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Ævangelist "De Masticatione Mortuorum in Tumulis"


I, Voidhanger Records, 2012 
Genere: Black/Death Metal

Il divieto ai minori di 18 anni ancora non esiste nel mondo musicale. Eppure per alcune uscite terribilmente angoscianti come quella oggi oggetto di recensione i signori che siedono nelle alte sfere celesti dovrebbero inventare una modalità con la quale avvertire il consumatore.
Dopo una coppia di album non particolarmente riuscite sotto il profilo qualitativo e del coinvolgimento, qui analizzata, la tricolore I, Voidhanger Records sferra un altro colpo devastante, portando alla ribalda un mefistofelico duo americano (ora un trio, con l’aggiunta di un infernale batterista), dedito al culto dell’esaltazione della schizofrenia su pentagramma.

Attingendo a piene mani sia dal death metal old school, sia dall’anima primordiale, fangosa, paludosa del black metal, i due ragazzi, perché di giovanissimi si parla (il master-mind non ha nemmeno 23 anni, nonché un numero di release appartenenti ai suoi side-project da incutere timore!), producono ed offrono una fedele rappresentazione del disagio mentale, fondamentalmente frantumando la struttura delle loro composizioni, rendendo così la sintassi franta e fluviale al tempo medesimo. Si passa da cavernosi interludi abitati unicamente da esigui accordi distorti in minore, a sfuriate in doppio pedale accompagnate da un growl incomprensibile e fumoso, impedendo al fruitore di ancorarsi ad un punto di riferimento, che, considerata la lunghezza importante dell’uscita, intorno all’ora, è azione quanto meno auspicabile per evitare, come nella fattualità accade, d’esser travolti da un’onda nera insormontabile.
Palpabile è la sofferenza trasmessa da De Masticatione Mortuorom In Tumulis, un’autentica odissea attraverso le stanze di un decadente istituto psichiatrico immerso nelle periferie dimenticate di una città statunitense ai margini della civiltà sviluppata. Premere il tasto play sul lettore equivale ad essere uno dei pazienti del suddetto centro di internamento, schiacciato sul pavimento lurido, preso a calci nei denti fin quando il sangue non vi permetterà di distinguere nulla più che qualche macchia di diverso colore apparsa davanti ai vostri occhi. Oppure ancora ad essere trascinati lungo scale che si snodano inesorabili verso destinazioni ai piani inferiori, dove, sapete benissimo, il tavolaccio di legno grezzo non è certo un luogo di sollievo.

Se non amate il parallelo psichiatrico, chiudete gli occhi ed immaginate d’assistere, chiusi in gabbia, ad un’efferata tortura d’uno dei vostri più cari affetti. Lo vedrete dimenarsi, urlare, mugolare, sudare, contorcersi. Prima o poi la vostra pazienza ed i vostri nervi collasseranno. Sarete allora pronti per concedervi alle ombre fameliche che la coppia di musicisti alleva nella sua sala prove, avvalendosi di una produzione precisa, tuttavia sufficientemente ruvida da mettere in adeguato risalto la natura sulfurea dell’album. Ciò abbinato ad un artwork tra i meglio riusciti in ambito estremo nell’ultimo periodo (una “cosa” disturbante sbattuta sul muso non è così piacevole) contribuisce a costruire attorno allo sfortunato entrato in contatto con il primo full lenght di casa Ævangelist di avere perfettamente presente la definizione di “incubo durante lo stato di veglia”. Praticamente impossibile sistemarsi le cuffie, attenuare le luci senza avvertire progressivamente sciami di brividi correre lungo la schiena, i quali si impossessano privi di indugio della psiche, realisticamente paralizzando chi infestano. Decisamente una gradita sorpresa per coloro i quali già mostravano maschere scettiche dinnanzi alle precedenti, di cui accennavamo, scommesse della label siciliana, anche se, la band battente bandiera a stelle e strisce non è la prima a gettare in pasto un cervello umano sezionato al pubblico.
 Mentre preparavo questo scritto, complice un intricato sistema di impegni-domino, ho avuto tra le mani, quasi un segnale divino, il vecchio Deathstination, datato 2003, dei danesi Woebegone Obscured, uscito proprio per la stessa etichetta. Offerta accostabile, risultati parecchio affini. Il fatto che due opere muscolari e psicologicamente destabilizzanti siano state catturate nella rete della Voidhanger, dimostra il suo buon operato, sottolineando ulteriormente come qualche parziale passo poco solido abbia costantemente un contrappunto.

Terminando la disamina, De Masticatione Mortuorom In Tumulis preserva un alone di pesante misteriosità che lo rende ciò che in un anglosassone definirebbe un “must-have” per chiunque prediliga un’introspezione drogata dalla devianza, avvelenata ulteriormente dall’atmosfera lovercraftiana. Se al contrario, le vostre preferenze non si dirigono nella direzione dell’annichilimento della mente, essendo meno avvezzi alle perversioni psicotiche di cui la fiamma nera si fa portatrice, probabilmente non comprenderete il significato profondamente innovativo della pubblicazione della Voidhanger, atta ad un’effettiva lobotomia delle pulsioni positive, ma, comunque, non sarete in grado di negare lo spessore intellettuale ed artistico della release.
Promossi a vele spiegate, da qualunque ottica si consideri.

Recensore: Winterstorm
VOTO: 88/100

Tracklist:
1. Anno Mortii : Gnostic Transcendental Heresy 10:26
2. Pendulum 05:52
3. Death Illumination 09:11
4. Funeral Monolith 05:31
5. Hierophant Disposal Facility 09:12 instrumental
6. The Longevity of Second Death 07:30
7. Blood & Darkness 05:29
8. Crematorium Angelicum 09:11
DURATA TOTALE: 01:02:22


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