Marduk "Womwood"
Full-length, Regain Records, 2009
Genere: Black Metal
I Marduk, dati per spacciati da parecchi fino a 5 anni fa, erano ormai considerati un nome storico quanto decaduto: dischi ripetitivi e un modo di porsi banalmente trasgressivo li avevano di fatto relegati nella categoria delle vecchie glorie senza più nulla da dire.
I noti cambi di line up e sopratutto due dischi di valore come Plague Angel e Rom 5.12, hanno però operato un'inaspettata rinascita del gruppo: lavori solidi, spietati e capaci di unire il consueto sound della band con le tanto attese innovazioni (per quanto possibile) volte a rigenerare l'aura infernale originariamente associata al monicker Marduk.
Wormwood, l'ultimo recente album, è il ritorno ai tempi d'oro.
Neanche i fan probabilmente osavano sperare che gli svedesi potessero ripresentarsi su simili livelli, e ci troviamo di fronte ad uno dei pochi nomi "overground" del black metal che unisce esposizione commerciale planetaria a reale feralità sonora.
Sicuramente, chi ascolterà quest'ultimo parto dei Marduk avrà gioco facile nel ritrovarvi una palesissima influenza dei Funeral Mist, in cui milita l'ottimo Mortuus; una influenza però, che non va a coprire semplicemente lacune e spazi vuoti, ma che si fonde con violenza tipica dei Marduk generando un'aura realmente morbosa e sulfurea, a tratti quasi rituale (esemplare in questo senso "Into utter Madness", come pure "Funeral Dawn").
Wormwood presenta poi un ulteriore pregio, cioè una tracklist calibrata come si deve, che rende possibile ascoltarlo in un colpo, godendo traccia dopo traccia.
I riff azzeccati si susseguono, una voce modulata e straziante celebra le lodi dell'Inferno e della rovina. Il tutto nel solco della tradizione vivificata da una cura per i particolari inusuale.
Difficile chiedere e fare di più.
Burning Stronghold
Voto: 78/100
Tracklist:
1. Nowhere, No-One, Nothing
2. Funeral Dawn
3. This Fleshly Void
4. Unclosing The Curse
5. Into Utter Madness
6. Phosphorous Redeemer
7. To Redirect Perdition
8. Whorecrown
9. Chorus Of Cracking Necks
10. As A Garment
http://www.marduk.nu/
http://www.myspace.com/truemarduk
Sono daccordo con il recensore, ma ritengo che oltre alla presenza di Mortuus, vada sottolinata l'importanza avuta nel successo del nuovo corso dei Marduk da parte di Devo, oltre ad essere un buon bassista (con un suono fantastico)si è occupato in maniera egregia della produzione degli ultimi tre dischi.
RispondiEliminaDisco che ancora mi lascia spiazzato ma che comunque dimostra quanto i Marduk abbiano ancora molto da dire, evolvendosi in modo credibile.
RispondiEliminaHo avuto modo di ascoltare solo qualche pezzo dell'album, posso solo dire di essere rimasto colpito. Non credevo potessero discostarsi dalla classicità , lo trovo un buon elemento, nonostante l'album sia ancora da spulciare per bene in ogni sua cavità .
RispondiEliminaBravi i Marduk, qualcosa di un pochino diverso ci voleva, dai.