Anno Mundi "Cloister Graveyard In The Snow"
Full-length, Self-released, 2011
Genere: Doom Metal/Hard Rock
Primo parto per i romani Anno Mundi, band che pare sbucata fuori dagli anni Settanta in tutto e per tutto, con questo “Cloister Graveyard In The Snow”, stampato per adesso solo in formato vinile, prodotto da Paolo Lucini presso i Three Fates Rec Studios, conosciuti per aver ospitato i progsters Ezra Winston.
Come dicevo, gli Anno Mundi si presentano con una proposta che rimembra Black Sabbath, Pentagram e compagnia oscura e lenta, e in questo album sono presenti illustri ospiti come Ciccomartino e Raspanti dei Graal, Papotto del Banco del Mutuo Soccorso/Periferia Del Mondo e Manuela Tiberi, ex Rondò Veneziano.
Il risultato mi sento di dire che non tradisce le attese, i nostri ci trasportano nel passato non in maniera forzata o artefatta, la registrazione in analogico si sente tutta, gli strumenti risultano caldi e davvero naturali, il basso è ben udibile e forma un bel muro con la batteria di Gianluca Livi e il tutto ha un sound davvero ottimo secondo me. In una epoca in cui quasi tutti cercano di pompare i suoni fino all’impossibile, gli Anno Mundi invece optano per la scelta opposta, facendo sentire i loro strumenti per quello che sono, con riverberi naturali e suoni nitidi seppur rugginosi e piacevolmente retrò.
Ogni canzone direi che è ben pensata e porta l’ascoltatore in terreni cupi, come nella bella, riflessiva, sognante ma minacciosa “Dwarf Planet”, dove compare un bel sax ad opera di Alessandro Papotto del Banco, un connubio di parti lente e ripartenze, di attese seguite da riscatti che trasportano l’ascoltatore in uno spazio senza tempo. La voci di Federico Magagnini e Luca Jason Serafini si mantengono sempre su registri alti, una sorta di cantato acuto un po’ acido che ben si sposa con la proposta di questa band, sebbene io la avrei equalizzata leggermente più bassa di volume e con un leggero riverbero in più.
Ancora più interessante si rivela la seconda parte del platter, con due tracce abbastanza lunghe, di cui la prima divisa in tre capitoli (“Gallifreyan’s Suite”) e che offre molta varietà di emozioni e spunti anche prettamente tecnici notevoli e di gran gusto, e l’ultima traccia “God of Sun” che riporta su binari più diretti. Ottima l’interpretazione vocale in questo episodio, oltre che lodevole la prova di tutti i musicisti.
Tra spallate rock vecchio stile, doom e metal, gli Anno Mundi hanno compiuto una piccla impresa che esula un po’ dai giudizi di merito sull’album in questione, della tecnica ecc. Questa consiste nell’aver creato uno spazio tutto loro, dove magia e passato si fondono per un risultato certo non nuovo in senso assoluto, ma sicuramente personale. La buona preparazione a livello strumentale e il sapere bene la materia di cui si occupano, rendono questo “Cloister Graveyard In The Snow” un piccolo gioiello per ogni amante del doom rock e del rock vintage anni Settanta.
Nonostante io abbia in mio possesso solo la copia in mp3 del disco, vi assicuro che sembra di sentire un buon vinile su un impianto stereo degno di questo nome. Complimenti vivi quindi alla band, che si è rivelata capace di reinterpretare la lezione dei maestri del passato e ricrerne buona parte della loro magia trasportandola ai giorni nostri. Consigliato per i doom addicted e non solo!
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 77/100
Genere: Doom Metal/Hard Rock
Primo parto per i romani Anno Mundi, band che pare sbucata fuori dagli anni Settanta in tutto e per tutto, con questo “Cloister Graveyard In The Snow”, stampato per adesso solo in formato vinile, prodotto da Paolo Lucini presso i Three Fates Rec Studios, conosciuti per aver ospitato i progsters Ezra Winston.
Come dicevo, gli Anno Mundi si presentano con una proposta che rimembra Black Sabbath, Pentagram e compagnia oscura e lenta, e in questo album sono presenti illustri ospiti come Ciccomartino e Raspanti dei Graal, Papotto del Banco del Mutuo Soccorso/Periferia Del Mondo e Manuela Tiberi, ex Rondò Veneziano.
Il risultato mi sento di dire che non tradisce le attese, i nostri ci trasportano nel passato non in maniera forzata o artefatta, la registrazione in analogico si sente tutta, gli strumenti risultano caldi e davvero naturali, il basso è ben udibile e forma un bel muro con la batteria di Gianluca Livi e il tutto ha un sound davvero ottimo secondo me. In una epoca in cui quasi tutti cercano di pompare i suoni fino all’impossibile, gli Anno Mundi invece optano per la scelta opposta, facendo sentire i loro strumenti per quello che sono, con riverberi naturali e suoni nitidi seppur rugginosi e piacevolmente retrò.
Ogni canzone direi che è ben pensata e porta l’ascoltatore in terreni cupi, come nella bella, riflessiva, sognante ma minacciosa “Dwarf Planet”, dove compare un bel sax ad opera di Alessandro Papotto del Banco, un connubio di parti lente e ripartenze, di attese seguite da riscatti che trasportano l’ascoltatore in uno spazio senza tempo. La voci di Federico Magagnini e Luca Jason Serafini si mantengono sempre su registri alti, una sorta di cantato acuto un po’ acido che ben si sposa con la proposta di questa band, sebbene io la avrei equalizzata leggermente più bassa di volume e con un leggero riverbero in più.
Ancora più interessante si rivela la seconda parte del platter, con due tracce abbastanza lunghe, di cui la prima divisa in tre capitoli (“Gallifreyan’s Suite”) e che offre molta varietà di emozioni e spunti anche prettamente tecnici notevoli e di gran gusto, e l’ultima traccia “God of Sun” che riporta su binari più diretti. Ottima l’interpretazione vocale in questo episodio, oltre che lodevole la prova di tutti i musicisti.
Tra spallate rock vecchio stile, doom e metal, gli Anno Mundi hanno compiuto una piccla impresa che esula un po’ dai giudizi di merito sull’album in questione, della tecnica ecc. Questa consiste nell’aver creato uno spazio tutto loro, dove magia e passato si fondono per un risultato certo non nuovo in senso assoluto, ma sicuramente personale. La buona preparazione a livello strumentale e il sapere bene la materia di cui si occupano, rendono questo “Cloister Graveyard In The Snow” un piccolo gioiello per ogni amante del doom rock e del rock vintage anni Settanta.
Nonostante io abbia in mio possesso solo la copia in mp3 del disco, vi assicuro che sembra di sentire un buon vinile su un impianto stereo degno di questo nome. Complimenti vivi quindi alla band, che si è rivelata capace di reinterpretare la lezione dei maestri del passato e ricrerne buona parte della loro magia trasportandola ai giorni nostri. Consigliato per i doom addicted e non solo!
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 77/100
Tracklist:
Side 1:
1. Scarlet Queen
2. The Shining Darkness
3. Dwarf Planet
- Side 2:
1. Gallifreyan’s Suite:
a) Access To The 4th Dimension
b) Tardis
c) Timelord
2. Cloister Graveyard In The Snow
3. God Of Sun
http://it.myspace.com/annomundigroup
http://www.facebook.com/annomunditheband
2. The Shining Darkness
3. Dwarf Planet
- Side 2:
1. Gallifreyan’s Suite:
a) Access To The 4th Dimension
b) Tardis
c) Timelord
2. Cloister Graveyard In The Snow
3. God Of Sun
http://it.myspace.com/annomundigroup
http://www.facebook.com/annomunditheband
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