CRYING STEEL - On The Prowl [Reissue] (Review)
Full Lenght - No Remors Records
Alfieri della prima ondata della così detta Italian Way of Heavy Metal, i bolognesi Crying Steel tornano sul mercato con la ristampa del loro classico per antonomasia: ovvero quel On the Prowl che all’epoca della sua originaria uscita, AD 1987, attirò addirittura l’attenzione dello storico magazine Kerrang (magazine di solito era sempre poco benevolo con le band nostrane degli eighties) e fece guadagnare alla band l’onore di aprire per concerti per gente come Motorhead e Twisted Sister.
La ristampa della No Remorse si presenta in un elegante digipack nero a copertina rigida, con tiratura limitata in 500 copie. Contiene un CD, dove troviamo il mini ep d’esordio “Crying Steel” del 1984 e il già citato “On the Prowl”, un booklet di 16 pag completo di testi e foto di repertorio, e un DVD " Steelway a Wacken " che documenta le prestazioni dell’attuale formazione dei Crying Steel al Wacken Open Air Festival del 2014.
Le danze si aprono con il mini d’esordio, dove i “giovani” Crying Steel del 1984, ci deliziano con affilati riffs di chitarra e breaks solistici, chiaramente ispirati alla lama di rasoio dei Judas Priest e ritmiche quadrate e solide di scuola Saxon. All’epoca non era facile ascoltare in Italia una band metal dalle tendenze così internazionali e così ben inserita nella tradizione del genere. In particolare il cantante, Luca Bonzagni, si dimostrava uno dei pochissimi interpreti dietro al microfono a non temere nessun tipo di paragone con la maggior parte dei singer internazionali. E il suo stile “halfordiano” ha sempre permesso ai felsinei, di essere riconoscibili al volo. Un particolare non da poco per una scena giovane ed acerba come quella italiana degli 80s, dove molte band tendevano ad assomigliarsi, per i limiti palesati nel cantato. Non da meno sono i compagni di Bonzagni che completano la formazione, le due asce Franco Nipoti e Alberto Simonini, autori delle maggior parte dei pezzi, e la sezione ritmica composta da Angelo Franchini al basso e Luca Ferri alla batteria. Le cinque tracce del EP scorrono veloci e compatte e ancora oggi risultano godibili non solo ai nostalgici. Songs come Ivory Stages, Hero e Runnin’like the Wolf, avrebbero fatto la fortuna di tante bands internazionali dell’epoca e lasciavano intravvedere le alte potenzialità dei nostri che lì a poco più di 2 anni sarebbero esplose con “On the Prowl”.
Se si potesse stilare una classifica dei 10 dischi più belli del metallo tricolore “On the Prowl” non solo sarebbe presente, ma occuperebbe di sicuro i primi posti. Signori ci troviamo d’avanti ad un disco che non ho paura di definire capolavoro. Le nove canzoni che compongono l‘album sono un concentrato di potenza e melodia talmente ben miscelato che il disco si lascia ascoltare e riascoltare tante di quelle volte da non risultare mai noioso: anzi si corre il rischio di andare in una overdosi metallica. Nei brani emerge una chiara volontà della band di affrancarsi dai loro numi tutelari, i sempre eterni Judas Priest, per cercare soluzioni che strizzano l’occhio a band d’oltra oceano come Dokken e White Lions, creando così una perfetta fusione tra il grezzo acciaio britannico con quello cromato a stelle e strisce. Killersongs come “No One’s Crying” e “Thundergods” convivono in perfetta armonia con pezzi dal taglio hard’n’heavy come “Changing the Direction”e “Fly Awey” o con soluzioni più soft come le ballad “Alone Again” e “Shining”, allargando lo spettro musicale esplorato dei Crying Steel su On the Prowl ed elevando l’album a pietra miliare del Heavy Matal Italiano.
Recensione a cura di: Antonio Arcudi
Voto: 95/100
TRACKLIST:
01. Ivory Stages 5:03
02. You Have Changed 5:25
03. Hero 4:40
04. Where the Rainbow Dies 4:14
05. Runin’Like The Wolf 4:19
06. No One’s Crying 4:14
07. Changing The Direction 6:23
08. Struggling Along 5:59
09. Fly Away 4:35
10. Upright Smile 4:38
11. The Song Of Evening 4:44
12. Alone Again 5:37
13. Thundergods 3:36
14. Shining 5:26
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