Oraculum “Sorcery of the Damned”
EP, Invictus Productions
(2014)
Dal Chile con marciume, questo lo slogan che potrebbe riassumere cosa vi troverete di fronte ascoltando questo “Sorcery of the Damned”, primo ep di questa band di recente formazione (2011). Il power trio in questione suona metallo della morte nella sua accezione più classica del termine, ma non pensate minimamente a qualche inflessione sperimentale o chissà quale tecnicismo; qui i punti di riferimento possono essere primi Entombed/Nihilist, Bolt Thrower, Morgoth e Vomitory.
Un mix che a mio avviso vede però una preponderanza di death metal made in Sweden, ma che appunto presenta tratti tipici di altre parti del globo, come ad esempio una pesante influenza dei già citati Bolt Thrower. Questo è ravvisabile soprattutto nelle frequenti incursioni in territori mortiferi e dove la velocità viene meno, creando delle atmosfere davvero opprimenti e malsane.Dal Chile con marciume, questo lo slogan che potrebbe riassumere cosa vi troverete di fronte ascoltando questo “Sorcery of the Damned”, primo ep di questa band di recente formazione (2011). Il power trio in questione suona metallo della morte nella sua accezione più classica del termine, ma non pensate minimamente a qualche inflessione sperimentale o chissà quale tecnicismo; qui i punti di riferimento possono essere primi Entombed/Nihilist, Bolt Thrower, Morgoth e Vomitory.
Il suono di chitarra presenta il tipico “crunch” di chiara memoria svedese, e in generale la produzione è rozza ma non approssimativa. Si sente chiaramente che la band ha lavorato sodo per ottenere questo risultato.
Il disco si apre con “The Vessel of Orichalcum”, un vero rullo compressore, con un riffing semplice e una batteria essenziale. Il tutto però crea un muro di suono notevole, con una voce abbastanza particolare, con il suo urlo sofferente che sostituisce il solito growl tipico del death metal. Quest’ultimo è un aspetto che potrebbe essere oggetto di approvazione o, al contrario, di critica, a seconda dei gusti. Il pezzo finisce in un crescendo sempre più brutale e dove il blast beat diventa imperante, una vera carneficina sonora! Si prosegue con “Primeval Flame”, aperta da un arpeggio di chitarra pulita inquietante, per poi proseguire con il solito death metal old school che gli Oraculum sembrano venerare. Sono davvero belle le linee di chitarra: le ritmiche creano una base solida e distruttrice, mentre quelle soliste svolgono un ruolo primario a livello di arrangiamento, con belle armonizzazioni melodiche ma al tempo stesso molto oscure. Non che questo approccio compositivo sia sconosciuto, anzi, la maggior parte del death metal di questo tipo ha basato il suo trademark su questa formula, ma è bene ricordare che non tutti riescono a ricalcare bene quanto gli Oraculum certi dettami. Finale da brividi, rallentato e infernale come pochi, provare per credere…
Il disco si apre con “The Vessel of Orichalcum”, un vero rullo compressore, con un riffing semplice e una batteria essenziale. Il tutto però crea un muro di suono notevole, con una voce abbastanza particolare, con il suo urlo sofferente che sostituisce il solito growl tipico del death metal. Quest’ultimo è un aspetto che potrebbe essere oggetto di approvazione o, al contrario, di critica, a seconda dei gusti. Il pezzo finisce in un crescendo sempre più brutale e dove il blast beat diventa imperante, una vera carneficina sonora! Si prosegue con “Primeval Flame”, aperta da un arpeggio di chitarra pulita inquietante, per poi proseguire con il solito death metal old school che gli Oraculum sembrano venerare. Sono davvero belle le linee di chitarra: le ritmiche creano una base solida e distruttrice, mentre quelle soliste svolgono un ruolo primario a livello di arrangiamento, con belle armonizzazioni melodiche ma al tempo stesso molto oscure. Non che questo approccio compositivo sia sconosciuto, anzi, la maggior parte del death metal di questo tipo ha basato il suo trademark su questa formula, ma è bene ricordare che non tutti riescono a ricalcare bene quanto gli Oraculum certi dettami. Finale da brividi, rallentato e infernale come pochi, provare per credere…
“Passage I” è adorazione della morte, pochi altri sinonimi mi vengono in mente. Sentimenti come sofferenza, agonia e disperazione si respirano alla grande in questo episodio strumentale di due minuti circa, che funge da intro per la successiva “Endarkenment”, ennesima dimostrazione di coerenza verso il death metal più antico e putrido.
Se amate le band che ho citato in apertura e volete scoprire una realtà che non scopiazza senza stile ed è capace comunque di non annoiare, fate subito vostro questo ep. Acquisto quasi obbligato per chi cerca ancora nel death metal quelle sensazioni che il genere riusciva a dare soprattutto a cavallo tra fine degli anni ’80 e inizio ’90. Ottima sorpresa!
Recensione di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
VOTO: 79/100
Tracklist:
1. The Vessel of Orichalcum Download Track
2. Primeval Flame Download Track
3. Passage I Download Track
4. Endarkenment
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