Intervista: YATTAFUNK
Siamo andati a curiosare in quel Roma per farci un po' l'idea di cosa combinano questi pazzoidi a nome YATTAFUNK! Il loro lavoro recensito QUI, ci ha dato la spunta per interessanti quesiti da porre alla band! ecco a voi il resoconto:
1) Ciao ragazzi, complimenti per il Vostro ultimo lavoro! parlateci un po'degli Yattafunk e di chi c'è dietro a questa macchina da groove.
FUNK NORRIS: Grazie! Gli Yattafunk sono nati come side project per ognuno dei suoi componenti nel 2014, ci siamo divertiti un pò, abbiamo fatto qualche data e poi abbiamo deciso a metà 2015 di congelare tutti i nostri progetti principali, abbandonandoli definitivamente per alcuni o annullando i contratti, come nel mio caso, ancora in piedi per il pessimo lavoro di un’orribile etichetta con cui ho avuto la sfortuna di collaborare in passato.
Grazie all’arrivo del nuovo batterista, Funk Travolta, abbiamo dato ancora più groove al progetto e abbiamo deciso di rischiare, registrare otto pezzi e proporli a qualche etichetta. Dietro la macchina Yattafunk ci sono quattro teste completamente differenti con quattro background musicali quasi agli antipodi che mescolati insieme come in un bel frullatore, hanno dato vita a “Yattafunk Sucks”.
2) Di cosa parlano nello specifico i Vostri testi? Chi di Voi ha il compito di dispensare così tanta saggezza?
FUNK NORRIS: I testi li scrivo io, essendo il cantante e facendolo da tanto tempo, è una cosa che mi viene con grande facilità, soprattutto quando non vuoi insegnare niente a nessuno. Oggi va tanto di moda l’artista filosofo, non è il mio caso. Non ho intenzione di parlare di problemi che nessuno può risolvere se non una bella rivoluzione collettiva. I testi quindi possono parlare di noi, come la track ‘Yattafunk’, essere folli come ‘Hell yeah’ o ‘Squirtnado’ o totalmente nonsense come ‘Hypochondria’. Gli Yattafunk devono divertire, far muovere testa e chiappe seguendo cassa e basso, uno show degli Yattafunk deve lasciare fuori dalla porta del locale o ai confini del festival tutti i problemi.
3) Il metal che si contamina di funk andava di moda (se di moda si vuol parlare) nei primi anni 90, cito i Mordred ad esempio. Cosa vi ha spinto ad andare verso queste sonorità così indietro nel tempo?
ARNOLD FUNKENEGGER: In realtà il sound è nato in maniera spontanea durante le prime jam che abbiamo fatto assieme. Quindi direi che la riscoperta di sonorità e stili anni '90 e l'aggiunta di questi elementi nella personalità della band sia più una conseguenza dell'acquisizione di maggiore consapevolezza della nostra proposta e della sua effettiva posizione nella scena musicale, piuttosto che un’influenza diretta.
4) Parlando appunto del tempo, come vi rapportare con la "modernità"? Qual'è la Vostra personale visione di questi tempi digitali? come vi ponete nei confronti delle nuove tecnologie?
FUNK TRAVOLTA: Se parliamo di modernità intesa come tecnologie informatiche, audio digitale, social network e tutti i nuovi sistemi di comunicazione del momento, sono completamente favorevole e anzi, mi definirei un "appassionato" vero e proprio! Adoro gli smartphone, i computer sempre più potenti e con grande capacità di calcolo, la facilità e velocità con cui è possibile reperire informazioni e scambiarsi contenuti e sono un vero fissato dei videogiochi, soprattutto i GDR! Direi quindi che per quanto riguarda questo aspetto, mi definirei un vero NERD! Se invece si parla di modernità spostandola su un concetto puramente relativo allo "stile musicale", il mio pensiero è completamente opposto: io ascolto, suono, mi comporto e mi vesto come se fossi ancora negli anni '70/’80. E questo si capisce anche dal mio modo di muovere le bacchette dietro la batteria.
5) Che ne pensate poi della scena attuale? Voi venite da Roma, città molto attiva nell'ambito metal. Quali sono secondo voi i pregi ed i difetti dell'attuale mondo del rock in Italia, specialmente nella Vostra zona ?
FUNK NORRIS: Mah, guarda, si è vero, Roma è un immenso contenitore di rock band, alcune buone, alcune stratosferiche, alcune un pò meno. Il problema è e rimane sempre lo stesso, il rock in Italia esiste solamente nell’underground, non ha la forza di combattere contro il volere commerciale. Il nuovo tormentone dell’estate è esattamente identico nella struttura a quello dell’anno scorso, figuriamoci se si ha voglia di lasciare spazio ad un genere che è impossibile controllare, ce lo insegna la storia. E’ più facile costruire una persona a immagine e somiglianza della moda, dargli una canzone identica a qualsiasi altra, tre note, un tappeto di archi e il gioco è fatto. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire, abbiamo avuto delle grandi uscite anche qui in passato, penso a “2020” dei Timoria. Certo, sono passati tanti anni e erano tempi decisamente differenti dove qualcuno ancora rischiava e dove non esistevano ancora i talent shows. Ma se sembro polemico è solo perchè so per certo che lasciare spazio e libertà ad una mente può solo che creare varietà e qualità nel mondo della musica, a prescindere se sia rock o meno, il problema fondamentale non è il genere, sono le catene che ti mettono quando ti dicono cosa fare. E allora rimani nell’underground.
6) Descrivetemi il concerto-tipo degli Yattafunk e le conseguenti reazioni del pubblico che vi segue.
FUNK NORRIS: Bèh, in questo momento un concerto tipo degli Yattafunk è concentrato sulla presentazione dal vivo di tutti i brani di “Yattafunk Sucks”, più qualche cover, se necessario, per riempire la scaletta. Per il momento vorremmo evitare di suonare brani che ancora non si possono trovare da nessuna parte, negli ultimi due, tre concerti abbiamo inserito in scaletta anche “Hit that” degli Offspring e “Wrathchild” degli Iron Maiden. Fedelissimi a parte, che conoscono ormai a memoria ogni singolo brano, il pubblico rimane sempre colpito dai continui cambi di stile, sia musicali passando dall’hard rock al jazz, o dal blues al funk anni ’70, sia a livello di canto. Spesso durante una canzone cambio modo di cantare, passo dal pulito allo scream, dal falsetto al growl. Qualcuno ride, qualcuno sbarra gli occhi, qualcuno storce un pò le ciglia ma l’importante è vedere a fine show le persone che vengono a stringerti la mano, darti una pacca sulla spalla come per dire ‘bel lavoro’ o offrirti una birra. Questo è rock n’ roll, no?
7) Il dio denaro, maledetto! Che mi dite del principio che sembra avvelenare il mondo della musica, ossia il pay-to-play e la scellerata piaga delle cover band che toglie spazio e risorse a chi la musica la fa in proprio?
FUNK NORRIS: Per una band emergente è molto difficile prendere una posizione netta. Fondamentalmente ho sempre pensato che, se da emergente la tua musica gira a volte senza controllo, non farai altro che attirare poi gente ai concerti. Stessa cosa per una band famosa, d’altronde oggi non è sui concerti e sull’immagine che si guadagna? Per quanto riguarda le cover band invece secondo me bisognerebbe trovare un giusto compromesso. Basta con una tribute dei Maiden, dei Metallica o dei Beatles ogni 10 km. Ben vengano invece quei tributi alle band che non ci sono più, i primi nomi che mi vengono in mente ad esempio potrebbero essere i Pantera o i Queen. O al limite band che in Italia non mettono quasi mai piede. Ma purchè ce ne sia solo una, non duecento. I gestori potrebbero anche loro fare la loro parte, riempire sicuramente i locali andando sul sicuro (hanno anche loro mille problemi, non è che adorano distruggere la musica emergente) con una cover band, senza abusarne ogni dannato giorno ovviamente, e lasciare che sia sempre una band emergente che propone inediti ad aprire magari questo show. Se la band va alla grande e la reazione del pubblico è buona, bèh, la richiami per una serata tutta sua e magari si comincia anche a spargere la voce. Se la band fa schifo, eh, li non è colpa di nessuno, posate gli strumenti e dedicatevi ad altro. Si, perchè una terza piaga potrebbe anche essere quella di avere band che non hanno niente da dire e che pensano di saper suonare perchè a Guitar Hero hanno raggiunto un bel punteggio.
8) Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere e quali avete già raggiunto? Programmi futuri?
FUNK SPENCER: Obiettivi? Calcare palchi di locali affollati che ci diano più visibilità possibile e portare la nostra musica ovunque, in qualsiasi posto. E abbiamo appena cominciato, programmi futuri arrivare a suonare anche su Marte! Credo che non esista un luogo o un pubblico adatto per ascoltare ed innamorarsi della nostra band, ma credo che ovunque suonino gli YATTAFUNK, qualcuno ne rimane favorevolmente colpito e questo ci dà sicuramente la carica per continuare giorno dopo giorno.
9) Nella recensione, cito testualmente: "mancava solo l’anima di Frank Zappa che troneggia sul gruppo", siete d'accordo in linea di massima con questa affermazione? Ultima considerazione: guardare ai grandi del passato (musicalmente parlando ovviamente) spinge il presente ad essere migliore oppure no?
ARNOLD FUNKENEGGER: Frank Zappa era un artista geniale con uno stile basato su un approccio tecnico, ironico e variegato. Senza voler fare paralleli sulla qualità o sull'impatto della nostra musica, che non spettano a noi, è inevitabile vedere che si tratta di premesse piuttosto simili alle nostre; quindi, sì, posso ritenermi d'accordo con l'osservazione! Per quanto riguarda la tua considerazione, guardare ai grandi del passato è più una necessità che una scelta. La musica, come ogni attività umana, è uno sforzo collettivo in cui i risultati di una generazione poggiano su quelli della generazione precedente. Alcuni riescono ad interpretare l'evoluzione in maniera più influente degli altri, ma non vivono di vita propria. Se così fosse, ognuno ricomincerebbe dall'inizio e il massimo dell'espressione musicale sarebbe tuttora assimilabile a quello offerto dalle popolazioni primitive vissute millenni fa. Dunque, abbracciare le proprie influenze apre un ventaglio di possibilità superiori, per quanto si tenda sempre più velocemente verso la saturazione e trovare soluzioni originali diventi sempre più difficile. Ma solo perchè esiste già una quantità enorme di musica di alto livello prodotta, e pronta solo ad essere ascoltata.
10) A Voi La parola.
FUNK SPENCER: Ve l’ho detto, ci vediamo su Marte!
FUNK TRAVOLTA: Continuate a supportare gli Yattafunk, continuate a darci la carica!
ARNOLD FUNKENEGGER: Hasta la vista, baby.
FUNK NORRIS: Rock n’ roll!
Yattafunk:
FUNK NORRIS (Gabriele Mangano): voce/chitarra
ARNOLD FUNKENEGGER (Ilario Mangano): chitarra
FUNK SPENCER (Andrea Proietti): basso
FUNK TRAVOLTA (Francesco Proietti): batteria
Intervista a cura di D666
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