Malasangre "Lux Deerit Soli"
Full-length, I, Voidhanger Records, 2012
Questo è anche uno dei tanti esempi che dimostra quanto ogni nuovo esperimento, con le dovute rifiniture possa tramutarsi in un filone catalogabile, a volte (in termini più negativi) in un vero e proprio "trend"...Fortunatamente ci sono sempre band, anche nei più profondi e inesplorati meandri dell'underground, che riescono a sfuggire a questa tendenza che per forza di cose coinvolge anche l'heavy metal soprattutto nelle sue forme più estreme, essendo un genere più "canonico" in un certo senso.
Prendiamo questi nostrani Malasangre, band lombarda della zona di Pavia, di cui sono venuto a conoscenza da pochissimo tempo: la loro formula è estrema quanto originale e sregolata, soprattutto in questo loro ultimo "Lux Deerit Soli" che rinforza il discorso intrapreso dal precedente "Inversus", con tonalità molto più dissonanti ed inquitanti e con colori molto più lividi; per darvi un'idea delle coordinate della proposta di questa band, immaginate i più sporchi, drogati e spettrali EyeHateGod (quelli del primo "In The Name of Suffering" del 1991) riprendere certi suoni marci e malsani come quelli dei primi Mayhem ma con un approccio che potremmo definire quasi "drone", che rievoca in un contesto diverso il mood dei Sunn O))) più neri.
Parliamo di un ascolto non certo fruibile in maniera immediata, di un disco malato, lentissimo: due tracce che si aggirano intorno ai 35 minuti di durata, fatte di riff minimali, disturbanti, ipnotici nel loro ossessivo ripetersi e dall'atmosfera soffocante; lo stile è del tutto sperimentale, i riff lentissimi a volte anche privi di ritmica che in un'altro caso potrebbero perfino essere improvvisati...manca dunque quell'approccio frontale dei generi più classici, che evidentemente questa band nemmeno cerca, dunque questo non è certo un disco per tutti! Tuttavia le emozioni che questo lavoro trasmette non sono meno forti e crude di quelle di un album black o death metal...tutt'altro! Un suono che sa di nevrosi, di droga e di degrado, che si sporca di sludge e di hardcore ed è estremamente catartico...Bel lavoro!
Recensione a cura di: Static Chaos
Voto: 69/100
2. Na Ma 36:27
Genere: Sludge/Doom/Black Metal
Una riflessione interessante: Il doom, avendo in se un sound di natura cupa ed evocativa, ha sempre avuto una predisposizione all'avvicinamento verso il black metal. Gli esempi sono numerosissimi: basti pensare ad un intero sotto-genere nato da questa coniugazione, il "depressive", che nel giro di pochi anni si è manifestato in una scena underground di dimensioni oceaniche e ha conquistato le orecchie perfino di quegli ascoltatori meno avvezzi al verbo black metal.
Una riflessione interessante: Il doom, avendo in se un sound di natura cupa ed evocativa, ha sempre avuto una predisposizione all'avvicinamento verso il black metal. Gli esempi sono numerosissimi: basti pensare ad un intero sotto-genere nato da questa coniugazione, il "depressive", che nel giro di pochi anni si è manifestato in una scena underground di dimensioni oceaniche e ha conquistato le orecchie perfino di quegli ascoltatori meno avvezzi al verbo black metal.
Questo è anche uno dei tanti esempi che dimostra quanto ogni nuovo esperimento, con le dovute rifiniture possa tramutarsi in un filone catalogabile, a volte (in termini più negativi) in un vero e proprio "trend"...Fortunatamente ci sono sempre band, anche nei più profondi e inesplorati meandri dell'underground, che riescono a sfuggire a questa tendenza che per forza di cose coinvolge anche l'heavy metal soprattutto nelle sue forme più estreme, essendo un genere più "canonico" in un certo senso.
Prendiamo questi nostrani Malasangre, band lombarda della zona di Pavia, di cui sono venuto a conoscenza da pochissimo tempo: la loro formula è estrema quanto originale e sregolata, soprattutto in questo loro ultimo "Lux Deerit Soli" che rinforza il discorso intrapreso dal precedente "Inversus", con tonalità molto più dissonanti ed inquitanti e con colori molto più lividi; per darvi un'idea delle coordinate della proposta di questa band, immaginate i più sporchi, drogati e spettrali EyeHateGod (quelli del primo "In The Name of Suffering" del 1991) riprendere certi suoni marci e malsani come quelli dei primi Mayhem ma con un approccio che potremmo definire quasi "drone", che rievoca in un contesto diverso il mood dei Sunn O))) più neri.
Parliamo di un ascolto non certo fruibile in maniera immediata, di un disco malato, lentissimo: due tracce che si aggirano intorno ai 35 minuti di durata, fatte di riff minimali, disturbanti, ipnotici nel loro ossessivo ripetersi e dall'atmosfera soffocante; lo stile è del tutto sperimentale, i riff lentissimi a volte anche privi di ritmica che in un'altro caso potrebbero perfino essere improvvisati...manca dunque quell'approccio frontale dei generi più classici, che evidentemente questa band nemmeno cerca, dunque questo non è certo un disco per tutti! Tuttavia le emozioni che questo lavoro trasmette non sono meno forti e crude di quelle di un album black o death metal...tutt'altro! Un suono che sa di nevrosi, di droga e di degrado, che si sporca di sludge e di hardcore ed è estremamente catartico...Bel lavoro!
Recensione a cura di: Static Chaos
Voto: 69/100
Tracklist:
1. Sa Ta 35:41 2. Na Ma 36:27
DURATA TOTALE: 01:12:08
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