Megadeth “Super Collider”
Full-length,
Tradecraft
(2013)
I Megadeth sono una istituzione dell’heavy metal, e credo
che questa banale constatazione non possa essere contestata. Quando si parla di
metal, i nomi che si tirano fuori per primi sono magari Iron Maiden o Metallica,
ma i Megadeth stanno subito sotto, assieme a pochi altri. Questo è il loro
quattordicesimo disco in studio ed è anche il primo album che è registrato
dalla stessa line-up del disco precedente, fattore che non avveniva da circa 12
anni, andando a memoria.
Quello che ci si aspettava dai Megadeth, anche solo il thrash all’acqua di rose degli ultimi dischi qui non è presente, lo dico subito in maniera schietta e sincera. “Super Collider” è un disco che si potrebbe, per certi versi, accostare alle produzioni più controverse della band, come ad esempio “Cryptic Writings”, “The World Needs a Hero”, “Risk”, e perché no, anche “Youthanasia”.
Di solito ascolto molto attentamente un album prima di
recensirlo e direi che è una cosa che funziona quasi sempre, sebbene ormai,
dopo quasi 30 anni dedicati all’ascolto di heavy metal e derivati, posso
affermare, senza falsa modestia, che mi potrebbero bastare anche 3-4 ascolti
completi di un disco per capire con cosa ho a che fare, e anche scriverne una
recensione. Ma per affrontare certi dischi bisogna fare uno sforzo in più. Non
tanto perché siano un groviglio di tecnica e sperimentazione, ma anche solo per
capire i perché di alcune scelte da parte degli artisti esaminati.
Una cosa che mi ha un po’ mandato fuori strada, nei mesi che
precedevano l’uscita di questo album, sono state le dichiarazioni di Mustaine,
il quale gridava a pieni polmoni che questo "Super Collider" era una della cose
migliori mai fatte dai Megadeth e che i riff lo riportavano con la mente al
periodo di "Killing Is My Business…". Ora, può starci che gli artisti gridino
sempre al miracolo per ogni nuovo album che stanno per far uscire, ma le
similitudini con quel disco sono fantascienza pura. Che il “buon” Dave abbia
voluto prenderci un po’ in giro? Nessuno lo sa, ma poco importa, parliamo di “Super
Collider”. Disco che tanti hanno sviscerato, discusso e schernito già un mese
prima dell’uscita ufficiale, e che anche adesso fa discutere parecchio (in
negativo di solito).
Il discorso potrebbe essere molto semplice e anche i quesiti
che ruotano attorno a Mustaine e questo disco. Perché preso in sé il disco non
è affatto una ciofeca, certo è deboluccio, non è thrash ma piuttosto heavy
metal in senso ampio. Non è particolarmente elaborato, è snello nella sua
struttura e Mustaine canta con tonalità quasi sempre basse, forse più consone
alle sue possibilità attuali. Ricordiamo che ha 51 anni suonati, e seppure non
si possa definire vecchio ma semplicemente “adulto”, nella vita ne ha passate
di tutti i colori, senza calcolare la vita stressante di
tour-registrazioni-tour, che va avanti da 30 anni. Detto questo, il problema
reale di questo disco non è la bruttezza, perché in realtà questo non è un
brutto disco. Piuttosto sarebbero bastati almeno quei 2 o 3 brani di alto
livello che non sono mai mancati (se non in “Risk”, forse) in ogni disco dei
Megadeth, anche quelli più discussi. A parte questo ci sono canzoni abbastanza
valide, nulla di eclatante, ma pezzi come “Kingmaker”, decisa e incalzante “Built
For War”, potente e con una seconda parte dove dei cori si mescolano ad armonie
di chitarra riusciti, “Off The Edge” e “Dance in the Rain”, che riportano un
po’ alle cose sentite in “Youthanasia”, per i loro elementi malinconici ma con
un po’ di potenza, che non guasta. Soprattutto l’ultima citata ha un finale
bello tosto, il problema è che si tratta di un caso isolato nel disco.
Ho trovato davvero carina “Beginning Of Sorrow”. Altro pezzo
che non avrebbe sfigurato in “Youthanasia”, anzi direi che gli ingredienti sono
stati tutti ripescati a dovere. Buona la parte centrale, con assolo in bella
mostra e atmosfera “progressiva” e di gusto.Da dimenticare invece, o perlomeno tranquillamente skippabili
pezzi come “The Blackest Crow”, la title track, e “Burn!”, scialbi e privi di
mordente. Mentre il disco si risolleva un po’ nel finale con la dura “Don’t
Turn Your Back”, baciata anche da un ritornello memorizzabile e, a mio avviso,
davvero bello.
Chiude il disco la cover di “Cold Sweat” dei Thin Lizzy, ma
non la analizzo, in quanto già l’originale non mi piace.
Che dire alla fine? Tutti i fan dei Megadeth forse si
aspettavano un disco diverso, un disco più thrash insomma, o perlomeno qualcosa
di più…Megadeth. Ebbene, sarà che io non mi aspetto molto da loro da dopo “Youthanasia”,
sarà che prendo questo disco come un ascolto tranquillo, senza molte pretese e
soprattutto mi rendo conto che, probabilmente, è più onesto un disco come
questo, più nelle reali possibilità dei Megadeth attuali, rispetto a tanti
ritorni al passato pianificati a tavolino ma davvero mal riusciti (“Death
Magnetic”?).
E’ per questo che per me questo “Super Collider” non si dimostra
come un reale fallimento, ma come un disco che semplicemente non cambierà le
sorti del metal e dei Megadeth, ma che si lascia ascoltare serenamente. Un
disco tra il sufficiente e il discreto, nulla più, nulla meno.
Recensore: Sergio Vinci
Voto: 63/100
Tracklist
1. Kingmaker 04:16
2. Super
Collider 04:11
3. Burn! 04:11
4. Built
for War 03:57
5. Off the
Edge 04:11
6. Dance in
the Rain 04:45
7.
Beginning of Sorrow 03:51
8. The
Blackest Crow 04:27
9. Forget
to Remember 04:28
10. Don't
Turn Your Back... 03:47
11. Cold
Sweat (Thin Lizzy cover) 03:10
DURATA TOTALE: 45:14
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