Morgana Lefay "Symphony of the Damned"
Full-length, Independent, 1990
Genere: Power/Thrash Metal
Una delle band piĆ¹ sottovalutate (ingiustamente) dalla massa e relegata all'ambito underground (non che sia un disonore, anzi), ma che avrebbe sicuramente meritato palcoscenico piĆ¹ ampio e ricco.
Gli svedesi Morgana Lefay, attivi sin dalla seconda metĆ degli anni Ottanta, mettono a fuoco il bersaglio solo nel 1990, incidendo in autoproduzione il loro debutto discografico intitolato "Symphony Of The Damned". L'album in questione, ancora acerbo e non privo di sbavature, lancia comunque segnali precisi sulle allora giĆ spiccate potenzialitĆ e qualitĆ che le formazione capitanata dal cantante Charles Rytkƶnen possedeva e possiede. Il modo di suonare e costruire le melodie era sprezzante, istintivo ma al tempo stesso non si lasciava scappare l'occassione
d'impreziosire il composto con tocchi di pregiata fattura. Chitarre robuste e pesanti che sfociano nel thrashy, la voce graffiante di Charles che sale di tonalitĆ in maniera sporca "incidendo" ogni singola nota, con la sua ugola e i chorus accattivanti presenti nei brani, segnano una tracklist che presenta delle gemme di assoluto splendore.
La title-track "Symphony Of The Damned" ĆØ il manifesto sonoro del sound made in Morgana Lefay, raccoglie in toto le peculiaritĆ descritte in antecedenza esaltandole in una delle vette massime raggiunte dal combo, anche quando decidono di spingersi in altro territorio attingendo dalla malinconia, come accade nella simil-ballad "Last Rites", il risultato ĆØ fantasticamente indovinato tanto da poterla valutare come una fra la dieci migliori composizioni che abbia mai ascoltato nel genere.
Le tonalitĆ scure che si riflettono nelle canzoni, fanno scintillare queste aggressive come non mai, ascoltate una "Catacombs (Skinflint)" per capire cosa intendo, dirompente e trascinante come poche.
I Morgana Lefay, in un crescendo continuo di prestazioni in Svezia, nel genere, non temono rivali degni di tale nome. L'unico calo si ebbe dopo una parentesi di split apparente in cui Charles e Tony Eriksson, rimasti da soli, dopo che il resto della line-up si era trasferita a Stoccolma, decisero di continuare con membri dei Fantasmagoria (tutt'ora in formazione eccetto Robin Engstrƶm uscito dal gruppo nel 2006) dando vita ai Lefay, nome dovuto assumere per forza di cose date le vicissitudini di tipologia contrattuale con l'allora label d'appertenenza: la Black Mark. Solo nel 2004, dopo aver rifirmato per la stessa, ritornarono a usare il monicker storico ritrovando anche la calma e la vena compositiva ispirata che li contraddistingue.
"Symphony Of The Damned" ĆØ un album dal valore storico importante, una di quelle perle che per il sottoscritto, come altri della generazione che si avvicina ai 30 anni o quelle che li hanno giĆ superati, rappresenta un modo di far musica passato, adesso riproposto solo in versione patinata, laccata da un segno chiamato moneta che ne ha sminuito l'essenza celofanandolo e rendendolo seriale.
Per chi non conoscesse i Morgana LeFay, l'approccio piĆ¹ corretto con loro, "deve" avere inizio con "Symphony Of The Damned".
Tocca a voi adesso scegliere se addentrarvi nel loro mondo o meno.
Recensione a cura di: Tomb
Voto 88/100
Tracklist:
1. Whore of Babylon
2. Symphony of the Damned
3. Fatal Illusions
4. Last Rites
5. Lullaby
6. The Secret Doctrine
7. Tequila
8. Catacombs (Skinflint)
9. War Without End
http://www.myspace.com/morganalefay
http://www.morganalefay.se/
spettacolari pure The seventh seal e SOS, due altre perle che nessuno si filĆ² all'epoca e che invece danno ancora grandi soddisfazioni!
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