Kreator "Phantom Antichrist"
Full-length, Nuclear Blast, 2012
Genere: Thrash Metal
Qualcosa non quadra, qualcosa non convince! Le labbra di Mille Petrozza da un po' di anni a questa parte ripetono sempre la stessa cosa: "creare un impatto sempre più estremo e spiazzante". Forse il combattivo veterano ed eroe del thrash teutonico, non si rende conto che il suo è uno di quei tanti casi in cui tra il dire e il fare c'è un bel divario.
Queste parole erano state spese all'arrivo di un potente ed esaltante "Enemy of God" che, con le sue sferzate veloci ed assassine, non riportava magari la band ai suoni degli albori, ma si rivelava comunque un ottimo disco, presentando i Kreator in una veste in cui sono molto abili ad apparire facendo sempre la loro gran figura: per quanto possano aver raggiunto sonorità più moderne, per quanto "Pleasure To Kill" possa essere (ahimè!) un lontano ricordo, i Kreator rimangono un gruppo thrash metal, dei più estremi ed incalliti (su questo, direi, ci sono pochi dubbi); questa è la vera anima del gruppo, questa è la sua formazione, prendere o lasciare...è inutile infatti prenderci in giro tra fan, tanto più è inutile che il nostro Mille continui a prendersi in giro da solo, recitando ancora la parte del thrasher giovane e incazzato nero che era vent'anni fa, se poi i risultati tutto sono meno che coerenti a tale identità!
La vera (enorme!) pecca sta nel fatto che i Kreator sembrano voler abbracciare con decisione qualcosa che stride con la loro vera natura e penso che chiunque per quanto di larghe vedute voglia essere, se ha scoperto la band non tanto per il successo dell'ultima ora, ma per la loro storia, la vedrebbe allo stesso modo! Tralasciando l'intro "Mars Mantra", la cui marcia e i fraseggi di chitarra spiccatamente heavy non sono certo il massimo dell'originalità, focalizziamoci per un attimo sulla title-track nonchè pezzo d'apertura: è senza dubbio uno dei pezzi migliori dell'album, potente veloce, pieno di buoni riff, perfino con un ritornello molto melodico e trascinante, ma preceduto da un refrain che sembra lo scarto di qualche cover band dei Maiden; e questo andamento purtroppo è diffuso un po' in tutto l'album, abbassando notevolmente quel livello di tensione che tiene un ascoltatore incollato alla cassa durante l'ascolto.
Insomma diciamo che in ogni pezzo sembra dover prima o poi emergere almeno un elemento che per quanto buono o totalmente banale, va a cozzare con lo stile dei Kreator e non è neanche troppo ben inserito nel contesto generale: potrei dire la stessa cosa per "Death to the World", o ancora di più per "Flood Into Fire", "United In Hate" e tante altre song rilasciate...In sostanza Mille Petrozza ha proseguito per la medesima strada, sfornando un disco che è predisposto a spaccare il pubblico in due, un disco che personalmente ho trovato migliore del predecessore, anche se allo stesso modo i Kreator si sono mossi in una direzione non troppo cauta, azzeccando certi aspetti ma prendendo comunque il loro bel lotto di stecche.
Perchè purtroppo sperimentare e cambiare le carte in tavola non è un gioco per tutti; la strada del metalhead più intransigente offre sicuramente meno alternative di altre nel far questo, e ci sono casi in cui vista la propria formazione è meglio rimanere sui propri passi senza osare l'impossibile.
Genere: Thrash Metal
Qualcosa non quadra, qualcosa non convince! Le labbra di Mille Petrozza da un po' di anni a questa parte ripetono sempre la stessa cosa: "creare un impatto sempre più estremo e spiazzante". Forse il combattivo veterano ed eroe del thrash teutonico, non si rende conto che il suo è uno di quei tanti casi in cui tra il dire e il fare c'è un bel divario.
Queste parole erano state spese all'arrivo di un potente ed esaltante "Enemy of God" che, con le sue sferzate veloci ed assassine, non riportava magari la band ai suoni degli albori, ma si rivelava comunque un ottimo disco, presentando i Kreator in una veste in cui sono molto abili ad apparire facendo sempre la loro gran figura: per quanto possano aver raggiunto sonorità più moderne, per quanto "Pleasure To Kill" possa essere (ahimè!) un lontano ricordo, i Kreator rimangono un gruppo thrash metal, dei più estremi ed incalliti (su questo, direi, ci sono pochi dubbi); questa è la vera anima del gruppo, questa è la sua formazione, prendere o lasciare...è inutile infatti prenderci in giro tra fan, tanto più è inutile che il nostro Mille continui a prendersi in giro da solo, recitando ancora la parte del thrasher giovane e incazzato nero che era vent'anni fa, se poi i risultati tutto sono meno che coerenti a tale identità!
Evitando troppi giri di parole, mi riferisco chiaramente ad "Hordes of Chaos", alla virata stilistica avvenuta nel 2009: i Kreator di oggi, per quanto vogliano parlare di "estremismo" o peggio di "ritorno alle origini", non hanno dalla loro nè la furia cieca del glorioso passato, nè i suoni oscuri dei più sperimentali "Outcast" o "Endorama", piuttosto mirano a produrre album accostabili al più classico concetto di heavy metal; il potente (anche se non più come un tempo) impatto thrash metal è ampiamente infarcito di venature melodiche care a Judas Priest e soprattutto Iron Maiden che dal 2009 hanno preso letteralmente il sopravvento, aumentando la complessità tecnica e mettendo ancor più in luce delle capacità strumentali che già risultavano ottime!
Nessuno infatti vuole criticare questi grandi musicisti, tuttavia sembra che i Kreator, più che sfondare i timpani al mondo intero come dicono, vogliano realizzare lavori che li portino ancora di più verso il grande pubblico metal e che li distacchino in parte dall'identità estrema che li aveva caratterizzati, forse ghettizzati nonostante siano un gruppo storico (fate caso al successo che la band ha riscontrato negli ultimi anni)...A proposito di questo, nel 2012, il loro ritorno è stato non a caso uno dei più attesi; i vari anteprima della copertina di "Phantom Antichrist" sono stati un grosso inganno, perchè parevano proprio rimandare alle immagini di dischi come "Violent Revolution" e "Coma of Souls", quando invece inserendo l'album nello stereo potrete rendervi conto anche voi (felicemente o meno) che la band non vuole saperne di voltarsi indietro: sia chiaro, parliamo di un suono che di base rimane quello dei Kreator, e se come me avrete apprezzato i lavori degli anni '90, non sgranerete certo gli occhi alle prime note! Tuttavia proseguendo "Phantom Antichrist" si mostra come un disco dal tiro di base thrash, dal quale però nel suo corso sembra volersi a tutti i costi distaccare; parliamo infatti di un lavoro estremamente melodico e "chitarristico", dietro al quale si sentono un lavoro tecnico e di composizione non indifferenti (anche se qualche riff scontato non manca mai!) caratteristiche che soprattutto un musicista non può fare a meno di notare ed elogiare!
Nessuno infatti vuole criticare questi grandi musicisti, tuttavia sembra che i Kreator, più che sfondare i timpani al mondo intero come dicono, vogliano realizzare lavori che li portino ancora di più verso il grande pubblico metal e che li distacchino in parte dall'identità estrema che li aveva caratterizzati, forse ghettizzati nonostante siano un gruppo storico (fate caso al successo che la band ha riscontrato negli ultimi anni)...A proposito di questo, nel 2012, il loro ritorno è stato non a caso uno dei più attesi; i vari anteprima della copertina di "Phantom Antichrist" sono stati un grosso inganno, perchè parevano proprio rimandare alle immagini di dischi come "Violent Revolution" e "Coma of Souls", quando invece inserendo l'album nello stereo potrete rendervi conto anche voi (felicemente o meno) che la band non vuole saperne di voltarsi indietro: sia chiaro, parliamo di un suono che di base rimane quello dei Kreator, e se come me avrete apprezzato i lavori degli anni '90, non sgranerete certo gli occhi alle prime note! Tuttavia proseguendo "Phantom Antichrist" si mostra come un disco dal tiro di base thrash, dal quale però nel suo corso sembra volersi a tutti i costi distaccare; parliamo infatti di un lavoro estremamente melodico e "chitarristico", dietro al quale si sentono un lavoro tecnico e di composizione non indifferenti (anche se qualche riff scontato non manca mai!) caratteristiche che soprattutto un musicista non può fare a meno di notare ed elogiare!
La vera (enorme!) pecca sta nel fatto che i Kreator sembrano voler abbracciare con decisione qualcosa che stride con la loro vera natura e penso che chiunque per quanto di larghe vedute voglia essere, se ha scoperto la band non tanto per il successo dell'ultima ora, ma per la loro storia, la vedrebbe allo stesso modo! Tralasciando l'intro "Mars Mantra", la cui marcia e i fraseggi di chitarra spiccatamente heavy non sono certo il massimo dell'originalità, focalizziamoci per un attimo sulla title-track nonchè pezzo d'apertura: è senza dubbio uno dei pezzi migliori dell'album, potente veloce, pieno di buoni riff, perfino con un ritornello molto melodico e trascinante, ma preceduto da un refrain che sembra lo scarto di qualche cover band dei Maiden; e questo andamento purtroppo è diffuso un po' in tutto l'album, abbassando notevolmente quel livello di tensione che tiene un ascoltatore incollato alla cassa durante l'ascolto.
Insomma diciamo che in ogni pezzo sembra dover prima o poi emergere almeno un elemento che per quanto buono o totalmente banale, va a cozzare con lo stile dei Kreator e non è neanche troppo ben inserito nel contesto generale: potrei dire la stessa cosa per "Death to the World", o ancora di più per "Flood Into Fire", "United In Hate" e tante altre song rilasciate...In sostanza Mille Petrozza ha proseguito per la medesima strada, sfornando un disco che è predisposto a spaccare il pubblico in due, un disco che personalmente ho trovato migliore del predecessore, anche se allo stesso modo i Kreator si sono mossi in una direzione non troppo cauta, azzeccando certi aspetti ma prendendo comunque il loro bel lotto di stecche.
Perchè purtroppo sperimentare e cambiare le carte in tavola non è un gioco per tutti; la strada del metalhead più intransigente offre sicuramente meno alternative di altre nel far questo, e ci sono casi in cui vista la propria formazione è meglio rimanere sui propri passi senza osare l'impossibile.
Recensione a cura di: Static Chaos
VOTO: 68/100
Tracklist:
1. Mars Mantra 01:18
2. Phantom Antichrist 04:31
3. Death to the World 04:53
4. From Flood into Fire 05:26
5. Civilization Collapse 04:13
6. United in Hate 04:31
7. The Few, the Proud, the Broken 04:37
8. Your Heaven, My Hell 05:53
9. Victory Will Come 04:14
10. Until Our Paths Cross Again 05:49
1. Mars Mantra 01:18
2. Phantom Antichrist 04:31
3. Death to the World 04:53
4. From Flood into Fire 05:26
5. Civilization Collapse 04:13
6. United in Hate 04:31
7. The Few, the Proud, the Broken 04:37
8. Your Heaven, My Hell 05:53
9. Victory Will Come 04:14
10. Until Our Paths Cross Again 05:49
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