BOSQUE - Beyond (Review)
Full-length, Dunkelheit Produktionen
Lunga e doverosamente lisergica introduzione per parlare del funeral doom dei Bosque, sostanzialmente una one man band portata avanti da DM e influenzata in primis dalle atmosfere rarefatte e oceaniche che permeano l’estremo occidente del nostro continente. Sì, perché sulle coordinate dilatate su cui si muove l’evoluzione del genere che fu di Saint Vitus e Candlemass è quanto mai superfluo cercare padri putativi specifici, specie dinanzi ad una proposta non compromissoria qual è quella del combo portoghese, volta a condensare in tre tracce da più di dieci minuti l’una una poetica vicina a quegli universi lontani a cui siamo soliti dare definizioni come “drone”, “funeral” e quant’altro.
Certo, dall’ascolto tutto possiamo aspettarci da DM fuorché considerarlo un personaggio facilmente inquadrabile: le atmosfere care ai primi Paradise Lost di “Paradox” o le inattese aperture presenti su “Enter” sono solo due esempi di come le sorprese siano dietro gli angoli più reconditi di questo “Beyond”, il tutto ovviamente coronato da una linea vocale eterea e persa tra gli echi delle foreste lusitane, un elemento che – forse più di altri – è la vera croce e delizia di questo lavoro. Solo per palati forti.
Recensione a cura di: schwarzfranz
Tracklist:
1. Calling the Rain 13:07
2. Paradox 13:03
3. Enter 14:15
DURATA TOTALE: 40:25
PAGINA BANDCAMP
(2016)
Capita a tutti di fare quattro chiacchiere “da bar”, magari proprio al bancone di un live club, magari prima di assistere ad un concerto. Ecco, in una recente e siffatta chiacchiera si parlava di come fare puro doom fosse probabilmente più semplice che barcamenarsi su generi un po’ più complessi e che magari vedevano la componente doom come importante ma non maggioritaria.
Una definizione che significa tutto e niente, visto che se non è doom è sabbathiano, se non è lisergico è oscuro, tanto che sono in molti a salire sul carro dei doom-influenced senza per questo ingrossare le fila del genere né tantomeno contribuire alla sua ascesa dallo status di filone underground per eccellenza.
Capita a tutti di fare quattro chiacchiere “da bar”, magari proprio al bancone di un live club, magari prima di assistere ad un concerto. Ecco, in una recente e siffatta chiacchiera si parlava di come fare puro doom fosse probabilmente più semplice che barcamenarsi su generi un po’ più complessi e che magari vedevano la componente doom come importante ma non maggioritaria.
Una definizione che significa tutto e niente, visto che se non è doom è sabbathiano, se non è lisergico è oscuro, tanto che sono in molti a salire sul carro dei doom-influenced senza per questo ingrossare le fila del genere né tantomeno contribuire alla sua ascesa dallo status di filone underground per eccellenza.
Lunga e doverosamente lisergica introduzione per parlare del funeral doom dei Bosque, sostanzialmente una one man band portata avanti da DM e influenzata in primis dalle atmosfere rarefatte e oceaniche che permeano l’estremo occidente del nostro continente. Sì, perché sulle coordinate dilatate su cui si muove l’evoluzione del genere che fu di Saint Vitus e Candlemass è quanto mai superfluo cercare padri putativi specifici, specie dinanzi ad una proposta non compromissoria qual è quella del combo portoghese, volta a condensare in tre tracce da più di dieci minuti l’una una poetica vicina a quegli universi lontani a cui siamo soliti dare definizioni come “drone”, “funeral” e quant’altro.
Certo, dall’ascolto tutto possiamo aspettarci da DM fuorché considerarlo un personaggio facilmente inquadrabile: le atmosfere care ai primi Paradise Lost di “Paradox” o le inattese aperture presenti su “Enter” sono solo due esempi di come le sorprese siano dietro gli angoli più reconditi di questo “Beyond”, il tutto ovviamente coronato da una linea vocale eterea e persa tra gli echi delle foreste lusitane, un elemento che – forse più di altri – è la vera croce e delizia di questo lavoro. Solo per palati forti.
Recensione a cura di: schwarzfranz
Voto: 70/100
Tracklist:
1. Calling the Rain 13:07
2. Paradox 13:03
3. Enter 14:15
DURATA TOTALE: 40:25
PAGINA BANDCAMP
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