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INFERNAL ANGELS "Ars Goetia" (Recensione)

Full-length, My Kingdom Music
(2017)

Gli Infernal Angels sembra stiano attraversando una seconda giovinezza, dopo la pubblicazione di "Pestilentia", disco uscito nel 2014, e che ci riconsegnava una band rimaneggiata nella line-up ma autrice di un ritorno coi fiocchi, dopo il discreto "Midwinter Blood", uscito nel 2009. Ora, io non ho tenuto bene i conti di chi sia rimasto o meno della formazione originale, ma in questa band colui che ho sempre ritrovato è il cantante Xes, che con caparbietà e spirito di sacrificio si è sempre dato da fare per portare avanti questa creatura cercando sempre rimpiazzi all'altezza della situazione in sostituzione dei membri uscenti. 

Questo nuovo "Ars Goetia" esce per la prestigiosa My Kingdom Music, e replica la bontà delle ultime creazioni della band, ma con qualche elemento nuovo di rilievo da evidenziare. Adesso la band propone un ibrido tra black e death metal che poco ha da spartire con i suoi primi lavori, che erano improntati su un melodic black metal di discreta fattura. Queste tinte nere che si sono aggiunte nel sound dei Nostri, e la loro progressione come compositori e musicisti, hanno determinato una svolta che negli ultimi due album è netta. Quindi, riprendendo molto dal disco precedente, gli Infernal Angels di oggi si presentano ancora più agguerriti. 
La band, dopo l'intro oscura "1. Amdusias: The Sound of Hell", parte a razzo con il quasi death metal di "Vine: Destroyer of the World", canzone feroce e malvagia dove tutta la band dà una dimostrazione di piena devozione verso il lato più oscuro della musica estrema. Da sottolineare il buon riffing, semplice ma avvolgente e la batteria veloce e tecnica di Venders. Si prosegue con "Asmoday: The Impure Archangel" (special guest alla voce, Mancan degli Ecnephias), altra colata lavica di black-death metal dove Xes urla con tutta la rabbia che ha in corpo e la band si lancia in tempi velocissimi. I riff di chitarra rimangono sempre abbastanza semplici e basilari, non stupiscono per adesso con chissà quale arrangiamento o spunto memorabile, ma nonostante questo, la mano del chitarrista Apsychos si rivela convincente. Ho trovato nei suoi riff anche qualcosa dei Mayhem di "De Mysteriis Dom Sathanas", quindi direi che se il suo intento è quello di imprimere negatività non badando a tecnicismi, ci sta riuscendo bene, sebbene io avrei osato un po' di più con le seconde chitarre in fase di arrangiamento. Infatti nel finale di questa canzone si sentono in lontananza degli arpeggi sinistri che rendono il sound più sfaccettato e "completo", peccato però che il tutto sia relegato ad un volume quasi inudibile.

Proseguiamo con "Purson: Matter and Spirit", pezzo finalmente convincente in tutto, compresa la fase di arrangiamento. Inoltre la band crea una atmosfera davvero evocativa e macabra, che da metà brano si fa ancora più intensa, elevando questo brano come il primo vero e proprio highlight di questo album. Adesso la band sembra cominciare davvero ad ingranare la marcia giusta, e infatti subito dopo piazza un altro pezzo ottimo, epico e solenne, "Bael: The Fire Devour Their Flesh" (special guest: Lorenzo Sassi dei Frostmoon Eclipse), che mette in mostra quel lato melodico che gli Infernal Angels possedevano in passato e che ora è stato un po' diluito con una maggiore brutalità. Possiamo quindi parlare di brano "back to the roots" in questo caso, che ci rimanda ad un disco come "Midwinter Blood". Finale apocalittico e tetro molto azzeccato!
"Paimon: The Secret of Mind" (special guest: Snarl dei Black Faith) si apre con percussioni tribali che poi lasciano spazio ad una violenza incredibile, che finora non si era mai toccata a questi livelli. Pezzo dove odio e distruzione sono le parole d'ordine, e dove tra blast beat e doppia cassa incessante, non vi è un solo momento di respiro. Poco da dire, altro piccolo gioiello dell'album, pur nella sua semplicità.

Le restanti quattro canzoni chiudono un disco che ha pochi lati negativi e molti positivi, e dove la band ribadisce che oggi come oggi il loro black metal è fortemente influenzato dal death metal. Episodi come "Zagan: The Alchemist" e "Belial: The Deceiver", poste verso il finale non attenuano le intenzioni brutali dei nostri, ribadendo che qui non si molla mai la presa!
Chiude "Beleth: Lord of Chaos and Spirals", aperta da un arpeggio di chitarra che mi ha un po' ricordato "Season in the Abyss" degli Slayer. La band prosegue lenta ma con incedere malevolo, le chitarre si fanno sempre più sinistre e la voce di Xes sempre più disperata e bestiale. Pian piano la band aumenta di velocità, per esplodere verso metà pezzo nell'ennesima dimostrazione di violenza muscolare e luciferina.
Traendo delle conclusioni, possiamo dire che questo album si dimostra come un altro azzeccato tassello nella discografia di questo gruppo, che ormai sembra essersi assestato sia a livello di stile che di attitudine, dimostrandosi consapevole dei propri mezzi e attento a proporre un metal estremo di notevole fattura, dove anche la produzione è curata e mette in risalto tutte le ottime caratteristiche degli Infernal Angels del 2017.

Mi rimane solo un piccolo dubbio riguardo questo disco, ma il discorso potrebbe essere applicato un po' ovunque, e spero di spiegarmi nella maniera giusta. A livello prettamente tecnico-esecutivo questo disco è irreprensibile, e anche a livello di feeling in alcuni pezzi la band sa trasportare molto bene l'ascoltatore nell'oscurità più pura. Avrei voluto che questo feeling fosse stato un po' più presente, ovvero che riguardasse tutti i brani, ma così non è stato. Questo aspetto è stato sostituito, come più volte ho detto, da forti influssi death metal old school, che ne hanno da una parte aumentato il potenziale distruttivo della band, ma ne hanno un po' rubato l'aspetto melodico, e di conseguenza l'emozionalità.
Tuttavia la compatteza e la professionalità ormai raggiunte dagli Infernnal Angels fanno pensare che questo era il loro intento, e quindi non rimane che mettere da parte la mia innata puntigliosità e segnalare questo disco come una sicura scommessa già vinta da chiunque si approccerà a questo album ricercando violenza e oscurità!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 78/100

Tracklist:

1. Amdusias: The Sound of Hell 02:24
2. Vine: Destroyer of the World 05:02
3. Asmoday: The Impure Archangel 05:28
4. Purson: Matter and Spirit 03:37
5. Bael: The Fire Devour Their Flesh 05:40
6. Paimon: The Secret of Mind 03:43
7. Balam: Under Light and Torment 04:35
8. Zagan: The Alchemist 05:19
9. Belial: The Deceiver 05:34
10. Beleth: Lord of Chaos and Spirals 06:11
DURATA TOTALE: 47:33 

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