ABISSO - WRNSS (Review)
(2016)
La scena cosiddetta “post black metal” è forse oggi tra le più vaste e prolifiche e viene continuamente alimentata da nuovi sperimentatori dell’estremo. Tra questi ci sono i cagliaritani Abisso, che giungono al debutto con il presente "WRNSS", full-length monolitico composto da cinque capitoli con soltanto numeri romani da I a V come titoli. I due membri della combo sarda sono avari di informazioni sia personali che tecniche, facendo in modo che a parlare sia soltanto la loro musica.
La proposta degli Abisso è un post black metal granitico e sinistro arricchito da feedback che crepitano e inquietano come un corto circuito in una sala macchine abbandonata. Le influenze artistiche sono ben individuabili in mostri sacri come Deathspell Omega e Lurker Of Chalice in generale, ma anche primi Agalloch e My Dying Bride più maligni in alcuni passaggi.
"WRNSS" si apre con due pezzi di ottima fattura e di notevole durata. Un growl potente e cavernoso conduce due canzoni potenti e dall’incedere marziale, potenti come i passi di un Moloch e rette da un lavoro chitarristico fitto e sibilante. Non mancano nemmeno momenti più nervosi e veloci. Velocità maggiore e varietà contraddistinguono in modo più evidente soprattutto i pezzi da "III" a "V". Se gli Abisso hanno il merito di mantenere viva l’intensità e la brutalità della loro musica anche diluendone il carattere massiccio, si intravedono alcuni stridori. In modo particolare, nei momenti in cui la chitarra prova a costruire una linea melodica più lineare rispetto alla furia abrasiva dominante, la batteria – o drum machine, può darsi – non dà l’impressione di integrarsi completamente. Questo provoca in alcuni passaggi una certa confusione e la compattezza dei pezzi ne risente e nel caso di pezzi superiori ai sette minuti il rischio è sempre alto.
Nonostante questi cedimenti "WRNSS" è un ottimo album, consapevole, ben suonato e intensamente sinistro. Soltanto i più sprovveduti sottovalutano il carattere fortemente pagano e oscuro delle terre sarde, che con i suoi templi ipogei del Neolitico dedicati agli antichi dei non ha nulla da invidiare alla più blasonata e popolare mitologia delle terre nordiche.
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