PARADOX - Pangea (Review)
Full-length, AFM Records
(2016)
Tornano i Paradox, la creatura di Charly Steinhauer, songwriter eccellente oltre che colonna portante del thrash teutonico assieme a pochi altri anche oggi, visto che negli anni Ottanta aveva già piazzato due pezzi da novanta come "Product of Imagination" e "Heresy" che diedero la sensazione che questa band avrebbe fatto di lì a breve un notevole salto di qualità e relativa affermazione su scala mondiale a livello di notorietà. Ma purtroppo la band si sciolse poco tempo dopo e perse il treno forse più importante della propria carriera.
Nonostante ciò, ritornò nel 2000 con l'ottimo "Collision Course" un disco di grandioso speed/thrash che fece sobbalzare dalla sedia molti nostalgici, e riaccese le speranze di poter vedere questa band finalmente decollare. Ma un'altra volta la band dovette stopparsi a causa di gravi problemi di salute di Steinhauer, e ritornò poi a sfornare più o meno regolarmente dischi a partire dal 2008, fino ai giorni nostri.
Ed è infatti recentissima la pubblicazione di questo "Pangea", disco che un'altra volta riesce a colpire per tanti fattori. Qui dentro è possibile cogliere tutto il genio compositivo di Charly, che si esprime in un ibrido tra power, speed e thrash dalle tinte cupe e apocalittiche. Il lato infatti più affascinante delle opere dei Paradox, è proprio quel senso di tensione che si respira nei vari passaggi, sia quando la band picchia duro e veloce, e sia quando si apre in chorus che rimandano a certo power, dove quasi vengono a galla alcune cose dei Blind Guardian. Ecco, se dovessimo rendere l'idea della proposta musicale contenuta in questo "Pangea", potremmo tranquillamente dire che i Metallica dei tempi migliori sono la primaria influenza, ma che spesso la band sfocia in soluzioni melodiche che rimandano all'heavy classico, al power e persino al prog metal.
Ci sono rasoiate violentissime come "Apophis", "Raptor", "Ballot or Bullet", che caratterizzano la prima parte del disco, ma ogni tanto si assiste a qualche pezzo che ci riporta ad una dimensione decisamente più melodica, come "The raging Planet", fortemente debitrice ai già citati Blind Guardian, e lo dico sperando che il mio orecchio sia ancora abbastanza in forma per non sparare castronerie, ma io ce li sento pesantemente, e la cosa non mi entusiasma tantissimo. Preferisco i soliti Paradox, che la melodia ce l'hanno nel DNA, ma che la inseriscono in tessuti di grande intensità e brutalità. Questo avviene in maniera perfetta in "Ballot or Bullet", una canzone in grado di devastare tutto con il giusto tocco di classe, e fortunatamente in molti altri episodi del disco.
Abbiamo, a seguire, la bella "Manhunt", aperta da chitarre pulite, ma che si apre poi in una classica speed/thrash song in puro stile Paradox, con una forte carica oscura e sinistra. Episodio davvero riuscito che poi lascia spazio alla transitoria "Cheat & Pretend", una song dalla velocità contenuta, che ricorda alcune cose dei Metallica del black album. E arriviamo alla title track, "Pangea", episodio che ci riporta sulla brutalità pura, aperta da una intro straniante che presto viene sovrastata da un turbinio di note e dalla possente batteria di Kostas Milonas. E' davvero bello notare come la band guidata dal tuttofare Charly Steinhauer non abbia perso nemmeno un po' della sua forza, che si esprime in potenza, complessità, ispirazione, fraseggi di chitarra irresistibili, riff di gran gusto e assoli di ottimo livello! E, come ogni volta che ascolto un disco dei Paradox, mi chiedo: e perchè mai questa band non è sulla bocca di ogni thrasher? Quali meriti hanno gli altri rispetto a loro? La risposta è la solita: non me lo spiego.
Semplicemente i Paradox sanno fare thrash meglio di quasi chiunque in circolazione attualmente, sia delle nuove che delle vecchie guardie. Non ci sono Megadeth, Slayer, Suicidal Angels ecc che tengano; i Paradox vincono a mani basse su tutto. Sono atttualmente ai vertici asssoluti nel ruolo di interpreti del power/thrash metal, e lo dico senza nessuna paura di esagerare. Sono semplicemente una band mostruosa, e vi basterà ascoltare anche solo la title track di questo disco per capire cosa dico, a meno che non vogliate a tutti i costi non sentire...E purtroppo questo capita, perchè molte volte la verità fa male, soprattutto se si è fanboy dei soliti nomi che ormai fanno cilecca quasi sempre.
In definitiva, tolto qualche episodio che a mio avviso poteva essere meno "power oriented", e tolto anche il fatto che il mio disco preferito dei Paradox degli anni Duemila è "Riot Squad" seguito da "Collision Course", state tranquilli: comprate a scatola chiusa questo disco e vi farete un grande regalo, amanti del thrash e dell'heavy metal tutto. Non ho parlato delle ultime canzoni del disco? Bene, sono ottime anche quelle, manco a dirlo, con una "El Muerte" che chiude il disco con una furia devastante, con dei riff grandiosi e la voce di Charly al massimo della sua espressività.
Over the top!
Recensione a cura di: Sergio "Bickle" Vinci
VOTO: 80/100
Tracklist:
1. Apophis 05:16
2. Raptor 05:02
3. The Raging Planet 04:16
4. Ballot or Bullet 03:59
5. Manhunt 07:32
6. Cheat & Pretend 05:33
7. Pangea 07:03
8. Vale of Tears 07:43
9. Alien Godz 06:39
10. El Muerte 06:21
1. Apophis 05:16
2. Raptor 05:02
3. The Raging Planet 04:16
4. Ballot or Bullet 03:59
5. Manhunt 07:32
6. Cheat & Pretend 05:33
7. Pangea 07:03
8. Vale of Tears 07:43
9. Alien Godz 06:39
10. El Muerte 06:21
DURATA TOTALE: 59:24
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