Intervista: ADVENIAT HIEMS
Abbiamo fatto due chiacchiere con questa neonata formazione black metal milanese, che si presenta sul mercato con un buon EP, Loki, recensito su questa stessa zine in maniera piuttosto positiva. Lascio a loro il compito di presentarsi e fare luce sul loro universo sonoro e lirico!
1) Ciao ragazzi e benvenuti su Metal Of Death. Vogliamo cominciare parlando delle vostre passate esperienze musicali, dato che so che siete sulla scena da tempo, nonostante come Adveniat Hiems vi siete esposti da poco sul panorama musicale?
Ciao, è un piacere poter essere su MOD!
La nostra band si è formata a gennaio del 2008, quindi si può dire che come Adveniat Hiems siamo giovani e di recente composizione, ma in effetti come singoli musicisti siamo invece sulla scena da diversi anni. Precisamente, abbiamo un’esperienza ormai più che decennale, iniziata con progetti di vario orientamento, non sempre black metal, e poi confluita quando ci siamo trovati a collaborare nella band LustNotes, nata nel 2002.
I LustNotes sono stati un progetto che ci ha visti unire i nostri differenti background musicali e lavorare per amalgamarli fino ad avere un suono che rappresentasse ognuno di noi in modo soddisfacente, operazione che ha richiesto non poco tempo, vista la diversità delle nostre influenze: si andava dal black “originale” di Burzum e degli Immortal, fino ai suoni gotici e barocchi dei Cradle of Filth e dei Dimmu Borgir, passando per ale meno black come i Novembre o gli Slipknot.
Il lavoro fatto con i LustNotes è quindi stato complesso, ma molto utile: ci ha permesso di imparare a lavorare insieme e creare le basi che poi, come Adveniat Hiems ci hanno permesso di saltare tutta la fase di rodaggio iniziale.
L’idea di fare una nuova band quando nel 2007 i LustNotes si sono sciolti, è nata quasi da sola: ci sentivamo ormai pronti per cercare quel suono freddo e oscuro che è sempre piaciuto a tutti e tre e abbiamo colto l’occasione per provare a realizzare la nostra idea.
2) Vorrei capire esattamente di cosa trattano le vostre liriche. Dalla biografia si evince che “Loki” tratta di divinità nordiche e, se non ho capito male, anche i prossimi episodi andranno in questa direzione. Volete spiegare meglio le radici del vostro concept?
Si, è così: l’E.P. Loki è centrato sulla figura della divinità che nella mitologia nordica è antagonista di Odino, destinato a scontrarsi con gli dei nel giorno del Ragnarok, il giudizio universale. Insieme a Loki abbiamo voluto ritrarre anche le figure dei suoi tre figli, Fenrir, Midgardsorm e Hel, che giocano ruoli altrettanto decisivi nelle vicende legate al crepuscolo degli dei.
Quando abbiamo deciso di iniziare il progetto Adveniat Hiems, da subito abbiamo puntato su alcune cose precise per caratterizzarci. Innanzitutto la forma delle nostre produzioni: album brevi, di una ventina di minuti circa, che potessero esprimere in poco tempo l’idea alla loro base e trasmettere le emozioni che li hanno ispirati. In secondo luogo, un suono freddo ma non scadente, che sapesse creare atmosfere cupe ed essenziali ma mai sgradevoli all’ascolto. Infine la scelta di un concept per ogni album: ogni produzione ha alla base una vicenda specifica ed ogni brano ne racconta una parte, ben integrata anche con le liriche e le grafiche utilizzate.
Le vicende scelte sono tutte legate alla mitologia nordica, poiché a tutti i componenti del gruppo questo aspetto del folklore è sempre piaciuto e costituisce quindi un’ottima base per creare ed organizzare nuove idee. Molti ci criticano perché non ci basiamo su temi più “nostrani” e sembra quasi che cerchiamo di imitare i gruppi nordeuropei che hanno fatto la storia di questa corrente, ma non è così. Semplicemente centriamo i nostri lavori sulle tematiche che colpiscono la nostra fantasia e ci emozionano, e forse proprio per questo ci sentiamo ben rappresentati dalle nostre song.
3) Ho davvero apprezzato il vostro EP, l’ho trovato ancorato al passato ma ben architettato e soprattutto fresco. Pensi che il black metal possa quindi ancora dire molto pur rimanendo ben legato alle sue radici? E cosa ne pensi invece di tutte quelle bands che hanno iniziato con questo genere e che col tempo lo hanno abbandonato?
Si, crediamo che nel black metal ci sia ancora spazio per espressioni e idee nuove. Certo, non è affatto semplice: molto è già stato scritto e tanti gruppi hanno esplorato le potenzialità di questa corrente musicale, ma siamo anche convinti che ogni band possa dare una propria interpretazione all’idea iniziale. Ci vuole inventiva, personalità e soprattutto autocritica: saper riconoscere cosa rende caratteristico il proprio modo di suonare e lavorarci su, con grande pazienza e passione.
Tante band partono black e poi cambiano strada: evidentemente hanno seguito le loro ispirazioni che li hanno condotti altrove o magari hanno semplicemente scelto di ampliare il loro pubblico dandosi a generi più apprezzati. Non ci importa molto, a dire il vero. Come avrai capito anche dal racconto sulle nostre origini, non siamo mai stati musicalmente chiusi o legati ad un solo tipo di stile, quindi prima di giudicare chi cambia orientamento lo ascoltiamo e lo valutiamo, senza pregiudizi. Prova a pensare agli Ulver ad esempio: hanno fatto album estremamente black metal, affiancati ad album acustici e hanno spaziato anche in campo sperimentale dando la loro interpretazione al “marriage of heaven and hell” di William Blake. Non crediamo abbiano tradito le loro origini, semplicemente non si sono confinati all’interno di un genere e si sono lasciati libertà di espressione senza limiti predefiniti.
4) Definite il vostro sound come un ibrido tra black metal e ambient. Vero. Ma è abbastanza palese che sia imparentato anche con il cosiddetto symphonic black metal degli albori, quello che proponevano ad inizio carriera bands come Dimmu Borgir o Gehenna, per esempio. Ritenete giusta questa mia analisi? A vostro parere questo filone è andato un po’ standardizzandosi su canoni che lo hanno un po’ snaturato?
La tua analisi è molto azzeccata e ci definisce in modo preciso, in effetti abbiamo nel nostro sound caratteristiche molto vicine a quelle delle band che hai citato. Del resto, “For all tid” è uno degli album che più amiamo, quindi sentircelo accostare per noi è lusinghiero!
Dagli albori ad oggi, certo, il black sinfonico è cambiato molto: guarda gli stessi Dimmu Borgir che ora sfornano prodotti come “The serpentine offering”, dove al posto della tastiera uilizzano un’intera orchestra… Però, anche in questo caso, forse voler confinare un genere all’interno di barriere troppo strette lo avrebbe spento o uniformato troppo. Il black sinfonico si è evoluto, le band lo hanno interpretato, così che da sotto-genere del black ora è qusi arrivato ad essere un ambito a sé stante, con dei canoni e delle regole proprie. Non è una perdita della propria natura, ma una vera e propria evoluzione.
5) Il vostro “Loki” mi ha anche colpito perché non cerca di fare palesemente il verso a nessuno, presentando un sound tutto sommato personale e un alone mistico e molto cupo. Qual è il vostro metodo di composizione e ci sono sono bands che in qualche modo vi hanno aiutato a trovare la vostra dimensione?
Per comporre e provare i brani di “Loki” abbiamo avuto la possibilità di utilizzare una sala in affitto, dedicata alla musica e ai nostri strumenti. Senza l’angoscia degli orari e dei giorni fissi quindi, abbiamo potuto lavorare più rilassati e più concentrati, e questo ha di certo influito in modo positivo sul prodotto finale. Il metodo di composizione che impieghiamo è davvero molto semplice: una volta scelto il tema dell’album e scritti i testi (o almeno le loro parti fondamentali), ognuno di noi cerca di entrare nell’atmosfera del concept e di interpretarla. I giri che creiamo sono così più coerenti e di solito si legano bene tra loro. Cerchiamo di non far mai prevalere in modo eccessivo uno strumento rispetto agli altri, proprio perché vogliamo sempre tenere viva quell’impressione di suono omogeneo, dato dall’insieme, che caratterizza l’ambient che più apprezziamo.
Le band che più hanno indirzzato il nostro suono credo siano gli Imperium Dekadenz e i primi album di Burzum, con qualche influenza anche dagli Ulver, i Wolves in the throne room e molti altri che sono stati abituali pasti della nostra autoradio durante gli spoastamenti per andare in sala prove.
6) Se da un lato il vostro concept potrebbe in prima istanza risultare non proprio originale, dall’altra parte c’è da dire che voi non vi siete, almeno credo, proposti come il solito gruppo black metal con tematiche sataniste o anti religiose. Volete spiegarmi da cosa è nata questa scelta?
A dire il vero non ci è mai passato per la mente di utilizzare tematiche anti-religiose o sataniste, per il semplice motivo che nessuno di noi è interessato a questi temi e anzi, nella maggior parte dei casi, non li apprezziamo molto. Per noi la musica è una forma di espressione, un modo di creare arte, non un mezzo di propaganda: non comporremo mai un album a tema politico ad esempio, così come non ne faremo mai uno di orientamento satanico.
Certo non ignoriamo che una delle basi su cui poggia il black metal è costituita proprio dall’anti-cristianesimo, ma nel decidere cosa adottare di questo stile e cosa invece non fare nostro abbiamo operato una scelta ben chiara che ci allontanasse dalle tematiche anti-religiose. Come dicevamo prima, ogni band deve esprimersi a rigurado di tematiche di cui si sente partecipe e sulle quali ha emozioni da condividere: inserire temi di satanismo nel nostro lavoro sarebbe stata una finzione, un mantenere la forma canonica pur senza sentirla nostra e dunque abbiamo preferito non farlo.
7) Siete attivi come live band? Pensate, come molti, che il black metal non abbia bisogno di essere condiviso su un palco ma che trovi la sua più giusta dimensione in studio?
Non siamo attivi dal punto di vista dei live. Non perché rifiutiamo a priori le esibizioni dal vivo, che anzi nel progetto dei LustNotes ci hanno coinvolti molto e sono state davvero belle, ma piuttosto perché il tipo di suono che abbiamo adottato è difficile da proporre live e richiederebbe il supporto di molti sessionist che non abbiamo. Inoltre, le possibilità che una band non famosa ha oggi in Italia di esibirsi live nella maggior parte dei casi sono davvero avvilenti e difficili da sfruttare, soprattutto per chi non ha fatto della musica il proprio lavoro ma la coltiva semplicemente come passione.
L’esperienza studio e quella live hanno ognuna i propri aspetti importanti che si integrano e si completano, non crediamo si possa prediligere l’una ignorando l’altra senza perdere una fetta importante dell’espressività di una band. Lo studio offre certo una migliore possibilità di lavorare sul suono e sulle atmosfere, cesellando con pazienza il proprio prodotto fino a renderlo uguale (o quasi!) a come lo si immaginava e certo veder trasformata in CD l’idea con cui si è partiti è una grossa soddisfazione. Il live d’altro canto offre la possibilità di avere un contatto con il pubblico e di trovare una dimensione espressiva che in studio non può esistere: sebbene il suono sia necessariamente meno curato, l’impatto di una esibizione dal vivo ha una carica e un’immediatezza che un album non potrà mai ricreare. Una band completa deve saper apprezzare e sfruttare al meglio entrambe le espressioni musicali.
8) Fate una esamina del panorama black metal odierno in generale e di quello italiano e nominate, se volete, le bands che vi hanno colpito di più negli ultimi anni.
ehm… questa preferiamo saltarla, sorry!
9) Come vedete il futuro del black metal? Riflessioni e impressioni su questa corrente musicale a vostro piacimento.
Ripensando alle origini del black metal e confrontandole con l’odierno panorama che si offre agli amanti di questo stile si nota certo un grosso cambiamento. Sicuramente non si ritrova quasi più la convinzione (o forse il fanatismo?) dei gruppi che hanno fondato il black, e di certo la compattezza originaria della corrente non esiste più. Ma questo non è necessariamete un male: ogni stile, a nostro avviso, se non si evolve finisce per chiudersi su se stesso, ripetersi e infine estinguersi. Il fatto quindi che l’offerta musicale del black metal si sia ampliata ci fa ben sperare sul proseguimento e sull’evoluzione del genere, seppure necessariamente allontanandosi dalle origini. Del resto, anche la nostra stessa posizione nel black rappresenta questo punto di vista: ci teniamo legati a ciò che nella corrente originaria ci ha emozionati e ci ha indirizzati sulla nostra strada, ma non ci imponiamo di replicarne ogni tratto e anzi ci facciamo un dovere di esprimere sempre in modo personale la nostra intepretazione di questa musica.
10) Le ultime parole famose a voi. Grazie del vostro tempo e complimenti per il vostro “Loki”!
Come chiusura dell’intervista ci piacerebbe condividere la soddisfazione che ci ha dato sentir interpretare la nostra musica in modo così vicino a quanto abbiamo voluto esprimere e vedere che l’idea di base che abbiamo provato a trasmettere con “Loki” è stata recepita e ben compresa. E’ forse la soddisfazione più bella, per una band, scoprire di non essere stata fraintesa e anzi di aver trovato un modo di comunicare efficace: di certo ci ricompensa di tutte le ore sudate in sala e poi al mixer per assemblare il nostro E.P.!
Grazie mille per la possibilità che ci hai dato di farci sentire con questa intervista, ci risentiamo di certo per i prossimi lavori!
STAY METAL!!!!!!!
Intervista a cura di: Kosmos Reversum
ho sentito anch'io le tracce sul vostro myspace, complimenti!!!
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