Opera IX "Sacro Culto"
Full-length, Shiver Records, 1998
Genere: Black Metal
“Sacro Culto” uscì nel 1998 sotto la piccola e defunta label Shiver Records; piccola ma intraprendente, visto che nel catalogo di quella label c’erano anche gruppi come gli Ulcus, ovvero i pre-Windir. E già a suo tempo questa label si dava da fare come poteva, visto che questo secondo full length degli Opera IX uscì in una bella confezione digipack, e una copertina magari troppo scura, banalotta e poco significativa, ma anche con una musica con un animo davvero grande.
Questo è infatti, a umile detta di chi scrive, il primo capolavoro degli Opera IX. “Sacro Culto” è un disco molto lungo nonostante sia diviso solo in sei capitoli, quasi tutti superiori di durata ai 10 minuti, e che sfoggiano il caratteristico black metal di questo combo piemontese: un black metal con tutti gli strumenti parecchio amalgamati tra di loro, dei quali nessuno è davvero in risalto sugli altri. Ciò rende la musica qui proposta molto atmosferica, organica e caratterizzata dal fatto di sembrare sempre poco aggressiva e molto più oscura, basata molto più sul mood generale che su schitarrate o sontuose orchestrazioni o tempi veloci di batteria. Il bello è che in realtà il disco aggressivo sa anche esserlo, ma non è mai un’aggressività prolungata: la bella e migliore del lotto “Cimmeries” per esempio parte in maniera estremamente cupa e potente, finché non arriva la tastiera ad ammantare il brano con una spiccata aura ipnotica che si acuisce ancora di più quando sopra la base strumentale si staglia un vocalizzo maschile avvolgente e affascinante, con Cadaveria che intanto declama i suoi versi evocativi. Ma “Sacro Culto” non è soltanto questo: è un disco a volte dal sapore molto celtico, che emerge allo scoperto nella maestosa “The naked and the dance”, una ballad acustica molto ritualistica che poi evolve alla fine del brano in un’altra sparata black metal da oscar. Altro brano sugli scudi è la opener “The Oak”, una canzone forse un po’ lunghetta, ma dal mood sempre sostenuto e irresistibile.
Non si tratta, beninteso, neanche di un disco perfetto in realtà: “Sacro Culto” si manifesta ancora un po’ acerbo e con i limiti tipici dei primi Opera IX, ovvero un sound sempre atmosferico ma a volte poco portato alla dinamica. Inoltre, le canzoni si rivelano essere come accennato sopra anche un po’ prolisse, troppo lunghe, a volte forse troppo diluite in lungaggini, dispersive, e anche (unico difetto vistoso) con alcune trovate non proprio felici, come il malriuscito vocalizzo lirico di Cadaveria in “Fronds of the ancient walnut”. Anche la produzione non risplende moltissimo: certo non è male, ma anche questo è sempre stato un po’ il tallone d’Achille degli Opera IX, i cui dischi non hanno mai, a mio avviso, mostrato un efficace bilanciamento sonoro di tutti gli strumenti e della voce. Eppure tutto questo non influenza la riuscita dell’album: “Sacro Culto” è una gemma ancora non del tutto sfaccettata perfettamente, ma nondimeno estremamente affascinante, che mostra delle potenzialità apprezzabili anche a posteriori, dopo che queste matureranno negli album successivi. Già da ora, comunque, il risultato è godibilissimo come l’evoluzione che i nostri sapranno mostrare.
Il giudizio finale è un “nove meno meno” che paragona l’album alla media nazionale di dischi black metal, e che ne premia l’unicità del sound, la sincerità, l’onestà della proposta musicale, e quindi la complessiva riuscita in un’epoca, il 1998, dove di black metal italiano c’era veramente poco. Se ne consiglia l’acquisto ai cultori della scena black italiana, ma quella vera, non solo quella (con rispetto) dei vostri amici e parenti, e possibilmente nella versione non ristampata, se la trovate.
Recensione a cura di: Snarl
VOTO: 86/100
Tracklist:
1. The Oak 10:40
2. Fronds of the Ancient Walnut 12:25
3. The Naked and the Dance 08:20
4. Cimmeries 12:42
5. My Devotion 14:59
6. Under the Sign of the Red Dragon 11:18
Genere: Black Metal
“Sacro Culto” uscì nel 1998 sotto la piccola e defunta label Shiver Records; piccola ma intraprendente, visto che nel catalogo di quella label c’erano anche gruppi come gli Ulcus, ovvero i pre-Windir. E già a suo tempo questa label si dava da fare come poteva, visto che questo secondo full length degli Opera IX uscì in una bella confezione digipack, e una copertina magari troppo scura, banalotta e poco significativa, ma anche con una musica con un animo davvero grande.
Questo è infatti, a umile detta di chi scrive, il primo capolavoro degli Opera IX. “Sacro Culto” è un disco molto lungo nonostante sia diviso solo in sei capitoli, quasi tutti superiori di durata ai 10 minuti, e che sfoggiano il caratteristico black metal di questo combo piemontese: un black metal con tutti gli strumenti parecchio amalgamati tra di loro, dei quali nessuno è davvero in risalto sugli altri. Ciò rende la musica qui proposta molto atmosferica, organica e caratterizzata dal fatto di sembrare sempre poco aggressiva e molto più oscura, basata molto più sul mood generale che su schitarrate o sontuose orchestrazioni o tempi veloci di batteria. Il bello è che in realtà il disco aggressivo sa anche esserlo, ma non è mai un’aggressività prolungata: la bella e migliore del lotto “Cimmeries” per esempio parte in maniera estremamente cupa e potente, finché non arriva la tastiera ad ammantare il brano con una spiccata aura ipnotica che si acuisce ancora di più quando sopra la base strumentale si staglia un vocalizzo maschile avvolgente e affascinante, con Cadaveria che intanto declama i suoi versi evocativi. Ma “Sacro Culto” non è soltanto questo: è un disco a volte dal sapore molto celtico, che emerge allo scoperto nella maestosa “The naked and the dance”, una ballad acustica molto ritualistica che poi evolve alla fine del brano in un’altra sparata black metal da oscar. Altro brano sugli scudi è la opener “The Oak”, una canzone forse un po’ lunghetta, ma dal mood sempre sostenuto e irresistibile.
Non si tratta, beninteso, neanche di un disco perfetto in realtà: “Sacro Culto” si manifesta ancora un po’ acerbo e con i limiti tipici dei primi Opera IX, ovvero un sound sempre atmosferico ma a volte poco portato alla dinamica. Inoltre, le canzoni si rivelano essere come accennato sopra anche un po’ prolisse, troppo lunghe, a volte forse troppo diluite in lungaggini, dispersive, e anche (unico difetto vistoso) con alcune trovate non proprio felici, come il malriuscito vocalizzo lirico di Cadaveria in “Fronds of the ancient walnut”. Anche la produzione non risplende moltissimo: certo non è male, ma anche questo è sempre stato un po’ il tallone d’Achille degli Opera IX, i cui dischi non hanno mai, a mio avviso, mostrato un efficace bilanciamento sonoro di tutti gli strumenti e della voce. Eppure tutto questo non influenza la riuscita dell’album: “Sacro Culto” è una gemma ancora non del tutto sfaccettata perfettamente, ma nondimeno estremamente affascinante, che mostra delle potenzialità apprezzabili anche a posteriori, dopo che queste matureranno negli album successivi. Già da ora, comunque, il risultato è godibilissimo come l’evoluzione che i nostri sapranno mostrare.
Il giudizio finale è un “nove meno meno” che paragona l’album alla media nazionale di dischi black metal, e che ne premia l’unicità del sound, la sincerità, l’onestà della proposta musicale, e quindi la complessiva riuscita in un’epoca, il 1998, dove di black metal italiano c’era veramente poco. Se ne consiglia l’acquisto ai cultori della scena black italiana, ma quella vera, non solo quella (con rispetto) dei vostri amici e parenti, e possibilmente nella versione non ristampata, se la trovate.
Recensione a cura di: Snarl
VOTO: 86/100
Tracklist:
1. The Oak 10:40
2. Fronds of the Ancient Walnut 12:25
3. The Naked and the Dance 08:20
4. Cimmeries 12:42
5. My Devotion 14:59
6. Under the Sign of the Red Dragon 11:18
DURATA TOTALE: 01:10:24
Impossibile trovare la versione in digipak, la versione ristampata della Peaceville merita.
RispondiEliminaCerto che nuda è invedibile...
RispondiEliminanon è Cadaveria quella.
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