METAL CHURCH - XI (Review)
(2016)
Tornano i pilastri Metal Church e lo fanno ripresentandosi con una grossa novità , ovvero il rientro in formazione dell'ottimo Mike Howe, ottimo cantante che aveva cantato su dischi di pregevole fattura come "Blessing In Disguise", "The Human Factor" e "Hanging In The Balance". Personalmente dei tre dischi che ho nominato, il mio favorito è "Blessing in Disguise", ovvero una di quelle opere che non ha mai ricevuto abbastanza riconoscimenti, un disco di rara bellezza dove la band era veramente al suo apice compositivo.
Ma fondamentalemnte, parliamoci chiaro, i Metal Church hanno sbagliato davvero poco nella loro carriera, ma non si sa perchè, la loro popolarità non ha mai superato quella di una cult band di lusso, magari con qualche accenno da "big", soprattutto ad inizio carriera, per poi ritornare nella loro dimensione, di certo non priva di soddisfazioni, ma senza aver conosciuto mai la fama ai suoi vertici. Se contiamo poi qualche battuta d'arresto, soprattutto quella intercorrente tra il 1994 e il 1999 (più o meno), che non ha giovato alla band di certo, ecco che capiamo il perchè del mancato salto definitivo.
Ma fondamentalemnte, parliamoci chiaro, i Metal Church hanno sbagliato davvero poco nella loro carriera, ma non si sa perchè, la loro popolarità non ha mai superato quella di una cult band di lusso, magari con qualche accenno da "big", soprattutto ad inizio carriera, per poi ritornare nella loro dimensione, di certo non priva di soddisfazioni, ma senza aver conosciuto mai la fama ai suoi vertici. Se contiamo poi qualche battuta d'arresto, soprattutto quella intercorrente tra il 1994 e il 1999 (più o meno), che non ha giovato alla band di certo, ecco che capiamo il perchè del mancato salto definitivo.
Di contro, a livello di qualità musicale, i Nostri hanno sempre portato avanti con coerenza il loro heavy metal roccioso a suon di album sempre almeno discreti nel peggiore dei casi, e adesso non si smentiscono con questo nuovo "XI".
Ammesso che io avevo apprezzato anche l'operato dietro il microfono di Ronny Munroe e gli album su cui aveva cantato ultimamente, c'è da dire che l'ugola di Mike Howe è un gradino sopra e fortunatamente ha mantenuto gran parte delle sue caratteristiche, nonostante il passare del tempo, e quindi ha ridato smato a questa band. Ma parliamo ora del disco.
"Reset" apre le danze con un riff intricato di chitarra e un bell'incedere veloce e potente, su cui mano a mano si staglia la voce di un Howe davvero ispirato, fino ad arrivare a dei ritornelli ben supportati dalla doppia cassa del drummer Jeff Plate, anche lui in stato di grazia. Il pezzo è convincente, soprattutto quando si apre verso dei bridge e degli assoli da capogiro, letteralmente. la band è su livelli altissimi, e un inizio del genere non è roba da poco...Si continua con "Killing Your Time", una bella canzone, di nuovo spinta e accattivante, ma senza avere le intuizioni vincenti della precedente. Insomma una buona canzone, ma forse troppo di mestiere, comunque gradevole.
E passiamo al singolo apripista che circolava prima dell'uscita dell'album con relativo video, "No Tomorrow". Altra bella canzone, band in palla e un Kurdt Vanderhoof che macina riff su riff di pregevole fattura. Certo che, un po' per alcuni riff e un po' per il cantato, a volte tornano in mente i Judas Priest più vigorosi, oltre a una certa similitudine con band quali Jag Panzer, Vicious Rumors e tutto il power metal a stelle e strisce. E non è una cosa poi così strana, visto che i Metal Church hanno contribuito molto anche a quel tipo di sound, a parere del sottoscritto, ma in questo disco questa vena sembra venire più a galla.
Si prosegue con "Signal Path", che non colpisce fino in fondo, ma si salva per una prova maiuscola di un Howe che non sembra aver accusato il passare del tempo, e i suoi refrain sono sempre efficaci e salvano qualche filler come questo.
Siamo quasi a metà album, e incntriamo un pezzo dall'apertura più riflessiva rispetto a quanto proposto dai Nostri finora; "Sky Falls In" è un brano heavy roccioso, che si esprime in un mid tempo e non accelera quasi mai la velocità , ma preferisce colpire con grandi ritornell. Solo verso la fine abbiamo un impennarsi del tempo, con un tappeto di doppia cassa che sottolinea i bei soli di chitarra. Brano non eccezionale, ma maestoso al punto giusto e dal buon gusto melodico.
"Needle & Suture" ha quasi l'impatto di una thrash song, con il suo riff portante pesantissimmo e una cattiveria abbastanza pronunciata. Particolari le linee vocali venate di oscurità , che esplodono in refrain contorti, e una volta tanto non sfoggiano melodia "facile" come nei pezzi precedenti.
"Shadow" ci riporta alle sonorità di "Blessing in Disguise", mentre "Blow Your Mind" si riappropria dell'oscurità e dei mid tempo che avevamo incontrato ad esempio in "Sky Falls In", ma lo fa con risultati migliori: i riff sono ficcanti e ipnotici, l'incedere è minaccioso e il cantato di Mike Howe questa volta si supera sotto ogni aspetto; la sua voce dipinge scenari tetri e decadenti, mentre arpeggi sinistri fanno il loro dovere molto bene.
Quanto di buono abbiamo sentito finora in questo album va avanti fino alla conclusiva "Fan The Fire", con tante luci e qualche piccola ombra, ovvero qualche filler, come la non esaltante "Soul Eating Machine" o l'insignificante "It Waits", che si salvano in corner dalla solita, ottima prova di Howe al microfono. A fine tracklist troviamo però ancora di cui godere, come la bella "Suffer Fools", un pezzo che riporta la Chiesa Metallica ai fasti del passato e dove tutto funziona alla. Meraviglioso il semplice ma dissonante riff portante, buona la prova della sezione ritmica, e ancora applausi per Mike Howe! Un brano che riporta questa band sugli stessi livelli di almeno due decenni fa.
La chiusura spetta a "Fan The Fire", che si apre in un mid tempo che strizza l'occhio all'hard rock più classico e che infatti, non me ne vogliate, non ho gradito molto. A parte che non è tanto una questione di genere, quanto di cali compositivi. Ecco, sintetizzando è proprio quest'ultimo punto il leit motv di "XI". Per fortuna su dodici canzoni, ne abbiamo almeno una buona metà che si esprime su livelli molto apprezzabili mentre, di contro, abbiamo circa 4-5 pezzi poco ispirati, che abbassano un po' le quotazioni di un album che avrebbe potuto dare ancora di più. Calcolando però che dove la band centra il bersaglio fa "il botto", possiamo parlare di un buon disco sicuramente, un po' meglio delle ultime prove, ma che non può raggiungere le vette di un passato lontano e ormai irraggiungibile. Se preso da solo, questo "XI" saprà donare grandi soddisfazioni, ma ogni paragone coi primi album sarebbe inutile, quindi godiamoci questo bel ritorno per quello che è, senza troppa nostalgia, che è la cosa migliore.
Band come queste, quando non ci saranno più, non verranno rimpiazzate facilmente, questo è certo...
Recensione a cura di: Sergio "Bickle" Vinci
Voto: 74/100
Tracklist:
1. Reset 03:54
2. Killing Your Time 05:06
3. No Tomorrow 05:08
4. Signal Path 07:12
5. Sky Falls In 07:01
6. Needle and Suture 04:38
7. Shadow 04:08
8. Blow Your Mind 06:28
9. Soul Eating Machine 04:41
10. It Waits 05:15
11. Suffer Fools 04:54
12. Fan the Fire 03:46
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