Landskap "I LP"
Full-length, Iron Bonehead
(2014)
Oggigiorno non è così raro ritrovarsi ad ascoltare band alla ricerca di un sound decisamente vintage, tuttavia l’alto contenuto “old fashioned” non sempre viene criticato, anzi: a volte può rivelarsi come la chiave d’accesso per il grande pubblico se si sa come gestirlo. Certo, alcuni sostengono che il “nuovo è sempre meglio” e da certi punti di vista è vero, ma al diavolo! Rispolverare le vecchie cassette dei Queen e metterle nel mangianastri è una soddisfazione che prima o poi tutti dobbiamo toglierci… o no?
E quindi? Beh, se anche voi come il sottoscritto avete un debole per i primi lavori dei Black Sabbath e vedete in “Dopesmoker” un capolavoro assoluto, prendete posto e fate come se foste a casa vostra. Cominciamo subito parlando della presentazione: non si sta parlando di un singolo normale, bensì di un LP! Un grazioso 33 giri di cui, per motivi tecnici, ho ascoltato solo il formato digitale… un vero peccato per l’amante del suono caldo del giradischi, pertanto se vi capita di trovare il vinile di questo lavoro fidatevi e compratelo.
Il perchè di questo mio invito è semplice: ne vale la pena. Non c’è da scherzare stavolta sulla qualità delle tracce e già soltanto le campane da morto usate come intro ne sono la garanzia, credetemi. Assoli graffianti, tempi lenti e pesanti, un ritmo potente di basso e l’immancabile atmosfera sinistra ne fanno un buon lavoro doom con la “d” maiuscola, ma frenate l’entusiasmo: qui non si parla di thrash metal, il disco deve prendersi i suoi tempi e l’astante deve gustarsi questa delizia senza troppa fretta.
E già, purtroppo (o per fortuna, dipende dai gusti) il lato “A” del vinile non va dritto al sodo, ma comincia prendendosi i suoi spazi nella mente del suo ascoltare trascinandolo in un sensazione di confusione mista a spossatezza: in pratica una sorta di sogno tormentato che, per quanto lugubre, è molto più vicino al rock progressivo che al doom tradizionale. Considerando di conseguenza la lentezza dello sviluppo e il suono degli strumenti accordati non meno di tre toni sotto lo standard, i Landskap ci fanno conoscere in questo lato del vinile una loro sfumatura musicale più orientata verso lo stoner rock.
Fino a qui la cosa non dovrebbe dare fastidio tutto sommato, la lenta “A Nameless Fool” e la strumentale “My Cabin In The Woods” sono un ottimo antipasto per quello che ci verrà rivelato nel lato “B”.
“Fallen So Far” all’inizio dell’altro lato, infatti, cambia già dai primi secondi le carte in tavola e mostra sonorità decisamente più decise e lineari. Siamo finalmente arrivati alla parte doom rock che aspettavamo! Interventi graffianti di chitarra elettrica, ritmi incalzanti, tastiere che (strano ma vero) si sentono ben distinte dagli altri strumenti… insomma: un capolavoro di registrazione che ha tanto da raccontare… e poi? E poi è il turno di “To Harvest The Storm”: brano strumentale messo a chiusura del nostro piccolo viaggio mentale.
Che posso dire? Magico: veramente un buon inizio per i londinesi Landskap, ma se le cose belle non sono mai perfette, anche loro dovranno pur avere qualche difetto giusto? Purtroppo sì e in questo caso si tratta del cantante: l’insieme degli effetti usati per rendere la sua voce il più possibile ipnotica e confusa è senza dubbio una buona mossa, ma in questo contesto non è molto d’aiuto perchè sembra quasi che la porti in secondo piano rispetto agli strumenti che invece ricoprono il ruolo più importante di tutto l'LP (ricordiamo che su 4 tracce, ben 2 sono esclusivamente strumentali).
Tutto sommato la critica non è così pesante: in fin dei conti si tratta solo di un mio capriccio musicale, pertanto considero “I” un buon inizio per una carriera che si rispetti, mi aspetto grandi risultati in futuro.
Fino a qui la cosa non dovrebbe dare fastidio tutto sommato, la lenta “A Nameless Fool” e la strumentale “My Cabin In The Woods” sono un ottimo antipasto per quello che ci verrà rivelato nel lato “B”.
“Fallen So Far” all’inizio dell’altro lato, infatti, cambia già dai primi secondi le carte in tavola e mostra sonorità decisamente più decise e lineari. Siamo finalmente arrivati alla parte doom rock che aspettavamo! Interventi graffianti di chitarra elettrica, ritmi incalzanti, tastiere che (strano ma vero) si sentono ben distinte dagli altri strumenti… insomma: un capolavoro di registrazione che ha tanto da raccontare… e poi? E poi è il turno di “To Harvest The Storm”: brano strumentale messo a chiusura del nostro piccolo viaggio mentale.
Che posso dire? Magico: veramente un buon inizio per i londinesi Landskap, ma se le cose belle non sono mai perfette, anche loro dovranno pur avere qualche difetto giusto? Purtroppo sì e in questo caso si tratta del cantante: l’insieme degli effetti usati per rendere la sua voce il più possibile ipnotica e confusa è senza dubbio una buona mossa, ma in questo contesto non è molto d’aiuto perchè sembra quasi che la porti in secondo piano rispetto agli strumenti che invece ricoprono il ruolo più importante di tutto l'LP (ricordiamo che su 4 tracce, ben 2 sono esclusivamente strumentali).
Tutto sommato la critica non è così pesante: in fin dei conti si tratta solo di un mio capriccio musicale, pertanto considero “I” un buon inizio per una carriera che si rispetti, mi aspetto grandi risultati in futuro.
Recensione di: Dystro
Voto: 80/100
Tracklist:
Side A:
1. A Nameless Fool
2. My Cabin in the Woods
Side B:
2. My Cabin in the Woods
Side B:
3. Fallen So Far
4. To Harvest the Storm
4. To Harvest the Storm
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