Insomnia Creep "Hallucination City"
Full-length, Self-released, 2011
Ovviamente ciò non vuol dare alla band nessuna nota di demerito dal punto di vista stilistico. La prima traccia, “Way To Act” (e anche la quarta, “No One Trust You”) infatti, presenta una interessante apertura in chitarra pulita, a cui segue un riff che stenterei a distinguere da uno degli In Flames ma comunque interessante. Interessante anche la modulazione delle vocals, che passano dal growling al pulito. Il brano, (ed anche altri a seguire) a mio avviso è caratterizzato, come accennavo all’inizio, da una certa venatura “alternative”, nel riffing e nelle vocals, e da un tecnicismo che certamente non guasta specialmente per quanto riguarda la batteria.
Ora, prima di dare sentenza, vorrei richiamare ciò che dicevo all’inizio circa la tela imbrattata, perché ciò esprime quanto questa band, per quanto dimostri di avere le capacità tecniche, sia difficilmente inquadrabile in un genere definito e tuttavia risulta un qualcosa di già ascoltato, dal momento che è come se prendesse un colore, poi ne prendesse un altro e li versasse entrambi sulla tela, senza dar vita ad una figura, mentre i colori isolatamente considerati sono largamente utilizzati altrove.
Recensione a cura di: Volturnja
Voto: 65/100
2. Enslaved
3. Welcome to Crystal Lake
4. No One Trust You
5. Your Last Prayer
6. Only Bleed
7. Guilty Man
8. Hail to the King
9. Hallucination City
Genere: Melodic Death/Groove Metal
La band sottoposta al mio scrutinio stavolta è una band nostrana, esattamente di Reggio Calabria, che propone sonorità molto simili a quelle tipiche della cosiddetta scuola svedese di death metal, arricchendone però i contorni con qualche tecnicismo, qualche richiamo al black metal e con un non so che di “alternative”, (che non oso tuttavia definire “new metal”). Per cui, se amate soprattutto Soilwork, Darkane, In Flames e Hypocrisy troverete questo album assolutamente gradevole.
Se invece siete dei pignoli come la sottoscritta, lo troverete tutt’altro che originale, oppure lo troverete interessante come una tela imbrattata da diversi colori ma senza che in essa vi si possa scorgere una figura definita.
Se invece siete dei pignoli come la sottoscritta, lo troverete tutt’altro che originale, oppure lo troverete interessante come una tela imbrattata da diversi colori ma senza che in essa vi si possa scorgere una figura definita.
Ovviamente ciò non vuol dare alla band nessuna nota di demerito dal punto di vista stilistico. La prima traccia, “Way To Act” (e anche la quarta, “No One Trust You”) infatti, presenta una interessante apertura in chitarra pulita, a cui segue un riff che stenterei a distinguere da uno degli In Flames ma comunque interessante. Interessante anche la modulazione delle vocals, che passano dal growling al pulito. Il brano, (ed anche altri a seguire) a mio avviso è caratterizzato, come accennavo all’inizio, da una certa venatura “alternative”, nel riffing e nelle vocals, e da un tecnicismo che certamente non guasta specialmente per quanto riguarda la batteria.
Pesantissima ed in perfetto stile svedese la traccia successiva “Enslaved”, che presenta anche alcune vocals in screaming e qualche acceleratura in più rispetto alla traccia precedente. Passando alla terza traccia invece, sembra trovarsi di fronte ad una band black metal, con tanto di blast beat, riffoni alla Darkthrone e vocals in screaming, intervallate però da parti di vocals in pulito (che a mio avviso, risultano inadeguate al brano) e un riffing più “pesante” ma nello stesso tempo melodico (e comunque non black metal). Anche la quinta traccia sembra appartenere, almeno in parte, ad una band black metal, ma molto melodico perché apre con una chitarra in pulito e sfocia poi nei classici stilemi del black, a parte le parti di vocals in pulito (che anche qui, sembrano inadeguate al brano) e le aperture in chiave death svedese che caratterizzano praticamente tutto l’album. Discorso analogo si può fare per “Only Bleed”, la sesta traccia, che presenta un riffing di matrice tipicamente black metal (molto melodico ed orecchiabile) mentre la traccia seguente “Guilty Man” sembra essere partorita da una band che propone “alternative” (avete presente i primi Korn?). L’ottava traccia ricalca perfettamente gli stilemi del death svedese, mentre per l’ultima il discorso è lo stesso di quello che ho fatto per Guilty Man, ma con qualche “appesantimento” in più (nel senso che è ancora definibile death metal).
Ora, prima di dare sentenza, vorrei richiamare ciò che dicevo all’inizio circa la tela imbrattata, perché ciò esprime quanto questa band, per quanto dimostri di avere le capacità tecniche, sia difficilmente inquadrabile in un genere definito e tuttavia risulta un qualcosa di già ascoltato, dal momento che è come se prendesse un colore, poi ne prendesse un altro e li versasse entrambi sulla tela, senza dar vita ad una figura, mentre i colori isolatamente considerati sono largamente utilizzati altrove.
Recensione a cura di: Volturnja
Voto: 65/100
Tracklist:
1. Way to Act 2. Enslaved
3. Welcome to Crystal Lake
4. No One Trust You
5. Your Last Prayer
6. Only Bleed
7. Guilty Man
8. Hail to the King
9. Hallucination City
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