Enthroned "Obsidium"
Full-length, Agonia Records, 2012
Se poi ci contiamo pure la separazione con Sabathan che ha portato i suoi strascichi, ecco come “Obsidium” rappresenta la ben accetta resurrezione di questo gruppo, che finalmente torna a proporci un grande album, caratterizzato da alti tassi di battiti per minuto di batteria (e ci credo: alla batteria c’è il talentuoso Garghuf), moods sfocati dovuti a dei suoni di chitarra con echi e non molto nitidi, ma comunque ben fatti perché donano all’album una marcia in più e un senso di onirico che conferisce grande evocatività dall’album, parti veloci, altre da pogata (“Deathmoor”) su tutte, ed altre dal sapore violento ed assassino (“Nonus Sacramentum”). Ma questo disco non è solo violenza: c’è epicità, eterogeneità e completezza nei vari brani, pur andando questi spesso veloce e ciononostante non sembrano mai uguali.
La parola giusta per descrivere quest’album è proprio quella di un album completo, un album che rilancia gli Enthroned alla grande dopo un paio di battute d’arresto e alcuni anni di ritrovamento della bussola dopo la perdita di Sabathan che a mio avviso, ha inciso non tanto sul lato personale della band ma come stile compositivo. Certo, sappiamo benissimo che non dobbiamo aspettarci un altro disco sullo stile dei vecchi albums, che pure ormai sono appartenenti ad un’altra era, ma sappiamo anche che cosa aspettarci precisamente dagli Enthroned con questo nuovo disco, che tra l’altro ha gli highlights in “Deathmoor”, “Nonus sacramentum – Obsidium” e anche la conclusiva “Thy Blight vacuum”.
Molto meglio di altre bands che campano di rendita, e di altre commercializzate. Gli Enthroned stanno ancora là, dal 1994, a rifulgere con sommo splendore dopo alcune battute d’arresto, alcuni flop discografici e chiacchiericci dovuti alle stranezze di certi ex membri. Scusate se è poco.
Genere: Black Metal
Gli Enthroned tornano a splendere a piena luce. Il colosso belga del Black metal, fautore in passato di dischi storici e di canzoni non meno storiche riesce finalmente a dare il massimo dopo un “Tetra Karcist” sinceramente non molto bello perché un po’ troppo canonico, e un “Pentagrammaton” che definirei sinceramente troppo death, non male ma troppo spiazzante.
Gli Enthroned tornano a splendere a piena luce. Il colosso belga del Black metal, fautore in passato di dischi storici e di canzoni non meno storiche riesce finalmente a dare il massimo dopo un “Tetra Karcist” sinceramente non molto bello perché un po’ troppo canonico, e un “Pentagrammaton” che definirei sinceramente troppo death, non male ma troppo spiazzante.
Se poi ci contiamo pure la separazione con Sabathan che ha portato i suoi strascichi, ecco come “Obsidium” rappresenta la ben accetta resurrezione di questo gruppo, che finalmente torna a proporci un grande album, caratterizzato da alti tassi di battiti per minuto di batteria (e ci credo: alla batteria c’è il talentuoso Garghuf), moods sfocati dovuti a dei suoni di chitarra con echi e non molto nitidi, ma comunque ben fatti perché donano all’album una marcia in più e un senso di onirico che conferisce grande evocatività dall’album, parti veloci, altre da pogata (“Deathmoor”) su tutte, ed altre dal sapore violento ed assassino (“Nonus Sacramentum”). Ma questo disco non è solo violenza: c’è epicità, eterogeneità e completezza nei vari brani, pur andando questi spesso veloce e ciononostante non sembrano mai uguali.
La parola giusta per descrivere quest’album è proprio quella di un album completo, un album che rilancia gli Enthroned alla grande dopo un paio di battute d’arresto e alcuni anni di ritrovamento della bussola dopo la perdita di Sabathan che a mio avviso, ha inciso non tanto sul lato personale della band ma come stile compositivo. Certo, sappiamo benissimo che non dobbiamo aspettarci un altro disco sullo stile dei vecchi albums, che pure ormai sono appartenenti ad un’altra era, ma sappiamo anche che cosa aspettarci precisamente dagli Enthroned con questo nuovo disco, che tra l’altro ha gli highlights in “Deathmoor”, “Nonus sacramentum – Obsidium” e anche la conclusiva “Thy Blight vacuum”.
Molto meglio di altre bands che campano di rendita, e di altre commercializzate. Gli Enthroned stanno ancora là, dal 1994, a rifulgere con sommo splendore dopo alcune battute d’arresto, alcuni flop discografici e chiacchiericci dovuti alle stranezze di certi ex membri. Scusate se è poco.
Recensione a cura di: Snarl
VOTO: 86/100
Tracklist:
1. Sepulchred Within Opaque Slumber 03:49
2. Nonus Sacramentvm - Obsidium 04:09
3. Horns Aflame 04:30
4. Deathmoor 03:49
5. Oblivious Shades 06:43
6. The Final Architect 04:37
7. Petraolevm Saliva 04:04
8. Oracle ov Void 03:59
9. Thy Blight Vacuum 04:37
Tracklist:
1. Sepulchred Within Opaque Slumber 03:49
2. Nonus Sacramentvm - Obsidium 04:09
3. Horns Aflame 04:30
4. Deathmoor 03:49
5. Oblivious Shades 06:43
6. The Final Architect 04:37
7. Petraolevm Saliva 04:04
8. Oracle ov Void 03:59
9. Thy Blight Vacuum 04:37
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