Kotiomkin "Maciste Nell'Inferno Dei Morti Viventi"
Full-length, Peplum Holocaust
Devo essere sincero: non ho mai avuto troppo un debole per i progetti stoner e derivati strumentali. Perché? Perché ne ho dovuti sentire tanti da recensire, e troppi ricadevano pienamente in due categorie: o wannabe dei Karma To Burn, oppure robe doom volendo anche carine, ma le cui releases erano spesso corte, e tendenzialmente molto generiche, quasi che più che altro la band si preoccupasse di fare dei brani, sbattendosene della qualità.
Sensazioni musicali che si fanno particolarmente intense e adatte quando basso e batteria costruiscono l’andamento lento e oscuro della canzone, con la chitarra a proporre assoli minimali e filtrati che conferiscono all’intera canzone un mood ipnotico. È qui che i Kotiomkin colpiscono di più, e infatti la loro migliore canzone è proprio la title track dell’album, “Peplum Holocaust”, che alterna questa soluzione stilistica a un andamento doom a volte oscuro ed altre più possente ma comunque lento. Altrove nell’album è la vena rock a farla da padrone, presente in “Jungla Cannibale” e “Maciste” in parte. Qui la band riesce a far scaricare la propria musica, evitando pertanto un album che altrimenti tenderebbe ad essere troppo collassato su sé stesso, quasi narcolettico.
Come unico miglioramento, propongo alla band di abbondare con gli assoli di chitarra nelle parti rock e di sbizzarrirsi con effetti tipo il wah wah, in maniera da rendere ancora più vivaci le canzoni, sulla scia di quanto fatto dai Danzig ad esempio o dai Godwatt Redemption, o dagli stessi Karma To Burn, che sopperiscono all’assenza della voce con assoli continui. Difetti? Non molti per la verità, ma a parte forse un po’ di libertà negli assoli che si può aggiungere, a volte la band tende a non essere originale: “Petrus il filibustiere” per esempio ha il primissimo riff simile a quello di “Supagorgonizer” degli Iron Monkey, e trattandosi del tema principale della canzone, un po’ scende l’attenzione proprio per questo motivo, senza contare momenti in cui la chitarra, se va solista, diventa un po’ banale, come nella seconda parte dell’assolo di “Maciste” o in “L’ampolloso Gigione” a tratti.
Questi difetti tuttavia non sono gravi e non minano più di tanto la riuscita di un disco comunque interessante e consigliabile a chi apprezza lo stoner sperimentale, anche senza voce. Alla prossima!
Recensione di: "Snarl"
Tracklist:
1. Jungla Cannibale 05:06
2. Maciste 06:29
3. L'Ampolloso Gigione 05:51
4. Peplum Holocaust 05:15
5. Petrus Il Filibustiere 03:50
6. Aderbale 06:31
7. Airavata 04:51
https://www.facebook.com/Kotiomkin?fref=nf
(2014)
Devo essere sincero: non ho mai avuto troppo un debole per i progetti stoner e derivati strumentali. Perché? Perché ne ho dovuti sentire tanti da recensire, e troppi ricadevano pienamente in due categorie: o wannabe dei Karma To Burn, oppure robe doom volendo anche carine, ma le cui releases erano spesso corte, e tendenzialmente molto generiche, quasi che più che altro la band si preoccupasse di fare dei brani, sbattendosene della qualità.
I Kotiomkin da Martinsicuro, però, si pongono al di sopra. Certo, il loro lavoro è strumentale, ma la band ha stile, porta idee che differenziano i brani l’uno dall’altro, e riesce a comunicarci delle buone sensazioni musicali.
Sensazioni musicali che si fanno particolarmente intense e adatte quando basso e batteria costruiscono l’andamento lento e oscuro della canzone, con la chitarra a proporre assoli minimali e filtrati che conferiscono all’intera canzone un mood ipnotico. È qui che i Kotiomkin colpiscono di più, e infatti la loro migliore canzone è proprio la title track dell’album, “Peplum Holocaust”, che alterna questa soluzione stilistica a un andamento doom a volte oscuro ed altre più possente ma comunque lento. Altrove nell’album è la vena rock a farla da padrone, presente in “Jungla Cannibale” e “Maciste” in parte. Qui la band riesce a far scaricare la propria musica, evitando pertanto un album che altrimenti tenderebbe ad essere troppo collassato su sé stesso, quasi narcolettico.
Come unico miglioramento, propongo alla band di abbondare con gli assoli di chitarra nelle parti rock e di sbizzarrirsi con effetti tipo il wah wah, in maniera da rendere ancora più vivaci le canzoni, sulla scia di quanto fatto dai Danzig ad esempio o dai Godwatt Redemption, o dagli stessi Karma To Burn, che sopperiscono all’assenza della voce con assoli continui. Difetti? Non molti per la verità, ma a parte forse un po’ di libertà negli assoli che si può aggiungere, a volte la band tende a non essere originale: “Petrus il filibustiere” per esempio ha il primissimo riff simile a quello di “Supagorgonizer” degli Iron Monkey, e trattandosi del tema principale della canzone, un po’ scende l’attenzione proprio per questo motivo, senza contare momenti in cui la chitarra, se va solista, diventa un po’ banale, come nella seconda parte dell’assolo di “Maciste” o in “L’ampolloso Gigione” a tratti.
Questi difetti tuttavia non sono gravi e non minano più di tanto la riuscita di un disco comunque interessante e consigliabile a chi apprezza lo stoner sperimentale, anche senza voce. Alla prossima!
Recensione di: "Snarl"
Voto: 73/100
Tracklist:
1. Jungla Cannibale 05:06
2. Maciste 06:29
3. L'Ampolloso Gigione 05:51
4. Peplum Holocaust 05:15
5. Petrus Il Filibustiere 03:50
6. Aderbale 06:31
7. Airavata 04:51
https://www.facebook.com/Kotiomkin?fref=nf
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