STRANGE HERE - II
(2015)
E' una storia tormentata quella del progetto Strange Here, che vede protagonisti un duo di musicisti presenti da molto tempo nella scena italiana, Alexander Scardavian (ex-Paul Chain) e Domenico Lotito (ex-Error Amplifier). Strange Here nasce nel 1990, quando Alexander collaborava ancora con Paul Chain. Così, l'artista tenne gli Strange Here come progetto secondario negli anni a venire, fino al 2002, quando con questo monicker, fa uscire il primo LP.
La storia del disco che andrò a recensire inizia invece nel 2006, quando avvenne l'incontro tra Alexander e Domenico. Realtà differenti, ma nasce una sintonia molto forte, che permetterà al duo di stringere una grande amicizia, e da quest'ultima, la nascita di “II”.
Questo capitolo presenta un Doom Metal psichedelico, forgiato da anni di esperienza e influenzato in maniera veramente variegata. Dal punto di vista del sound, “II” è stato ben registrato e esalta le qualità del gruppo.
Il disco si apre con “Still Alone”, pezzone caratterizzato da un riff ossessivo e pesante, che evolve in un ritornello tappezzato da una tastiera che rievoca antiche sonorità tanto care anche al buon vecchio Paul Chain. La seconda traccia è la più ispirata, “Kiss of Worms”, anch'essa caratterizzata da un riff ridondante e quasi onnipresente. E' presente un assolo di discreta natura, ma che ben si adatta al contesto, quindi perfettamente inerente al genere. La successiva “Born to Lose” segue gli stessi schemi delle canzoni precedenti, con la presenza di due assoli dal sound psichedelico, che danno la giusta sensazione di disorientamento che il testo di questo brano emana.
E passiamo a “Black, Grey and White”, canzone costruita su armonie di chitarra acustica e con sonorità quasi arabeggianti, e nella quale risaltano anche melodie di tastiera, che ricreano atmosfere oniriche. Si ritorna alla potenza del Doom con la più stagnante “Acid Rain”, che è strutturata con il tipico riffone ossessivo e ridondante, dove è però presente anche un assolo sempre dalle sonorità psichedeliche e molto bluesy.
Il record di brano più lungo del disco lo vince “Only If”, una lunghissima ballad semi-acustica (è d'obbligo dire che c'è un assolo veramente incredibile, realizzato da Red Crotalo dei Revenge), che segue lo stile di “Black, Grey and White”, ma che si fa ascoltare con più facilità , nonostante le vocal quasi disperate di Alexander. E cosi questo viaggio musicale termina con la più movimentata “Shiftless”, canzone doom ispirata ai maestri Black Sabbath, molto personale e decisamente coinvolgente, come il brano in sè, che vuole travolgere ed impressionare chi lo ascolta.
In definitiva il ritorno degli Strange Here, è veramente una sorpresa riuscita, certo è che la loro arte è comprensibile solamente a chi vuole capirla, poiché non si tratta di un gruppo semplice. Spero vivamente in un buon riscontro, più che altro perché questo duo ha molto da dire.
Recensione a cura di: Matteo Perazzoni "DoomMaster"
Voto: 85/100
Tracklist:
1. Still Alone
2. Kiss of Worms
3. Born to Lose
4. Black, Grey and White
5. Acid Rain
6. Only If...
7. Shiftless
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