicemente ridicolo. L'album possiede complesse strutture con linee molto particolari, mai fuori luogo, ma che giungono spesso ad un senso compiuto. Non sono fini a se stesse. Anche solo dopo pochi ascolti, si riesce a centrare l'idea complessiva della canzone, non portando mai, nemmeno lontanamente, verso l'agognato sentiero della noia, e ciò è essenziale in una band Technical Death metal ma che i Duality, seppur in certe parti con fatica, tengono lontano da sé.
C’è il Metal, ma anche tante fusioni di altri generi che rendono ogni brano un piccolo capolavoro a se stante da assaporare cogliendone ogni sfumatura. Non è necessario scorrere tutta la tracklist per lodare le gesta di un lavoro che si pone decisamente sopra la media nonostante l’ascolto non sia facile e spensierato. Richiede molta attenzione nell'udire tutte le variazioni messe in atto dal quartetto. Un consiglio? Chiudete gli occhi durante l'ascolto. C'è il Jazz come detto in precedenza, che stacca, disseziona e separa i momenti in cui la furia del Death metal non dà tregua (ad esempio nella opener "Six Years Locked Clock"), specificamente nei soli di chitarra, dove, le intersezioni dei riff sono assolutamente dissonanti che, in globalità , formano un insieme davvero accattivante. Nel calderone degli stili adottati dal gruppo, non bisogna dimenticarsi anche della piccola componente Math Core che emerge dalla seconda traccia “Azure”, oppure la massiccia influenza Progressive nel finale di "Plead for Vulnerability" e in “Hybrid Regression” . È sorprendente notare come in questo caleidoscopio di emozioni si riesca a trovare spazio anche per il basso, che spesso viene messo in secondo piano. Il Death metal richiede il basso marcato e infatti qui svolge un ruolo fondamentale, come ad esempio in “Chaos Introspection” , in cui sembra voler duettare con il violino e successivamente con la chitarra acustica. I richiami al Jazz continuano anche nei brani seguenti, integrandosi , a volte un po' forzatamente, con i passaggi più aggressivi, durante i quali, i Duality ripiegano inoltre in atmosfere epiche e terrificanti. La settima traccia “Hybrid Regression” ripiega inoltre su stili Hardcore, aumentando la versatilità del disco, mentre la conclusiva “Hanging On A Ray Of Light” è ricca di atmosfere più dilatate, che distendono i toni fino alle battute conclusive dal sapore folk. Un' ottima traccia conclusiva, estremamente longeva, ma mai noiosa grazie alla varietà di riff presenti e ciò la rende, inoltre, un efficace riassunto dell' intero operato.
Uno dei gruppi che maggiormente ha influenzato questi ragazzi sono chiaramente gli Atheist, probabilmente i primi ad aver adottato questo stile in bilico tra l'eleganza e la furia. Il vero (e forse anche l'unico) punto debole di questo disco viene fuori paragonando i due gruppi. I Duality infatti, pur richiamando in qualche modo gli Atheist, differenziano da loro per il non essere riusciti ad amalgamare i loro ampi generi di riferimento, ma di averli accostati, così da dare una sensazione di netta separazione tra il Death e il Jazz nella stessa canzone. Se la vasta proposta musicale fosse stata intrecciata, si sarebbe ricavato un nuovo stile del tutto personale, differente dagli Atheist per variazioni di strumenti utilizzati e arrangiamenti, forse migliori. Insomma, unire uno strumento classico come il violino con una base Technical Death metal sarebbe decisamente grandioso da ascoltare. Da tenere sicuramente d'occhio.
Recensione a cura di: Benito Stavolone
Voto: 74/100
Tracklist:
Tracklist:
1. Six Years Locked Clock 07:01
2. Azure 03:37
3. Chaos_Introspection 01:26
4. Along the Crack 06:19
5. Motions 04:00
6. Plead for Vulnerability 07:30
7. Hybrid Regression 05:41
8. Hanged on a Ray of Light 11:06
DURATA TOTALE: 46:40
DURATA TOTALE: 46:40
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