Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

ISTVAN "Istvan" (Recensione)

Full-length, Aural Music 
(2016)

Capita sempre così: l’arpeggio di un’opener ti colpisce e non riesci a premere stop, fast forward o cos’altro. È il caso del disco di debutto degli Istvan, band heavy psych forlivese che fa capolino su Aural Music, vera e propria fucina tricolore di nuovi talenti. L’arpeggio in questione appartiene a “Bohor”, prima traccia di un lotto di cinque episodi che non hanno fretta di scorrere, preferendo lasciare sensazioni lo-fi sul proprio percorso, forti di un background di influenze che pesca a piene mani dall’una e dall’altra costa dell’Oceano.  
In effetti, certe sonorità sembrano più vicine al grunge più psichedelico che alla galassia di band che hanno fatto dell’esoterismo la propria bandiera: Earth e Black Sabbath insieme, insomma; ma che importa, in fondo tutte le radici di questo sound derivano dalla Perfida Albione, lingua compresa, perciò… a proposito di lingua, devono passare più di quattro minuti dall’inizio della seconda traccia “Mire” per sentire le vocals nel disco degli Istvan, quando ero già pronto a derubricarli come l’ennesimo combo di creativi filostrumentali, cosa che in effetti sono, a parte l’episodio in questione e la declamatoria “Kenosis”.

Dunque, che dire di questo disco omonimo? A parte la passione per gli arpeggi e per certe atmosfere, occorre ricordare come la fonte di ispirazione per il trio romagnolo risieda nelle ricerche medico/filosofiche del pensatore tedesco Silesius… interessante informazione, per quanto in un progetto prettamente strumentale ognuno ci mette un po’ ciò che vuole. Personalmente, ho particolarmente apprezzato l’arpeggio quasi zeppeliniano di “Stonemill” (poco più che un intermezzo, ma ben congegnato) e le derive sabbathiane di “Roundweg” (non parlo solo del maestro Iommi, ma anche dei preziosi dettami di batteria a firma Bill Ward), per non parlare della già citata “Kenosis”, vera e propria chiave di volta della tracklist, un brano in cui stoner e post/rock si fondono alla perfezione con quelle suggestioni di psichedelia a stella e strisce che discendono direttamente dalle partiture strumentali dei Quicksilver Messenger Service. 
Una band da tener d’occhio, sicuramente.

Recensione a cura di: schwarzfranz 
Voto: 74/100 
 
Tracklist:
01. Bohor
02. Mire
03. Stonemill
04. Rundweg
05. Kenosis
 

Nessun commento