GOJIRA - Magma (Review)
Full-length, Roadrunner Records
(2016)
Parlare dei Gojira non è semplice. Parlarne bene, senza che
si sia spronati a farlo da “spinte esterne” idem, ma io lo voglio fare. Per chi
vivesse su Marte e non conoscesse i quattro francesi, “Magma” è il sesto lavoro
da studio e segue il monumentale e monolitico “L'Enfante Sauvage” del 2012,
album che insieme a capolavori come “From Mars To Sirius” il loro autentico
masterpiece e il progressivo “The Way Of All Flesh”, li hanno consacrati a real
big thing della scena metal mondiale.
Vi fu un tempo in cui parlare di metal
“commerciale” era una cosa normale, c'erano i grandi, i medi e sopra di loro la
storia ovvero i numi tutelari. Al giorno d'oggi, in cui la sovrapposizione
mediatica e il network decreta a suon di visualizzazioni e “like” la qualità ed
il destino di tutti, grandi e piccoli del mondo del rock, in cui le vendite dei
big si assestano tranquillamente su modeste quantità e bands con al massimo di un paio d'album raggiungono le masse nei digital store con numeri
impensabili fino a 10 anni fa, parlare di qualità artistica spesso è un
ossimoro.
Ma è proprio di qualità che i Gojira hanno sempre permeato la loro
proposta, per quanto assolutamente radio friendly e un po' ruffiana. Dal mio
punto non è semplice fare il musicista, al giorno d'oggi. Le pressioni a cui
sei sottoposto fin da subito sono immense, se paragonate al passato. Già da
subito la tua proposta deve essere incanalata, digerita, assorbita e posta
sotto i riflettori nel giro di un paio di settimane, e se funziona, forse, vai
avanti. Stupire e creare sono una costante cui non puoi sottrarti, almeno in
certi ambienti e fermarti a riflettere e pensare a ciò che componi è un lusso
che non ti puoi permettere. Ma per fortuna c'è ancora chi si ferma un' attimo,
chi studia e chi pensa bene a ciò che compone, gli da un senso, gli da spessore
e lo definisce, lo rende suo e lo fa nel migliore dei modi. E dal mio punto di
vista i quattro anni passati hanno fatto bene all' ensamble francese.
“Magma” è un bel lavoro, suonato in maniera
ottimale e brilla di una luce propria, che si sprigiona dal loro marchio di fabbrica, ossia una
radice di Death Metal molto monolitico ed un groove ritmico, impreziosito con tessiture progressive che dilatano le tracce, dando respiro e corpo ad una voce a tratti aggressiva e spesso sognante, che con lucida tristezza descrive il malessere
contemporaneo, ma che spesso, paradossalmente, cerca di dare speranza e forza al cambiamento delle cose. Mi rendo conto
che siamo distanti anni luce dal reale e concreto impegno lirico e che la loro
proposta resta comunque filtrata da anni di star system che ne hanno spesso
addolcite le asperità, ma le lisergiche e a tratti psichedeliche canzoni
presenti si “Magma” valgono la pena di essere quantomeno fruite ed apprezzate.
Partiamo da un presupposto però; “Magma” non è il capolavoro assoluto della
band. Dal mio punto di vista l'apice l'hanno già passato e hanno già dato in
termini qualitativi uno scossone alla scena, quindi, per quanto bello e
interessante, “Magma” non è indispensabile. Ritengo che le contaminazioni più
prog e l'utilizzo di certe dilatazioni più psichedeliche e una certa fredda
melodia di fondo abbiano giovato notevolmente alla varietà del lavoro complessivo,
ma non per questo è un must have assoluto da avere a tutti i costi, tutt'altro.
Ma, vi fu un tempo, appunto, in cui c'erano due band distanti ma simili negli
intenti, che fecero ben sperare e che si potevano indiscutibilmente proporre
come una reale, concreta e sostenibile alternativa al metal preconfezionato e
di maniera che imperava nei primi anni del 2000, e questi erano i Mastodon e i
Gojira. Se i primi hanno intrapreso la via del rock più aperto e back to the
roots, i Gojira hanno mantenuto il legame con i loro esordi, restando fedeli ad
una linea dritta che non ammette cedimenti all'ammorbidimento sterile e di
comodo, ma che anzi lascia intatti, almeno a livello di intenti, una lucida
quanto reale appartenenza al metal di confine che vira verso l'estremo, con le
dovute cautele, ovviamente.
Quindi dal mio punto di vista, anche stavolta,
restano una delle poche, reali ed accessibili proposte mainstream meritevoli di
interesse, forse non irresistibili, forse non indispensabili, ma perlomeno
sinceri e compatti, e realmente, almeno lo spero, interessati a fare delle
buone canzoni, anziché delle canzoni buone e basta. Se poi pensate di fare
parte di quella critica buona solo a distruggere a prescindere ciò che non è
per una ristretta cerchia e il fatto che ci siano delle band che siano
intergenerazionali a livello trasversale e ciò mina il vostro maniacale bisogno
di élite, beh, forse “Magma” non è
proprio l'album per voi. Ed è un peccato perché un lavoro meritevole, non
imprescindibile, ma chi, al giorno d'oggi, fa ancora capolavori? Voi? Io non
credo...
Recensione a cura di: D666
Voto 75:100
Tracklist:
01. The Shooting Star
5:42
02. Silvera 3:33
03. The Cell 3:18
04. Stranded 4:29
05. Yellow Stone 1:19
06. Magma 6:42
07. Pray 5:14
08. Only Pain 4:00
09. Low Lands 6:04
10. Liberation 3:35
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