Slayer "Reign In Blood"
Full-length, Def Jam Recordings
(1986)
Ci sono centinaia di metallari, che alla domanda “ Qual è il miglior album thrash metal?”
Rispondono senza esitazione “ Reign in Blood”. E come dargli torto. Raramente, all’interno dell’ambito metal sono uscite opere di tale potenza, ultra compatte, monolitiche, per certi versi anche motone, ma così influenti mai. E’ anche vero che nel 1986, l’unico album dello stesso genere che poteva competere era Master of Puppets dei Metallica, ma era musica totalmente diversa. Quella dei Four Horsemen era strutturata, levigata, ricca di sfumature e quasi progressive. Gli Slayer invece, confezionarono un album basato sull’attitudine, la velocità e l’impatto, dalla violenza ancora oggi caustica e perversa. Personalmente ho sempre cercato di non preferire nessuno dei né uno né l’altro disco, poiché rappresentano al meglio le sfaccettature del thrash metal e più in generale della musica estrema.
Non ho vissuto l’epoca in cui uscì il disco di stiamo parlando, “ Reign in Blood”, ma credo che qualsiasi metallaro al primo ascolto abbia fatto un salto per lo spavento causato dall’inizio assassino di “ Angel of Death”, l’urlo di Tom Araya e i riff nevrotici sono ben esplicativi per segnalare l’apertura delle porte infernali. O di un campo di concentramento se preferite, viste le liriche, che crearono agli Slayer non poche querele per antisemitismo. La sezione solista centrale è annichilente, assoli sparati a velocità impensabili per l’epoca, la whammy bar di Jeff Hanneman ( pace all’anima sua ) farà poi scuola in generi come il death metal. Il drumming di Dave Lombardo è devastante, preciso e potente, sostiene velocità elevatissime con una naturalezza sconvolgente ( qualcuno lo dica a Joey Jordison). Il basso è relegato alla mera funzione ritmica, difatti non a caso si sente pochissimo in tutto il platter. Altri brani degni di nota sono Criminally Insane, Postmortem o Jesus Saves, schegge impazzite che seguono la falsariga dell’opener. La traccia finale del disco “ Raining Blood” non ha bisogno di descrizioni, il riff portante è ormai leggendario, assassino ed agghiacciante e in due minuti scarsi ci fa capire che se ci fosse un’apocalisse, questa sarebbe la colonna sonora più opportuna.
Personalmente credo che non ci sia bisogno di dilungarsi con altri commenti o discorsi già detti e ripetuti in 27 anni dalla sua uscita. Godetevi l’inferno.
Recensore: Stefano Paparesta
Voto: 100/100
Tracklist:
01. Angel of Death
02. Piece by Piece
03. Necrophobic
04. Altar of Sacrifice
05. Jesus Saves
06. Criminally Insane
07. Reborn
08. Epidemic
09. Postmortem
10. Raining Blood
http://www.facebook.com/slayer
http://www.slayer.net/
http://www.jelli.com/open/artist/3e6a6978-cbcf-4b77-ae69-6619e1808f6c?ref=atw
http://mog.com/artists/mn30352/slayer?ref=atw
http://myspace.com/slayer
http://www.slatanicwehrmacht.com/
http://open.spotify.com/artist/1IQ2e1buppatiN1bxUVkrk?ref=atw
https://twitter.com/slayer
http://youtube.com/SlayerTV
(1986)
Ci sono centinaia di metallari, che alla domanda “ Qual è il miglior album thrash metal?”
Rispondono senza esitazione “ Reign in Blood”. E come dargli torto. Raramente, all’interno dell’ambito metal sono uscite opere di tale potenza, ultra compatte, monolitiche, per certi versi anche motone, ma così influenti mai. E’ anche vero che nel 1986, l’unico album dello stesso genere che poteva competere era Master of Puppets dei Metallica, ma era musica totalmente diversa. Quella dei Four Horsemen era strutturata, levigata, ricca di sfumature e quasi progressive. Gli Slayer invece, confezionarono un album basato sull’attitudine, la velocità e l’impatto, dalla violenza ancora oggi caustica e perversa. Personalmente ho sempre cercato di non preferire nessuno dei né uno né l’altro disco, poiché rappresentano al meglio le sfaccettature del thrash metal e più in generale della musica estrema.
Non ho vissuto l’epoca in cui uscì il disco di stiamo parlando, “ Reign in Blood”, ma credo che qualsiasi metallaro al primo ascolto abbia fatto un salto per lo spavento causato dall’inizio assassino di “ Angel of Death”, l’urlo di Tom Araya e i riff nevrotici sono ben esplicativi per segnalare l’apertura delle porte infernali. O di un campo di concentramento se preferite, viste le liriche, che crearono agli Slayer non poche querele per antisemitismo. La sezione solista centrale è annichilente, assoli sparati a velocità impensabili per l’epoca, la whammy bar di Jeff Hanneman ( pace all’anima sua ) farà poi scuola in generi come il death metal. Il drumming di Dave Lombardo è devastante, preciso e potente, sostiene velocità elevatissime con una naturalezza sconvolgente ( qualcuno lo dica a Joey Jordison). Il basso è relegato alla mera funzione ritmica, difatti non a caso si sente pochissimo in tutto il platter. Altri brani degni di nota sono Criminally Insane, Postmortem o Jesus Saves, schegge impazzite che seguono la falsariga dell’opener. La traccia finale del disco “ Raining Blood” non ha bisogno di descrizioni, il riff portante è ormai leggendario, assassino ed agghiacciante e in due minuti scarsi ci fa capire che se ci fosse un’apocalisse, questa sarebbe la colonna sonora più opportuna.
Personalmente credo che non ci sia bisogno di dilungarsi con altri commenti o discorsi già detti e ripetuti in 27 anni dalla sua uscita. Godetevi l’inferno.
Recensore: Stefano Paparesta
Voto: 100/100
Tracklist:
01. Angel of Death
02. Piece by Piece
03. Necrophobic
04. Altar of Sacrifice
05. Jesus Saves
06. Criminally Insane
07. Reborn
08. Epidemic
09. Postmortem
10. Raining Blood
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