THE BURNING DOGMA – No Shores Of Hope (Review)
Full – Lenght - Sliptrick Records
(2016)
I The Burning Dogma sono una solida realtà proveniente da Bologna, con all'attivo un EP “Cold Shade Burning”del 2012 ed un live album come debutto del 2010, ma è con “No Shores Of Hope” che danno alle stampe il primo vero full-lenght di ben tredici tracce fatto di un Death Metal di matrice americana, ma che ha al suo interno una miriade di influenze e contaminazioni. Si, perché se c'è una cosa che The Burning Dogma non riescono proprio a fare, è di essere prevedibili.
La struttura del Death Metal in questione si arricchisce infatti di tappeti di synth che rendono il tutto molto armonico e meno aspro, limando ciò che le chitarre dipingono con maestria, ossia riffs molto ritmichi e sostenuti alternati ad una solistica assolutamente di pregio, che spesso vira nel Heavy metal più classicheggiante e melodico, rendendo la proposta dei Nostri, per quanto assolutamente varia e cromaticamente variopinta, più incline allo stile canonico del Metallo Pesante. L'inserimento di textures di tastiera moderne e al limite dell'elettronica / new age contemporanea danno poi un tocco di dinamismo che giova e svecchia alcune soluzioni valide ma già usate e sentite in vari contesti, spesso da bands più blasonate.
La qualità dell'esecuzione è alta a livello professionale, si sente che i The Burning Dogma sanno suonare e sanno farsi valere nei loro strumenti e ciò è sicuramente un valore aggiunto alla proposta. Aggiungiamo il fatto che da un punto di vista di produzione i suoni sono ottimi, la chitarre sono registratate in maniera perfetta, la batteria è precisa e dinamica e anche la prova da un punto di vista esecutiva è di alto livello, il basso suona gregario, pulito, moderno e preciso, ma un plauso va al cantante, che nell'alternanza del growl / scream ed ogni tanto nelle clean vocals, da prova di saperci fare e rende “No Shores Of Hope” un lavoro valido ed intrigante. Insomma, un piatto ricco di ingredienti, tutti di ottima qualità e sapientemente dosati quando serve, per un un risultato assolutamente sopra le righe e che non ha nulla da invidiare a bands di rilievo, anche a livello europeo. Tra i pezzi che mi hanno colpito maggiormente, citerei “The Breach” che alterna blast- beats ad atmosfere goticheggianti e decadenti, mentre “Skies of Grey” ha il suo interno una voce femminile che ammanta tutto di dolcezza nordica, mentre un furente growl ci percuote le membra dall'interno. “Burning Times” suona più alla Dark Tranquillity, mentre “Hopeless” è una mazzata sui denti atipica per i suoi intermezzi electro-new age, insomma, un mix alquanto inusuale ma piacevole.
La struttura del Death Metal in questione si arricchisce infatti di tappeti di synth che rendono il tutto molto armonico e meno aspro, limando ciò che le chitarre dipingono con maestria, ossia riffs molto ritmichi e sostenuti alternati ad una solistica assolutamente di pregio, che spesso vira nel Heavy metal più classicheggiante e melodico, rendendo la proposta dei Nostri, per quanto assolutamente varia e cromaticamente variopinta, più incline allo stile canonico del Metallo Pesante. L'inserimento di textures di tastiera moderne e al limite dell'elettronica / new age contemporanea danno poi un tocco di dinamismo che giova e svecchia alcune soluzioni valide ma già usate e sentite in vari contesti, spesso da bands più blasonate.
La qualità dell'esecuzione è alta a livello professionale, si sente che i The Burning Dogma sanno suonare e sanno farsi valere nei loro strumenti e ciò è sicuramente un valore aggiunto alla proposta. Aggiungiamo il fatto che da un punto di vista di produzione i suoni sono ottimi, la chitarre sono registratate in maniera perfetta, la batteria è precisa e dinamica e anche la prova da un punto di vista esecutiva è di alto livello, il basso suona gregario, pulito, moderno e preciso, ma un plauso va al cantante, che nell'alternanza del growl / scream ed ogni tanto nelle clean vocals, da prova di saperci fare e rende “No Shores Of Hope” un lavoro valido ed intrigante. Insomma, un piatto ricco di ingredienti, tutti di ottima qualità e sapientemente dosati quando serve, per un un risultato assolutamente sopra le righe e che non ha nulla da invidiare a bands di rilievo, anche a livello europeo. Tra i pezzi che mi hanno colpito maggiormente, citerei “The Breach” che alterna blast- beats ad atmosfere goticheggianti e decadenti, mentre “Skies of Grey” ha il suo interno una voce femminile che ammanta tutto di dolcezza nordica, mentre un furente growl ci percuote le membra dall'interno. “Burning Times” suona più alla Dark Tranquillity, mentre “Hopeless” è una mazzata sui denti atipica per i suoi intermezzi electro-new age, insomma, un mix alquanto inusuale ma piacevole.
Se proprio dovessi trovare un neo all'ottimo lavoro svolto dai The Burning Dogma, e si tratta solo di un' inestetismo veramente risibile, è il fatto di accostare stili e generi cosi diversi tra loro e spesso in antitesi all'interno di ogni singolo brano, rende sì la proposta interessante e varia, ma risultano leggermente azzardate alcune scelte, che a volte rendono il brano macchinoso e forzato nella trama complessiva. Ovviamente è solo il mio personale giudizio, che in futuro sarà sicuramente colmato dalla maggiore esperienza in fase compositiva, che già così è comunque di alto livello. In definitiva “No Shores Of Hope” è un lavoro valido, bene suonato, ben prodotto e che rende i The Burning Dogma una valida e professionale proposta consigliata a chi piace sperimentare e non si accontenta del solito banale metallo pre-digerito e plasticoso. Qui le orecchie saranno pettinate a dovere e le menti, si spera, più ricettive ed evolute. Complimenti ancora, continuate così!
Recensione a cura di: D666
Voto: 75/100
Tracklist:
01. Waves of Solitude 01:09
02. The Breach 05:22
03. Enigma of the Unknown 01:11
04. Skies of Grey 06:14
05. A Feast for Crows 06:08
06. Burning Times 05:22
07. Distant Echoes 02:10
08. Hopeless 04:33
09. Dying Sun 02:11
10. Nemesys 06:34
11. Dawn Yet to Come I (Drowning) 00:32
12. Dawn Yet to Come II (No Heroes' Dawn) 06:56
13. Dawn Yet to Come III (..e uscimmo a riveder le stelle) 01:26
Totale: 49:48
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