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SADIST - Hyaena

Full-length, Scarlet Records
(2015)

È un privilegio poter parlare dell'ultimo lavoro dei Sadist. È un privilegio ed un onore per me ascoltare l'ultima fatica del combo di Genova “Hyaena”, un lavoro incentrato liricamente sul predatore africano, sulle sue tecniche di caccia, sulle sue abitudini ed istinti crudeli, tanto che come vuole la leggenda, la bestia pare sia spesso cavalcata dal diavolo stesso.
Quindi è un'onore ed un privilegio rendere il mio personale omaggio ad una band, i Sadist, tra i pochi in Italia ad aver portato la musica estrema ad un livello altissimo ma spesso, purtroppo, ignorato dalla solita “Italietta” che sceglie sempre l'estero come terra promessa. “Hyaena”, dalla prima traccia all'ultima non delude le aspettative, anzi, rafforza senza ombra di dubbio, l'immenso patrimonio musicale che essi rappresentano, anche e soprattutto a livello europeo. 

Un extreme - progressive death metal il loro, infarcito di texture di synth ed echi tribali, rafforzato da passaggi tecnici mostruosamente all'avanguardia, che pescano a piene mani da un certo tipo di death metal tecnico che ha nella benedetta triade Cynic, Atheist e Pestilence i suoi punti di riferimento. Chi gli anni '90 del death li ha vissuti può capire, sono stati momenti che per molti, ormai pochi, hanno stravolto e creato una spaccatura definitiva tra un certo modo di intendere la musica estrema ed il raggiungimento di lidi avanguardistici spesso mai superati, almeno idealmente. 
I Sadist di oggi, sono la versione 2.0 di quelle sonorità. Ritmi spesso imbastarditi dal jazz e dalla fusion, strutture armoniche asimmetriche, mai banali o scontate, unite a fraseggi di un gusto avant-garde che sfociano poi, appunto, nel free-jazz – fusion di stampo europeo. Da strimpellatore di basso, sono rimasto a bocca aperta a seguire le linee solistiche che fraseggia Andy in “Gadawan Kura”, rimpiangendo di non poter mai arrivare a simili livelli. Tommy e i suoi insomma, hanno dato alla luce un lavoro tecnicamente altissimo, ma allo stesso tempo comunque orecchiabile e incredibilmente ricco di groove metal, con la voce di Trevor che graffia ed azzanna dall'inizio alla fine. 

I suoni sono ottimamente bilanciati, si sente che la produzione dei Nadir Studio è di alto livello e i dettagli, in particolare nelle parti etniche, mai realmente invasive, si intarsiano organicamente nel tessuto connettivo del lavoro. Non riesco sinceramente a segnalare una canzone rispetto ad un'altra, tutte brillano di vita propria, ognuna risplende delle sue peculiarità. 
In definitiva un lavoro che insieme ad altre perle della loro carriera come “Tribe” oppure il geniale “Crust” o il self-titled “Sadist”, hanno reso il nome Sadist un vanto per l'Italia. Grazie ragazzi, continuate così!

Recensione : D666
Voto: 90/100

Tracklist: 
1.The Lonely Mountain
2.Pachycrocuta
3.Bouki
4.The Devil Riding the Evil Steed
5.Scavenger and Thief
6.Gadawan Kura
7.Eternal Enemies
8.African Devourers
9.Scratching Rocks
10.Genital Mask

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