Fear Factory "The Industrialist"
Full-length, Candlelight Records, 2012
Recensione a cura di: Static Chaos
VOTO: 70/100
2. Recharger 04:09
3. New Messiah 04:30
4. God Eater 05:57
5. Depraved Mind Murder 04:43
6. Virus of Faith 04:34
7. Difference Engine 03:37
8. Dissemble 04:12
9. Religion Is Flawed Because Man Is Flawed 01:52
10. Human Augmentation 09:04
Genere: Industrial/Groove Metal
Che i Fear Factory fossero Dino Cazares, c'erano pochi dubbi! Negli anni '90, utilizzando l'elettronica come strumento di brutalità, laddove quest'ultima era disprezzata e tenuta lontana, avevano rivoluzionato il volto della musica heavy conferendole un'ulteriore marcia un più e meritandosi appieno un posto di prim'ordine nella scena mondiale al quale purtroppo però, l'abbandono del talentuoso chitarrista, li avrebbe presto sottratti.
Se "Digimortal" poco prima di tale rottura già aveva fatto storcere il naso a qualcuno e il violentissimo "Concrete" subito dopo era bene o male riuscito a trattenere le redini, purtroppo senza il chitarrismo furioso, tecnico e chirurgico del musicista latino, le cose sarebbero ben presto degenerate in lavori mediocri come "Archetype" o "Transgression".
Che i Fear Factory fossero Dino Cazares, c'erano pochi dubbi! Negli anni '90, utilizzando l'elettronica come strumento di brutalità, laddove quest'ultima era disprezzata e tenuta lontana, avevano rivoluzionato il volto della musica heavy conferendole un'ulteriore marcia un più e meritandosi appieno un posto di prim'ordine nella scena mondiale al quale purtroppo però, l'abbandono del talentuoso chitarrista, li avrebbe presto sottratti.
Se "Digimortal" poco prima di tale rottura già aveva fatto storcere il naso a qualcuno e il violentissimo "Concrete" subito dopo era bene o male riuscito a trattenere le redini, purtroppo senza il chitarrismo furioso, tecnico e chirurgico del musicista latino, le cose sarebbero ben presto degenerate in lavori mediocri come "Archetype" o "Transgression".
Per quanto mi riguarda però, nonostante la mia profonda ammirazione nei suoi confronti, ultimamente avevo iniziato a scorgere quanto questa unione indissolubile valesse ugualmente all'inverso, vincolando anche il corpulento chitarrista messicano...I lavori dei suoi Divine Heresy si muovevano sempre più verso un deludente deathcore, sempre più lontani dai discreti esordi, in un luogo in cui la bravura tecnica e compositiva del nostro, e non ultima quella di musicisti come il giovane Tim Yeung, andavano decisamente sprecate! Meglio per tutti dunque ritornare sui propri passi, e per Cazares porre fine alle ostilità e rientrare nella band madre a colmare il vuoto immenso lasciato a partire dal 2001.
Questa era l'addizione vincente, che tutti i fan aspettavano da ben nove anni e che infatti due anni fa ha partorito un album ottimo come "Mechanize", album che forse pagava un po' il debito al suono dei Meshuggah in alcuni passaggi, ma parliamo tuttavia di bazzecole per un monolite tecnologico di tale levatura!
Dopo due anni la Fabbrica della Paura è tornata nuovamente sotto la guida dello storico chitarrista, concependo "The Industrialist", degno successore di "Mechanize": un buon album nel complesso, forse non buono come il precedente, ma che comunque ha molto da dire.
Questa era l'addizione vincente, che tutti i fan aspettavano da ben nove anni e che infatti due anni fa ha partorito un album ottimo come "Mechanize", album che forse pagava un po' il debito al suono dei Meshuggah in alcuni passaggi, ma parliamo tuttavia di bazzecole per un monolite tecnologico di tale levatura!
Dopo due anni la Fabbrica della Paura è tornata nuovamente sotto la guida dello storico chitarrista, concependo "The Industrialist", degno successore di "Mechanize": un buon album nel complesso, forse non buono come il precedente, ma che comunque ha molto da dire.
La mitragliatrice di Cazares è sempre la stessa ed è fantastico sentire come sappia sempre fare il suo mestiere e anche la sua creatività non è invecchiata di un anno, partorendo sempre ottimi e trascinanti riff in grande stile, martellanti e gelidi in alcuni momenti, più ragionati ed atmosferici in altri, nel solito quadro futuristico e appunto "industriale" di cui questa band è madre assoluta!
Tuttavia siamo ben lontani dal gridare al capolavoro, cosa che in molti si sarebbero aspettati dal ritorno della vecchia formazione, e in "The Industrialist" questo aspetto emerge in maniera particolarmente evidente, lasciandoci un po' di amaro in bocca: perchè? Molto semplicemente perchè sembra che i Fear Factory in questo album più che in altri, rincorrano il glorioso passato di dischi come "Demanufacture" (andatevi un po' ad ascoltare l'attacco dell'iniziale title-track), un passato che forse andrebbe lasciato inviolato, proprio perchè difficilmente raggiungibile (non dimentichiamoci che parliamo di un altro contesto, di altri anni, di una band più fresca e giovane e soprattutto di tempi in cui certi territori erano ancora inesplorati) e tutto questo lo si sente da alcuni passaggi e dalla scelta dei suoni. Salvo questo accorgimento (che al di la di tutto non lo rende affatto un cattivo lavoro) l'unico altro aspetto negativo di questo nuovo album è l'uso delle clean vocals di un Bell comunque in buona forma, che in alcuni pezzi vengono anche usate intelligentemente, ma in un paio di episodi rovinano quella tensione che non sentivamo da anni, e che preferiremmo goderci senza intoppi. Sto parlando di pezzi come "Virus of Faith" o di pezzi anche ottimi come le potenti "Depraved Murder Mind" e soprattutto "Difference Engine" in cui i le linee di voce pulita nel finale diffondono un'atmosfera decisamente in contrasto a quella che si respira nel resto dei brani, un aspetto questo che farebbe specie a chiunque! Per il resto sferragliate come quelle dell'iniziale "The Industrialist", "Recharger" o la cupa e sognante "God Eater" (e qui sì che anche nelle clean riconosciamo i FF!) che ci conducono sino al finale elettronico "outro" (chiamiamolo così!) "Human Augmentation", forse un po' troppo tirato per le lunghe per nove minuti di durata, ci regalano un lavoro di cui non ci possiamo troppo lamentare nel complesso.
Tuttavia siamo ben lontani dal gridare al capolavoro, cosa che in molti si sarebbero aspettati dal ritorno della vecchia formazione, e in "The Industrialist" questo aspetto emerge in maniera particolarmente evidente, lasciandoci un po' di amaro in bocca: perchè? Molto semplicemente perchè sembra che i Fear Factory in questo album più che in altri, rincorrano il glorioso passato di dischi come "Demanufacture" (andatevi un po' ad ascoltare l'attacco dell'iniziale title-track), un passato che forse andrebbe lasciato inviolato, proprio perchè difficilmente raggiungibile (non dimentichiamoci che parliamo di un altro contesto, di altri anni, di una band più fresca e giovane e soprattutto di tempi in cui certi territori erano ancora inesplorati) e tutto questo lo si sente da alcuni passaggi e dalla scelta dei suoni. Salvo questo accorgimento (che al di la di tutto non lo rende affatto un cattivo lavoro) l'unico altro aspetto negativo di questo nuovo album è l'uso delle clean vocals di un Bell comunque in buona forma, che in alcuni pezzi vengono anche usate intelligentemente, ma in un paio di episodi rovinano quella tensione che non sentivamo da anni, e che preferiremmo goderci senza intoppi. Sto parlando di pezzi come "Virus of Faith" o di pezzi anche ottimi come le potenti "Depraved Murder Mind" e soprattutto "Difference Engine" in cui i le linee di voce pulita nel finale diffondono un'atmosfera decisamente in contrasto a quella che si respira nel resto dei brani, un aspetto questo che farebbe specie a chiunque! Per il resto sferragliate come quelle dell'iniziale "The Industrialist", "Recharger" o la cupa e sognante "God Eater" (e qui sì che anche nelle clean riconosciamo i FF!) che ci conducono sino al finale elettronico "outro" (chiamiamolo così!) "Human Augmentation", forse un po' troppo tirato per le lunghe per nove minuti di durata, ci regalano un lavoro di cui non ci possiamo troppo lamentare nel complesso.
Certo, nonostante la presenza di Dino Cazares, che ci garantisce una buona quantità di carne al fuoco, i punti deboli di "The Industrialist" sono sotto gli occhi di tutti, macchie che non donano certo sul minaccioso volto robotico dei Fear Factory...tuttavia siamo pazienti e guardiamo anche ai numerosi lati positivi di questo disco e aspettiamo che il chitarrista messicano si riabitui a convivere nella sua Fabbrica della Paura!
Recensione a cura di: Static Chaos
VOTO: 70/100
Tracklist:
1. The Industrialist 06:07 2. Recharger 04:09
3. New Messiah 04:30
4. God Eater 05:57
5. Depraved Mind Murder 04:43
6. Virus of Faith 04:34
7. Difference Engine 03:37
8. Dissemble 04:12
9. Religion Is Flawed Because Man Is Flawed 01:52
10. Human Augmentation 09:04
DURATA TOTALE: 48:45
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