Protest the Hero "Fortress"
Full-length, Vagrant Records
(2008)
I Protest the Hero sono probabilmente una delle migliori formazioni uscite nel panorama mondiale del metal moderno negli ultimi anni. La formazione canadese si era fatta notare ed apprezzare nel 2003 con “A Calcolated Use of Sound” e successivamente, due anni più tardi con “Kezia” e complice una lunga ed estenuante serie di date sparse in tutto il globo sono riusciti ad avere un buon successo.
Nel 2008 pubblicano il terzo album “Fortress”, dei tre dischi il più completo, personale e complesso.
Il gruppo ha una proposta del tutto originale, miscelano con mestiere hardcore punk, progressive metal e a sprazzi metalcore cervellotico, fuori da qualsiasi schema apparente. Le influenze principali possono essere trovate nei Between the Buried and Me e i The Red Chord. In realtà gli apparenti arrangiamenti caotici se sottoposti ad un ascolto attento ed approfondito, sono perfetti così come sono, studiati alla perfezione, impossibili spostare nel dato contesto del brano sottoposto, in altre parole essenziali. Poiché parlare del disco intero sarebbe troppo dispersivo, ho deciso di prendere in considerazione i due migliori momenti del platter, che meglio rappresentano un album di per sé di ottimo livello.
Bloodmeat. Ovvero l’opener del platter, il biglietto da visita per eccellenza, brano in cui la parte del leone la fa Rody Walker, cantante che definire dalla voce spettacolare è riduttivo: in tutta la mia breve carriera di recensore non mi è capitato di sentire cotanta fantasia nella metrica, nell’intonazione e nella ricerca delle melodie vocali in un solo brano. Il guitarwork è imponente, complessissimo, con trame in costante evoluzione e tecnicamente ineccepibile, supportato da un lavoro ritimico altrettanto ineccepibile (Morgan "Moe" Carlson alla batteria e Arif Mirabdolbaghi al basso), soprattutto dietro le pelli. Il drumming è infatti cervellotico, imprevedibile, geniale!
Il pezzo forte, il momento più epico di pathos maggiore non poteva che essere la traccia centrale dell’album “Sequoia Throne”. Questa canzone, probabilmente l’avrò sentita un centinaio di volte e, non smette mai di deludermi. Ad ogni ascolto si possono avvertire nuove sfumature, passaggi fulminei e idee uniche ed inimitabili. In questo brano c’è tutto il mondo dei PtH: voce irresistibile e varia, chitarre ultra tecniche ed imprevedibili, tempi folli e fuori dal comune. Indescrivibile.
Tirando le somme ci troviamo di fronte ad una delle band più ispirate, innovative e geniali dell’ultimo decennio, in grado di poter dire qualcosa di nuovo e nel futuro diventare il nuovo canone del metal moderno. Questa è musica estrema, ma solo diversa.
Recensione di: Stefano Paparesta
Voto: 90/100
Tracklist:
* On Conquest & Capture *
01. Bloodmeat
02. The Dissentience
03. Bone Marrow
* Untitled Section *
04. Sequoia Throne
05. Palms Read
06. Limb From Limb
07.Spoils
* Isosceles *
08. Wretch
09. Goddess Bound
http://www.protestthehero.com/
(2008)
I Protest the Hero sono probabilmente una delle migliori formazioni uscite nel panorama mondiale del metal moderno negli ultimi anni. La formazione canadese si era fatta notare ed apprezzare nel 2003 con “A Calcolated Use of Sound” e successivamente, due anni più tardi con “Kezia” e complice una lunga ed estenuante serie di date sparse in tutto il globo sono riusciti ad avere un buon successo.
Nel 2008 pubblicano il terzo album “Fortress”, dei tre dischi il più completo, personale e complesso.
Il gruppo ha una proposta del tutto originale, miscelano con mestiere hardcore punk, progressive metal e a sprazzi metalcore cervellotico, fuori da qualsiasi schema apparente. Le influenze principali possono essere trovate nei Between the Buried and Me e i The Red Chord. In realtà gli apparenti arrangiamenti caotici se sottoposti ad un ascolto attento ed approfondito, sono perfetti così come sono, studiati alla perfezione, impossibili spostare nel dato contesto del brano sottoposto, in altre parole essenziali. Poiché parlare del disco intero sarebbe troppo dispersivo, ho deciso di prendere in considerazione i due migliori momenti del platter, che meglio rappresentano un album di per sé di ottimo livello.
Bloodmeat. Ovvero l’opener del platter, il biglietto da visita per eccellenza, brano in cui la parte del leone la fa Rody Walker, cantante che definire dalla voce spettacolare è riduttivo: in tutta la mia breve carriera di recensore non mi è capitato di sentire cotanta fantasia nella metrica, nell’intonazione e nella ricerca delle melodie vocali in un solo brano. Il guitarwork è imponente, complessissimo, con trame in costante evoluzione e tecnicamente ineccepibile, supportato da un lavoro ritimico altrettanto ineccepibile (Morgan "Moe" Carlson alla batteria e Arif Mirabdolbaghi al basso), soprattutto dietro le pelli. Il drumming è infatti cervellotico, imprevedibile, geniale!
Il pezzo forte, il momento più epico di pathos maggiore non poteva che essere la traccia centrale dell’album “Sequoia Throne”. Questa canzone, probabilmente l’avrò sentita un centinaio di volte e, non smette mai di deludermi. Ad ogni ascolto si possono avvertire nuove sfumature, passaggi fulminei e idee uniche ed inimitabili. In questo brano c’è tutto il mondo dei PtH: voce irresistibile e varia, chitarre ultra tecniche ed imprevedibili, tempi folli e fuori dal comune. Indescrivibile.
Tirando le somme ci troviamo di fronte ad una delle band più ispirate, innovative e geniali dell’ultimo decennio, in grado di poter dire qualcosa di nuovo e nel futuro diventare il nuovo canone del metal moderno. Questa è musica estrema, ma solo diversa.
Recensione di: Stefano Paparesta
Voto: 90/100
Tracklist:
* On Conquest & Capture *
01. Bloodmeat
02. The Dissentience
03. Bone Marrow
* Untitled Section *
04. Sequoia Throne
05. Palms Read
06. Limb From Limb
07.Spoils
* Isosceles *
08. Wretch
09. Goddess Bound
http://www.protestthehero.com/
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