Overkill "White Devil Armory"
Full-length, Nuclear Blast
(2014)
Signori e signore, metallari di tutte le età, ho il piacere di annunciarvi con sei mesi di anticipo il vincitore del premio come migliore album thrash metal del 2014: "White Devil Armory" dei seminali Overkill, che riconfermano l’ottima forma e le impressioni più che positive suscitate con "Ironbound" e "The Electric Age" ( non che il resto della discografia sia da buttar via, anzi, tutt’altro).
Per chi ascolta, ovviamente sa che ci troviamo di fronte a ben poche novità, la formula degli Overkill consiste in un potentissimo thrash metal in pieno stile vecchia scuola, (scuola che, si sa, loro stessi hanno contribuito a creare) ma con il tiro e la precisione delle produzioni dell’era moderna, che crea la miscela esplosiva che vi farà scapocciare come se non ci fosse un domani.
L’album si apre con "XDᵐ", una breve intro, che ha il compito di far risaltare, cosa che gli è riuscita alla grande, il primo brano del platter: "Armorist". La canzone ha un attacco brutale, all’unisono tra una batteria martellante con il doppio pedale lanciato a tutta velocità e un riffing serrato e violentissimo. Credo che dal vivo questa canzone farà sfaceli a mani basse. Si prosegue sempre a ritmi vertiginosi con "Down To The Bone" e "Pig", la prima in verità è un po’ più lenta (ma nemmeno troppo) e groovy, con un ritornello molto orecchiabile, la seconda con un Bobby “Blitz” Ellsworth micidiale, la sua interpretazione incazzatissima non fa prigionieri; ad essere sinceri il frontman è protagonista di una prova maiuscola in tutto l’album, davvero da applausi. Dopo una partenza cosi esplosiva ci si aspetterebbe un rallentamento, tanto per far tirare il fiato al povero malcapitato ascoltatore. Cosa che effettivamente avviene per i primi venti secondi di "Bitter Pill", che si apre con un breve arpeggio, successivamente spazzato via da un riffing più cadenzato e marziale e da una parentesi strumentale intorno al minuto 4:20 ben studiata.
Si riprende col massacro uditivo con "Where There’s Smoke", bordata speed/thrash, con un bel breakdown centrale e un assolo caustico piazzato nel punto giusto. Un punto che volevo analizzare riguarda la tecnica strumentale, che seppur elevatissima rimane sempre al servizio delle canzoni e non viceversa rendendo l’ascolto fruibile sebbene ci siano canzoni con soluzioni più ricercate come "Freedom Rings", che è una delle canzoni più elaborate a livello di ricerca dei riff, questi si incastrano l’un con l’altro in maniera perfetta, ogni nota sembra suonata nel momento giusto, anche l’assolo è da infarto con fraseggi quasi da virtuosismo.
Le seguenti "Anothe Day To Die", "King Of The Rat Bastards" e "It’s All Yours", non fanno altro che confermare le impressioni emerse finora, perciò evito di ripetermi. "In The Name" ci congeda concludendo l’album, la canzone è in pieno stile Overkill, con un tempo più cadenziato e dalle vocals al vetriolo di Ellsworth, con un passaggio quasi epicheggiante intorno alla metà del brano e con un breakdown marziale sul finale di tutto rispetto. Davvero avvincente.
Alla fine della fiera ci troviamo di fronte ad un disco di un’ora che non annoia mai grazie ad un songrwriting ben studiato fin nei minimi dettagli. In altre parole un’ennesima eccellente prova di una band che sta vivendo una seconda era d’oro. Da avere.
Recensione di: Stefano Paparesta
Voto: 90/100
Tracklist:
1. XDᵐ 00:49
2. Armorist 03:53
3. Down to the Bone 04:04
4. Pig 05:21
5. Bitter Pill 05:48
6. Where There's Smoke... 04:20
7. Freedom Rings 06:52
8. Another Day to Die 04:56
9. King of the Rat Bastards 04:09
10. It's All Yours 04:26
11. In the Name 06:03
DURATA TOTALE: 50:41
http://wreckingcrew.com/crew/
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