AXIS OF DESPAIR "Mankind Crawls" (Recensione)
(2016)
Nel 2005 con la morte di Mieszko Talarczyk e la conseguente fine dei Nasum si apre una ferita enorme nel grindcore svedese e scandinavo in generale. Questa premessa è ovvia quanto necessaria per parlare praticamente di ogni uscita in ambito grindcore e affine proveniente da quell’area geografica. La ragione è che, volente o nolente, qualunque band si cimenti in simili territori si trova a fare i conti con un lascito impossibile da ignorare.
Nel 2005 con la morte di Mieszko Talarczyk e la conseguente fine dei Nasum si apre una ferita enorme nel grindcore svedese e scandinavo in generale. Questa premessa è ovvia quanto necessaria per parlare praticamente di ogni uscita in ambito grindcore e affine proveniente da quell’area geografica. La ragione è che, volente o nolente, qualunque band si cimenti in simili territori si trova a fare i conti con un lascito impossibile da ignorare.
E’ come se i Nasum fossero, anche da
estinti, un corpo celeste con una forza di gravità tale da rendere suoi
satelliti tutti coloro che si confrontino con il loro genere.
Gli Axis of Despair fanno
probabilmente parte dei “volenti”, in quanto alla batteria c’è un certo Anders
Jakobson, macchina perfetta alle pelli dei Nasum dal 1996 al 2005. Il resto
della band è composto per la quasi totalità da ex membri di Coldworker e
Volturyon, tutti nomi di prima fascia del dell’ondata di Swedish Death revival
post 2005.
“Mankind Crawls” contiene una
manciata di pezzi registrati durante le stesse sessioni da cui è stato ricavato
il precedente Ep degli Axis Of Despair, dato alle stampe nel 2015. Il trademark dei due
sette pollici è dunque il medesimo, grindcore svedese-scandinavo imbastardito
da attitudine hardcore e influenze tanto crust quanto death metal altrettanto
scandinavo.
Non c’è nessuna volontà di creare
un sound rivoluzionario da parte dei nostri. Gli Axis of Despair conoscono la
materia e la esprimono a livelli decisamente alti, i pezzi sono compatti,
brevi, abrasivi e potenti. La voce come da copione è un ibrido tra i due mostri
sacri che hanno forgiato il canone di un growling cavernoso unito al furore
spiritato dell’hardcore, Tomas “Tompa” Lindberg e appunto Mieszko Talarczyk. La
ritmica è la canonica alternanza tra un treno a folle velocità e gli stop and
go che illudono si possa riprendere fiato.
“Mankind Crawls” è un buon
biglietto da visita e una chiara dichiarazione di intenti, c’è un album in
lavorazione e solamente a quel punto ci renderemo conto di cosa sono realmente
gli Axis of Despair.
I requisiti per essere degli
eccellenti seguaci di Nasum, Rottend Sound, Retaliation, Gadget e compagnia ci
sono tutti. Attenzione però che la distanza tra un onesto e seguace e un emulo
senza nulla da dire è breve.
Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto: 70/100
Tracklist:
1. The Last Sight
2. En Vansinnesdans
3. Enclave
4. Under the Surface
5. Skulking
6. Life on Standby
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