Darkthrone “The Underground Resistance”
Full-length, Peaceville, 2013
Genere: Heavy Metal
Già leggendo il genere che ho attribuito ad un disco dei Darkthrone si capisce che qualcosa è cambiato nella premiata ditta “Nocturno Culto-Fenriz”. Un’altra volta, aggiungerei. Messe quasi del tutto da parte le tentazioni punk degli ultimi tre dischi (e che francamente poco mi avevano convinto), le due leggende norvegesi tornano con un disco che sembra uscito in pieni anni ’80, carico di umori Heavy Metal in senso ampio, abbracciando anche speed, thrash e black metal primordiale.
Il risultato questa volta, lo dico subito, convince. Questo perché i due musicisti finalmente giocano a carte scoperte, senza dare un colpo al cerchio e uno alla botte, svestendosi praticamente del tutto dai panni di black metallers della seconda ondata e sfornando un disco che, a parte accenni e divagazioni assortite, è essenzialmente debitore di tutto il Metal del passato, con forti richiami a Manilla Road, Motorhead, Venom, Celtic Frost, Iron Maiden, Exciter…E la lista potrebbe andare avanti ancora a lungo.
Assimilato quindi il concetto che “The Underground Resistance” sarà una grossa delusione per tutti coloro che vorrebbero da tempo un ritorno della formazione alle sonorità dei primi anni ’90, bisogna rimarcare che questa forte componente heavy metal non potrà non colpire i “defenders” e quindi riscattarsi verso coloro che non giudicavano riuscito il loro pressapochismo black n’roll. Tra riff old school e basi di batteria semplici ma efficaci, le voci di Nocturno Culto e Fenriz si alternano, con il secondo impegnato maggiormente nei pezzi dove sono presenti più le clean vocals. Indubbiamente ci sono ancora dei pezzi che lasciano una sensazione di incompiuto, ma già la seconda traccia, “Valkyrie”, stupisce per emozionalità e carattere. Aperta da una intro epica che viaggia tra primi Iron Maiden e Bathory, si apre poi in un coinvolgente heavy metal con melodie vocali da pelle d’oca. Per me, il miglior episodio del lotto! Ultimamente tante band suonano bene, ma raramente si sente qualcosa di così genuino e appassionato, vero. Tra pezzi che in qualche modo ricalcano un po’ le gesta del black metal anni ’80 mescolato alla NWOBHM, come “Dead Early” o “The Ones You Left Behind” (quest’ultima potrebbe far pensare a uno strano inciucio tra Motorhead e Judas Priest), questo platter offre comunque spunti dalla spiccata vena oscura, a prescindere dalla propensione verso i vari sottogeneri di metal a cui si approcciano i vari brani. Il riffing infatti rimane avvolgente e per nulla solare, anche in episodi che richiamano vagamente lo speed e il thrash quali “Lesser Man” o “Leave No Cross Unturned”. In quest’ultima poi è chiaramente udibile, nella seconda parte della canzone, una chiara influenza da parte dei Celtic Frost, ma questo fattore è un po’ presente in tutte le canzoni (oltre che da sempre loro "pallino"), quando più, quando meno.
Tenendo conto che l’album non presenta più i classici Darkthrone, nemmeno quelli del periodo post-Sardonic Wrath, sarebbe anche sbagliato ascoltarlo distrattamente e accantonarlo solo perché “hanno tradito il black metal”. In primo luogo a mio avviso il black metal è ancora presente, ma non quello della seconda ondata scandinava, ma quello dei primi anni ’80. In secondo luogo ci si dovrebbe chiedere come si fa a tradire quando si sforna un album di heavy metal puro e cazzuto? Non è forse da lì che è partito tutto? O alcuni credevano che il black metal fosse partito dai Sargeist? A parte queste domande che infiammeranno detrattori e sostenitori, io preferisco tenermi al di sopra delle parti dicendo che questo “The Underground Resistance” non fa urlare al miracolo, ma è di sicuro una gradita sorpresa da parte di una band che finalmente è tornata a prendersi un po’ più sul serio rispetto ai precedenti dischi. Delle chiacchiere da bar non ce ne facciamo nulla, giudichiamo il disco per quello che è, ovvero un discreto compendio del metal d’annata, anche molto valido a tratti .
Spero proseguano su questa strada in futuro, perché sembra che finalmente abbiano saputo DAVVERO reinventarsi in maniera decisiva. Come sempre, nel bene e nel male, i Darkthrone, parere personale, hanno vinto, perchè hanno coraggio, attitudine e personalità da vendere.
Recensore: Sergio Vinci “Kosmos Reversum”
Voto: 75/100
Tracklist:
1. Dead Early 04:49
2. Valkyrie 05:14
3. Lesser Men 04:55
4. The Ones You Left Behind 04:16
5. Come Warfare, the Entire Doom 08:38
6. Leave No Cross Unturned 13:49
DURATA TOTALE: 41:41
http://www.facebook.com/pages/Darkthrone/101075189934422
Genere: Heavy Metal
Già leggendo il genere che ho attribuito ad un disco dei Darkthrone si capisce che qualcosa è cambiato nella premiata ditta “Nocturno Culto-Fenriz”. Un’altra volta, aggiungerei. Messe quasi del tutto da parte le tentazioni punk degli ultimi tre dischi (e che francamente poco mi avevano convinto), le due leggende norvegesi tornano con un disco che sembra uscito in pieni anni ’80, carico di umori Heavy Metal in senso ampio, abbracciando anche speed, thrash e black metal primordiale.
Il risultato questa volta, lo dico subito, convince. Questo perché i due musicisti finalmente giocano a carte scoperte, senza dare un colpo al cerchio e uno alla botte, svestendosi praticamente del tutto dai panni di black metallers della seconda ondata e sfornando un disco che, a parte accenni e divagazioni assortite, è essenzialmente debitore di tutto il Metal del passato, con forti richiami a Manilla Road, Motorhead, Venom, Celtic Frost, Iron Maiden, Exciter…E la lista potrebbe andare avanti ancora a lungo.
Assimilato quindi il concetto che “The Underground Resistance” sarà una grossa delusione per tutti coloro che vorrebbero da tempo un ritorno della formazione alle sonorità dei primi anni ’90, bisogna rimarcare che questa forte componente heavy metal non potrà non colpire i “defenders” e quindi riscattarsi verso coloro che non giudicavano riuscito il loro pressapochismo black n’roll. Tra riff old school e basi di batteria semplici ma efficaci, le voci di Nocturno Culto e Fenriz si alternano, con il secondo impegnato maggiormente nei pezzi dove sono presenti più le clean vocals. Indubbiamente ci sono ancora dei pezzi che lasciano una sensazione di incompiuto, ma già la seconda traccia, “Valkyrie”, stupisce per emozionalità e carattere. Aperta da una intro epica che viaggia tra primi Iron Maiden e Bathory, si apre poi in un coinvolgente heavy metal con melodie vocali da pelle d’oca. Per me, il miglior episodio del lotto! Ultimamente tante band suonano bene, ma raramente si sente qualcosa di così genuino e appassionato, vero. Tra pezzi che in qualche modo ricalcano un po’ le gesta del black metal anni ’80 mescolato alla NWOBHM, come “Dead Early” o “The Ones You Left Behind” (quest’ultima potrebbe far pensare a uno strano inciucio tra Motorhead e Judas Priest), questo platter offre comunque spunti dalla spiccata vena oscura, a prescindere dalla propensione verso i vari sottogeneri di metal a cui si approcciano i vari brani. Il riffing infatti rimane avvolgente e per nulla solare, anche in episodi che richiamano vagamente lo speed e il thrash quali “Lesser Man” o “Leave No Cross Unturned”. In quest’ultima poi è chiaramente udibile, nella seconda parte della canzone, una chiara influenza da parte dei Celtic Frost, ma questo fattore è un po’ presente in tutte le canzoni (oltre che da sempre loro "pallino"), quando più, quando meno.
Tenendo conto che l’album non presenta più i classici Darkthrone, nemmeno quelli del periodo post-Sardonic Wrath, sarebbe anche sbagliato ascoltarlo distrattamente e accantonarlo solo perché “hanno tradito il black metal”. In primo luogo a mio avviso il black metal è ancora presente, ma non quello della seconda ondata scandinava, ma quello dei primi anni ’80. In secondo luogo ci si dovrebbe chiedere come si fa a tradire quando si sforna un album di heavy metal puro e cazzuto? Non è forse da lì che è partito tutto? O alcuni credevano che il black metal fosse partito dai Sargeist? A parte queste domande che infiammeranno detrattori e sostenitori, io preferisco tenermi al di sopra delle parti dicendo che questo “The Underground Resistance” non fa urlare al miracolo, ma è di sicuro una gradita sorpresa da parte di una band che finalmente è tornata a prendersi un po’ più sul serio rispetto ai precedenti dischi. Delle chiacchiere da bar non ce ne facciamo nulla, giudichiamo il disco per quello che è, ovvero un discreto compendio del metal d’annata, anche molto valido a tratti .
Spero proseguano su questa strada in futuro, perché sembra che finalmente abbiano saputo DAVVERO reinventarsi in maniera decisiva. Come sempre, nel bene e nel male, i Darkthrone, parere personale, hanno vinto, perchè hanno coraggio, attitudine e personalità da vendere.
Recensore: Sergio Vinci “Kosmos Reversum”
Voto: 75/100
Tracklist:
1. Dead Early 04:49
2. Valkyrie 05:14
3. Lesser Men 04:55
4. The Ones You Left Behind 04:16
5. Come Warfare, the Entire Doom 08:38
6. Leave No Cross Unturned 13:49
DURATA TOTALE: 41:41
http://www.facebook.com/pages/Darkthrone/101075189934422
Concordo sull'ultima frase. Però non credo che un gruppo che abbia scritto la pagina forse più importante del BM possa rivoluzionare così il suo sound senza suonare come dire "stonato"!
RispondiEliminaE' come se Cracco si mettesse a cuocere i surgelati o la Parodi diventasse una chef stellata!
Assodato che per me Cracco oltre la cucina rimane un uomo di merda potresti avere ragione, ma rimane il fatto che il metal a cui si ispirano loro negli anni '80 non era perfettino. Poi vabbè, che i Darkthrone oggi facciano quello che fanno capisco possa stridere molto con quello che erano e hanno creato...E' comprensibile.
RispondiEliminaA me piace davvero un sacco. Più vicino al genere che ascolto. Però i Darkthrone non sono sicuramente questi. Chissá che un giorno non esca un nuovo A blaze in the northern sky
RispondiEliminaEscludo apertamente che i Darkthrone faranno mai più Black Metal, ed è meglio così. Quello che dovevano dire l' han detto, ora sentono altro loro. Gli ultimi dischi pre "The Cult..." sotto Moonfog han dimostrato che andavano ormai con il pilota automatico.
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