Hiems "Worship or Die"


Full-length, Moribund Records, 2009
Genere: Black Metal


Torna il polistrumentista Algol (giĆ  bassista nei Forgotten Tomb e batterista nei Frangar, tra gli altri) a distanza di quattro anni dal precedente e lodato full-length ā€œCold Void Journeyā€, e lo fa con un disco che lascia semplicemente stupefatti.
ā€œWorship or Dieā€, suonato e composto interamente dal musicista novarese, ĆØ un disco che lascia il segno sullā€™ascoltatore, uno di quei lavori dove la sostanza black metal non viene riproposta in maniera ā€œscolasticaā€ e senza la minima traccia di originalitĆ , ma anzi, partendo dalle solite basi del genere in questione, viene plasmata e modellata una materia di classe superiore, di elevato spessore artistico, con una maturitĆ  e una cura nei dettagli che lasciano a tratti quasi increduli. Un solo musicista ĆØ stato capace di sfornare un qualcosa che tante altre bands di anche 5 o 6 elementi si sognano. La produzione ĆØ cristallina e potente ma assolutamente non asettica, e tutti gli strumenti si ergono a protagonisti nelle loro singole prestazioni: che si tratti di un passaggio di batteria, di una buona linea di basso, di chitarre che avvolgono lā€™ascoltatore a lo colpiscono nel vivo del suo animo, tutto ĆØ stato attentamente pensato per un risultato talmente deciso e compatto che ĆØ davvero difficile trovare difetti.
Dopo lā€™intro che dĆ  il titolo allā€™album, oscuro e marziale nel suo incedere, entriamo nel vivo di ā€œWorship or Dieā€ con ā€œIā€, ed ĆØ subito chiaro che non si scherza. I riff sono gelidi e avvolti di una sottile vena depressive, ma non il solito depressive da quattro soldi che sta infestando il mercato ultimamente. Questa song si ciba di atmosfere care a bands come Shining o Silencer, ma al tempo stesso mi ha ricordato certe cose dei primi Emperor in alcuni frangenti. Le chitarre sono tese e affilate come lame di rasoio, le ritmiche sostenute e dā€™impatto e, in definitiva credo si possa parlare di uno degli episodi piĆ¹ riusciti del disco. Nelle successive canzoni si avverte un leggero ā€œcambio di programmaā€, infatti non ĆØ difficile udire riff e soluzioni che si rifanno alle ultime incarnazioni del black, ovvero quello contaminato dal rock e da varie sperimentazioni, ma in ogni caso nulla di troppo incoerente con il brano dā€™apertura, in quanto il filo conduttore rimane sempre saldo e tutte le canzoni sono comunque legate da uno stile personale.
Ad esempio prendendo un brano come ā€œW.O.Fā€, si nota da subito che la lezione di bands come Satyricon piĆ¹ recenti o Khold ha in qualche modo trovato una giusta collocazione anche negli Hiems, ma il risultato ĆØ tuttā€™altro che disprezzabile, in quanto Algol dimostra di sapersi divincolare in maniera egregia e con stile anche quando qualcosa potrebbe far pensare ad unā€™eccesso di influenze da parte di qualcuno. Tanto per dirne una, allā€™interno di questo brano, oltre agli influssi di cui parlavo, troviamo anche sinistri arpeggi e linee di chitarra talvolta epiche o addirittura dal sapore orientaleggiante. Insomma, se pezzi come ā€œBringer of Lightā€ o ā€œWounds Just Death Can Healā€ si rivelano come pezzi non memorabili (ma comunque apprezzabilissimi) e per certi versi accostabili alla vena piĆ¹ rock di cui accennavo prima, giungiamo con ā€œHiemsā€ ad un altro gioiellino di moderno black metal dalle tinte fosche e insane, che si snoda tra quasi 11 minuti di durata. Una lunga suite che va assaporata nella sua interezza, nella quale troviamo un riassunto degli elementi finora espressi in questā€™opera e che trova dalla sua metĆ  i momenti migliori, con un crescendo di atmosfere che trovano nel finale straniante e psichedelico (con tanto di organo Hammond!) la loro sublimazione. Brano eccellente e ā€œsuperioreā€, non mi vengono in mente altri termini.
Chiude questo viaggio la buona cover dei Gun, ā€œRace With the Devilā€, davvero ben fatta e riproposta in maniera egregia.

Probabilmente, a giudizio di chi scrive, questo album non ĆØ totalmente perfetto a causa di qualche piccola inflessione verso metĆ  della tracklist, ma in ogni caso siamo su livelli decisamente alti sotto tutti gli aspetti.
Quindi, concludendo, posso dire che questo ā€œWorship or Dieā€ ĆØ un album che accresce il valore della scena black metal italiana (e metal in senso generale) e che porrĆ  gli Hiems come uno degli esempi da seguire per le troppe bands che calcano lā€™onda di questo genere senza infamia e senza lode.

Recensione a cura di: Kosmos Reversum
Voto: 80/100


Tracklist:
1. Worship or Die 01:37
2. I 07:00
3. Scum Destroyer 05:48
4. W.O.F. 08:04
5. Adventum 01:04
6. Bringer of Light 07:26
7. Wounds Just Death Can Heal 06:46
8. Hiems 10:55
9. 2909979 02:00
10. Race With the Devil 03:39

http://www.myspace.com/hiems000

Nessun commento